Il primo ministro cinese Li Qiang ha sottolineato l’importanza della “comunicazione e dello scambio” per evitare malintesi durante il discorso di apertura del “Summer Davos” di quest’anno a Tianjin. L’evento, organizzato dal World Economic Forum è capitato in un momento di tensione globale dettato dagli eventi scaturiti all’interno del conflitto tra Russia e Ucraina, che ha determinato un cambiamento radicale nelle alleanze e nei rapporti internazionali.
La conferenza di tre giorni, che ha avuto inizio martedì, si concentrerà principalmente sul ruolo della Cina nel mondo e sulle preoccupazioni riguardanti l’economia globale in un contesto sempre più incerto. L’agenda prevede una forte enfasi su questi temi e la comunicazione è qualcosa di estremamente importante.
Durante il discorso ai delegati, il primo ministro cinese Li Qiang ha sottolineato l’importanza di sostenere la globalizzazione e di rafforzare la cooperazione economica internazionale. Inoltre, ha fatto notare che in alcune regioni occidentali si sta promuovendo l’idea di “ridurre le dipendenze e i rischi”, ma ha invitato a non cadere in questa mentalità protezionistica e a mantenere una visione aperta e collaborativa.
Il primo ministro cinese Li ha affermato che l’idea di “ridurre le dipendenze e i rischi” è errata perché l’economia globale si è evoluta a tal punto da diventare un’entità interconnessa e interdipendente. Le economie di diversi Paesi sono diventate sempre più interconnesse e si sostengono a vicenda, ottenendo risultati congiunti e sviluppandosi insieme. Secondo il primo ministro, questo è positivo e non negativo, in quanto la cooperazione economica internazionale ha portato a numerosi benefici.
Il summit mette in evidenza l’auto-proclamazione della Cina come “campione del multilateralismo” in contrasto con gli Stati Uniti, dove le politiche commerciali protezionistiche che mirano alla Cina sono in aumento.
Nel frattempo, l’amministrazione del presidente Usa Biden, sta lavorando per finalizzare un ordine esecutivo nelle prossime settimane per limitare gli investimenti statunitensi in Cina in settori critici come l’intelligenza artificiale, l’informatica quantistica e i semiconduttori avanzati a causa di preoccupazioni sulla sicurezza nazionale.
Secondo quanto riportato, l’ordine esecutivo in fase di preparazione da oltre due anni e andrebbe a integrare un disegno di legge separato presentato al Congresso degli Stati Uniti che mira a limitare anche gli investimenti in settori come quello farmaceutico e automobilistico. Nel frattempo, il segretario del Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen potrebbe recarsi prossimamente in Cina per un vertice col suo omologo cinese He Lifeng e cercare, così, di appianare le tensioni tra i due Paesi.
Yellen ha dichiarato che le misure degli Stati Uniti, come le restrizioni agli investimenti, sono motivate esclusivamente dalla sicurezza e dai valori degli Stati Uniti e non hanno lo scopo di ottenere un vantaggio economico competitivo sulla Cina.
Ha anche sottolineato la necessità di adottare un approccio “de-risking” alla Cina, che consentirebbe di continuare il commercio tra Washington e Pechino, respingendo l’attuale contrapposizione, che potrebbe causare ulteriori divisioni tra le due superpotenze e avere ripercussioni negative sull’economia globale.
L’obiettivo di questo approccio sarebbe quello di gestire i rischi e di trovare un modo per mantenere le relazioni economiche e commerciali stabili e sostenibili tra i due Paesi, sulla base della reciproca convenienza e del rispetto dei principi fondamentali.
Yellen sarebbe il secondo alto funzionario statunitense a visitare Pechino dopo il Segretario di Stato Blinken. In passato, sia l’amministrazione Biden che quella Trump hanno cercato di limitare gli affari delle società statunitensi con le società cinesi legate all’esercito e allo stato, e di applicare tariffe punitive alle società cinesi per le presunte pratiche commerciali sleali. Queste azioni hanno portato ad una escalation delle tensioni commerciali tra i due paesi, con Pechino che ha risposto con le proprie tariffe e sanzioni.
Ma come riportato anche poc’anzi, sembra che entrambe le parti siano attualmente pronte per una distensione e per trovare un modo per mantenere relazioni economiche e commerciali stabili e sostenibili sulla base della reciproca convenienza.
