La Corte di Strasburgo ha bocciato i ricorsi formulati dalle coppie gay in relazione alla maternità surrogata. Le motivazioni.
La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha respinto una serie di ricorsi contro l’Italia presentati da coppie gay che desideravano la registrazione all’anagrafe dei propri figli nati tramite maternità surrogata all’estero. La Corte ha preso la stessa decisione anche per il ricorso di una coppia eterosessuale.
Inoltre, la Corte ha sostenuto che il desiderio delle coppie di stabilire un legame giuridico con i loro figli non si è scontrato con un’assoluta impossibilità, poiché gli interessati avevano l’opzione dell’adozione a disposizione ma non l’hanno utilizzata.
Strasburgo boccia i ricorsi delle coppie gay sulla maternità surrogata
La Corte europea dei diritti umani ha stabilito che la decisione dell’Italia di non trascrivere all’anagrafe gli atti di nascita di bambini nati all’estero, tramite maternità surrogata, è legittima: questa decisione vale sia per le coppie omosessuali che eterosessuali.
La Corte ha ritenuto inammissibili i ricorsi presentati da varie coppie dello stesso sesso che chiedevano di condannare l’Italia per non aver permesso di trascrivere gli atti di nascita – legalmente riconosciuti all’estero – per i loro figli nati tramite la citata procedura.
Inoltre, la stessa decisione è stata presa anche per il ricorso di una coppia eterosessuale nella medesima situazione.
L’Italia, infatti, non riconosce la pratica della maternità surrogata a livello legislativo: ciò comporta conseguenze giuridiche per tutte le coppie, indipendentemente dall’orientamento sessuale.
Cresce, dunque, la preoccupazione intorno a questo delicato tema, anche a seguito della recente decisione della Procura di Padova.
Contestate, in tal senso, 33 iscrizioni all’anagrafe dei bambini di coppie gay, incluse quelle che riportano i nomi delle madri non biologiche.
Contestualmente, c’è una discussione in atto in Parlamento sul tema della maternità surrogata.
Si discute, infatti, di una proposta di legge presentata alla Camera dalla capogruppo di FdI della Commissione Giustizia, Carolina Varchi.
Tale proposta mira a rendere la pratica della maternità surrogata un reato universale, estendendo la punibilità delle azioni commesse all’estero, che sono già considerate illegali nella nostra legislazione.
Che cos’è la maternità surrogata
La maternità surrogata, anche conosciuta come gestazione per altri, è una pratica che consiste nel portare avanti una gravidanza per conto di terzi. In altre parole, una donna accetta di concepire e partorire un bambino per poi cederlo a chi ha commissionato la gravidanza.
Ci sono due tipologie principali di maternità surrogata: quella tradizionale e quella gestazionale.
Nella prima forma, la madre surrogata è fecondata artificialmente, utilizzando lo sperma del padre committente o quello di un donatore anonimo.
Nella seconda, invece, si ricorre alla fecondazione in vitro (FIVET) con ovuli della madre biologica o delle donatrici.
Non esiste ancora in Italia una legge specifica sulla gestazione per altri ed, attualmente, questa tecnica non è consentita dal nostro ordinamento giuridico.
Tuttavia, molte coppie italiane decidono ogni anno di attuare il loro progetto genitoriale all’estero, dove le normative possono essere diverse.
Sebbene la controversia sull’etica ed i diritti dei soggetti coinvolti sia molto diffusa riguardo alla pratica della gestazione per altri, l’aumento delle richieste da parte delle coppie infertili – e non solo.
Pertanto, tutto ciò fa sì che questo tema rimanga sempre attuale e dibattuto all’interno della società contemporanea.