Turchia e Siria sono state colpite da un terribile terremoto che ha devastato le due Nazioni in maniera profonda. Si è mobilitata la solidarietà internazionale per supportare e aiutare in un momento delicato e di sofferenza estrema. Quello che è emerso mostra, però, un divario importante tra gli aiuti e il supporto dato alla Turchia di Erdogan rispetto alla solidarietà dimostrata alla Siria di Assad.
Il terribile terremoto che ha colpito Turchia e Siria, ha devastato e distrutto vaste zone e, data l’entità del fenomeno che si è verificato, si sono attivate immediatamente moltissime squadre di soccorso che hanno prestato, immediatamente, aiuto per riuscire a supportare la ricerca dei dispersi e i successivi lavori.
Emerge però una triste ma evidente differenza tra le Nazioni colpite dal terremoto di magnitudo 7.8 della scala Richter. Subito dopo la prima scossa le autorità hanno manifestato appoggio e diretto la loro attenzione ad Erdogan e al territorio turco, mentre il leader Assad, al comando della Siria, non ha ricevuto la stessa manifestazione di solidarietà. La questione focale è, però, che la Siria si trova gravemente compromessa da oltre 10 anni di guerra che hanno devastato il territorio che, ora, per l’asta grande maggioranza occupato dalle forze militanti dell’Isis e dai militanti curdi.
La Siria si trova in una condizione umanitaria davvero estrema dato che la popolazione vive in assoluta povertà, tra fame e malattie e questo deriva dalla guerra incessante tra le autorità governative siriane contro le milizie islamiche ribelli e la maggior parte del Paese è stato distrutto nei combattimenti. Quel poco che era rimasto di ancora fruibile per il popolo al nord, lungo gli insediamenti dei siriani, è stato completamente raso al suolo dalla potenza del sisma, che ha colpito per l’appunto il territorio siriano e quello turco.
Turchia e Siria scosse da un devastante terremoto
Il terremoto che ha colpito ieri Turchia e Siria ha raggiunto una potenza devastante che è stata capace di creare una frattura importante e anche di spostare l’Anatolia di tre metri. Una potenza simile è stata descritta, prendendo un esempio italiano come 1000 volte superiore alla scossa che ha distrutto Amatrice. Le case si sono letteralmente sbriciolate e dopo la prima scossa ne seguita un’altra di magnitudo 7.5 che ha danneggiato e fatto crollare quello che era rimasto ancora in piedi. Le autorità locali hanno immediatamente iniziato le ricerche per estrarre dalle macerie i superstiti che, per molte ore, hanno anche comunicato mediante i telefoni cellulari con familiari e conoscenti in maniera da poter essere individuati.
La Siria ha invece visto crollare tutto ciò che era rimasto intatto dopo il decennio di guerra tra governo di Damasco e milizie islamiche ribelli. Sono migliaia i morti accertati e il bilancio cresce di minuto in minuto. Le due Nazioni continuano a cercare in maniera disperata i propri cari nella speranza di poter trovare ancora qualcuno in vita.
Qualcosa però ha colpito in maniera decisa e si tratta del fatto che il sisma ha colpito Siria e Turchia e ha danneggiato entrambi i territori, ma per quanto riguarda il supporto internazionale la situazione è molto differente tra una Nazione e l’atra. Il divario si nota in maniera eclatante e ha, per questo, sollevato discussioni internazionali.
L’evidente divario negli aiuti inviati alle due Nazioni
Subito dopo il sisma le autorità internazionali si sono adoperare per fornire solidarietà e supporto dopo l’evento sismico catastrofico. L’Unione Europea ha messo, immediatamente, in moto un meccanismo che ha generato squadre e soccorritori pronti ad affrontare la ricerca tempestiva dei superstiti. Soltanto dall’Ue si sono mossi 1200 soccorritori corredati di 79 cani da ricerca.
Gli Stati Uniti sono intervenuti immediatamente nel confermare solidarietà alla Turchia e hanno affermato che verrà fornito tutto l’aiuto necessario. Anche la NATO ha attivato ed è pronta ad attivare le sue risorse per sostenere la Turchia in questo momento difficile.
Una movimentazione arrivata da metà globo che ha rivelato, da un lato un impegno e solidarietà importante, nonostante opinioni divergenti o faccende politiche, dall’altro lato però è emersa una differenza sostanziale e inequivocabile rispetto gli aiuti umanitari inviati alla Siria.
Il territorio siriano è stato colpito duramente e sono morte migliaia di persone e tutto ciò che era rimasto intatto dagli ultimi anni di guerra siriana è stato completamente distrutto.
La differenza di trattamento nei confronti delle due nazioni colpite dal terremoto è da imputarsi alla situazione politica della Siria e nell’ambito delle relazioni internazionali. La difficoltà nell’inviare sostegno sta anche nel fatto, non trascurabile, che la Siria è stata colpita a nord-est del paese che è, attualmente, conteso tra truppe governative di Damasco in contrapposizione con le milizie islamiche e movimenti estremisti, come milizie Isis e curde. Il territorio siriano ha numerosi gruppi ribelli e che ad oggi hanno assunto il comando di gran parte del Siria. Un altro grande problema che metta in difficoltà gli aiuti umanitari e anche la presenza dei ribelli del Kurdistan, che sono Uniti in un movimento rivoluzionario con base nei territori colpiti dal sisma.
Una situazione che non può essere sottovalutata e quella delle dinamiche geopolitiche, che dominano il territorio e vedono alleanze radicate ma anche rotture diplomatiche che perdurano da molto tempo. La Turchia gode dell’alleanza della NATO e di molti paesi occidentali, vantaggio che invece non ha la Siria che ha interrotto i rapporti con molte autorità internazionali isolandosi.
Damasco ha subito un repentino isolamento dopo la rivoluzione del 2011, che ha visto sgretolare man mano tutte le relazioni statali e internazionali intraprese in precedenza.
A sostegno del popolo siriano si sono mossi coloro che sono i principali sponsor della Nazione ovvero Cina e Russia. Oltre ai due storici partner siriani ha offerto aiuto anche l’Iran per fornire sostegno alla Siria devastata.
Questa situazione, però, va a toccare profondamente una popolazione che ha già subito devastazioni importanti e soffre di una delle crisi umanitarie tra le più preoccupanti degli ultimi decenni. Una popolazione privata di tutta la sua vita nel corso degli oltre 10 anni di guerra interna, mai conclusa, che ha portato i siriani a soffrire la mancanza di cibo e cure mediche e che, ora, è privata delle uniche risorse che potevano fornire un minimo di sicurezza ai cittadini.
Emerge anche che il fondo umanitario transfrontaliero che è lo strumento principale che fornisce aiuti nel nord-ovest della Siria non ha, attualmente, risorse disponibili.
Mark Schakal, responsabile di Medici senza Frontiere ha fatto notare: “La Siria rimane una zona grigia dal punto di vista legale e diplomatico.”
La paura che ha esternato è quella che le organizzazioni non governative, sia locali che internazionali, vengano sopraffatte e travolte in un paese che ha devastato da 12 anni di conflitto e nel quale si contrappongono, in guerriglia quotidiana, ai ribelli sotto il comando delle forze islamica dell’Isis e di quelle curde. Nazioni come l’Iran e la Russia spingono il più possibile la Siria a isolarsi dall’Occidente.