La decisione sull’estradizione del padre di Saman, Shabbar Abbas, è attesa per il 26 aprile prossimo. Si tratta della data dell’udienza che potrebbe segnare una svolta nella posizione dell’uomo in Pakistan.
Il padre di Saman è ancora in carcere in attesa che il giudice di Islamabad decida sulla sua estradizione, ma c’è un’altra incognita nel processo e riguarda la madre della 18enne, Nazia Shaheen.
Secondo quanto appreso dall’Ansa nelle ultime ore, il padre di Saman Abbas, imputato in Italia per il concorso nell‘omicidio della figlia 18enne con altri quattro parenti tra cui la moglie Nazia Shaheen (la sola ancora latitante in patria), sarebbe ormai prossimo all’ora della verità sulla sua eventuale estradizione.
Il giudice di Islamabad dovrebbe decidere nell’udienza del 26 aprile, dopo quella fissata per il 18 dello stesso mese in cui l’uomo, tramite il suo legale, dovrà depositare memorie scritte.
La decisione del Pakistan potrebbe quindi arrivare con la fine del Ramadan.
In questi giorni, inoltre, il ministero della Giustizia pakistano dovrebbe dare una risposta sulla fattibilità tecnica del videocollegamento di Shabbar Abbas al processo italiano che si è aperto a Reggio Emilia il 10 febbraio scorso.
L’uomo avrebbe dato il suo assenso, ma ancora manca la certezza sull’eventualità che partecipi a distanza al dibattimento in cui sarebbe imputato, in concorso con altri quattro parenti, dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere della figlia.
La madre di Saman, Nazia Shaheen, è accusata della morte della figlia insieme al marito, Shabbar Abbas, e ancora risulta latitante.
Di lei non si hanno tracce dal momento in cui è partita alla volta del Pakistan con il padre di Saman, il 1° maggio 2021, e in patria nessuno si starebbe occupando della sua posizione.
Lo stesso Shabbar avrebbe negato di conoscere il luogo in cui sua moglie si trova nascosta dall’indomani della scomparsa della 18enne.
Il corpo di Saman è stato ritrovato oltre un anno dopo, nel novembre 2022, sepolto sotto le macerie di un casolare abbandonato a Novellara (Reggio Emilia).
Gli altri tre parenti accusati del delitto sono tutti alla sbarra in Italia, arrestati nei mesi successivi alla sparizione di Saman.
Si tratta dello zio della vittima, Danish Hasnain, e di due cugini della stessa, Nomanulhaq Nomanulhaq e Ikram Ijaz. Il primo dei tre, secondo quanto emerso, sarebbe stato indicato quale esecutore materiale dell’omicidio dal fratello minore di Saman.
A far ritrovare il corpo sarebbe stato proprio lui: Danish Hasnain avrebbe condotto gli inquirenti sul luogo del seppellimento, dichiarandosi però innocente e totalmente estraneo all’omicidio.
A suo dire, avrebbe “soltanto” accompagnato i due cugini di Saman sulla scena in cui poi si sarebbero occupati dell’occultamento, ma senza prendervi parte attivamente.
Una versione, questa, su cui graverebbero ancora molti interrogativi e che non è chiaro se sarà possibile verificare in sede dibattimentale anche alla luce delle reciproche accuse che gli imputati si starebbero scambiando dall’inizio del processo.
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