In effetti i funzionari statunitensi e cinesi hanno aumentato gli incontri faccia a faccia dall’inizio dell’anno, aprendo la strada al viaggio di Blinken in Cina all’inizio di giugno, durante il quale ha avuto un breve incontro con il presidente cinese Xi Jinping. Il presidente Usa Biden ha espresso la speranza di incontrare il presidente cinese nei prossimi mesi e alcuni esperti prevedono che tale incontro possa avvenire al prossimo vertice della cooperazione economica dell’Asia-Pacifico negli Stati Uniti alla fine dell’anno. L’ultimo incontro tra i due leader si è tenuto a Bali nel 2022, a margine della riunione del G20 ospitata dall’Indonesia.
A seguito di queste affermazioni di Pechino emerge però una questione che coinvolge Cina, Russia e le attività di spionaggio e a rivelare la presenza di numerose spie in Svizzera sono state proprio le autorità della Nazione alpina.
Il rapporto del Federal Intelligence Service o FIS svizzero indica che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha reso il Paese un punto caldo di spionaggio, con un terzo dei funzionari russi accreditati nel territorio sospettati di essere spie. Il rapporto sottolinea anche che, nonostante le espulsioni di agenti russi in altre parti dell’Europa e del Nord America, gli agenti russi hanno continuato a operare a Berna, la capitale svizzera, e presso la missione di Mosca presso le Nazioni Unite a Ginevra.
Ciò suggerisce che la Svizzera è diventata un’importante base operativa per le attività di spionaggio russo in Europa, e che le autorità svizzere devono essere particolarmente vigili per proteggere i loro interessi nazionali e quelli dei loro alleati.
Come indicato nel rapporto del Federal Intelligence Service (FIS) svizzero, la Svizzera è uno degli Stati europei con il maggior numero di ufficiali dell’intelligence russa che operano sotto copertura diplomatica, in parte a causa del suo ruolo di ospite di organizzazioni internazionali.
Ginevra, in particolare, ospita la sede europea dell’ONU e numerose altre agenzie delle Nazioni Unite e organizzazioni internazionali e attira pertanto centinaia di diplomatici che si riuniscono regolarmente per importanti riunioni.
Secondo quanto riferito dal capo del FIS Dussey delle 220 persone accreditate all’interno delle missioni russe a Ginevra e Berna come personale diplomatico, amministrativo o tecnico ben un terzo potrebbero essere in realtà spie di Mosca. Questo sottolinea la necessità per le autorità svizzere di adottare misure efficaci per proteggere i loro interessi nazionali e quelli dei loro alleati, soprattutto in un momento di crescente tensione tra la Russia e l’Occidente.
Il rapporto del Federal Intelligence Service svizzero indica che la guerra in Ucraina ha costretto il servizio segreto svizzero ad estendere il monitoraggio a paesi come la Turchia e l’India, poiché la Russia utilizza società di tali paesi per gli appalti. Pechino, in base alle informazioni condivise, sembra avere almeno una dozzina di spie all’interno del territorio svizzero ma è inevitabile, secondo le autorità,osservare che si tratta comunque di una cifra nettamente inferiore rispetto a quella della Russia.
Mosca difatti sembra avere un numero più consistente di agenti di spionaggio all’interno della Svizzera e viene precisato che spesso i cinesi adottano maggiormente una copertura non diplomatica utilizzando anche ruoli come scienziati, imprenditori e giornalisti.
Christian Dussey, al comando del FIS, ha spiegato che la sua idea è quella che questa rete assumerà un volume maggiore e ritiene che avrà sempre più risorse stanziate in Europa. Ha sottolineato che il servizio segreto svizzero sta facendo del suo meglio per proteggere i propri interessi nazionali e quelli dei propri alleati, ma che le operazioni di spionaggio hanno avuto un impatto negativo sull’importanza internazionale di Ginevra e sulla credibilità della Svizzera. Inoltre, il FIS ha dichiarato che la guerra in Ucraina ha costretto il servizio segreto svizzero a estendere il proprio monitoraggio ad aree che in precedenza avevano ricevuto poca attenzione, il che dimostra come tali conflitti possano avere un impatto su scala globale.
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