Come Sergio Mattarella, anche Matteo Renzi ha deciso di buttarsi nel mondo del giornalismo nonostante il seggio al Senato, e no non è una novità. Lo è piuttosto il fatto che il terzo polo, gruppo politico che si verrà a creare a partire da giugno dalla fusione di Azione di Carlo Calenda e Italia Viva dell’ex presidente del Consiglio fiorentino, potrebbe perdere dei pezzi oppure trovarne di nuovi in un centro più che animato dai cattolici.
C’è Letizia Moratti, su cui l’ex ministro dello Sviluppo economico aveva puntato tutte le sue fiches per “rubare” la guida del Pirellone ad Attilio Fontana, c’è Beppe Fioroni, che ha salutato il Partito democratico dopo che è stata eletta a sorpresa Elly Schlein come segretaria, e ci sono tanti altri personaggi, tra i quali spicca anche l’ex sindaco di Messina Cateno De Luca, che potrebbero minare l’unità dello schieramento così come è stato pensato dai due leader, ma che sì, potrebbero essere anche una risorsa per rosicchiare qualche voto a centrodestra e centrosinistra.
Carlo Calenda, leader di Azione e frontman, alle politiche del 25 settembre, del terzo polo, assieme a Matteo Renzi, ha voluto avvertire il suo alleato che no, la sua esperienza al Riformista poco deve avere a che fare con le sorti del partito che verrà, a giugno, e di quella che è ora la realtà dei due schieramenti. Il senatore fiorentino, che non ha rinunciato al seggio conquistato al Senato alle ultime elezioni, in pratica, non deve trasformare il quotidiano di cui è diventato direttore editoriale (molto diverso da quello responsabile, carica che non avrebbe potuto assumere in quanto non giornalista), in un giornale di partito è l’avvertimento dell’ex ministro dello Sviluppo economico all’ex premier.
Probabilmente, però, non era così neanche nei piani di Renzi, che di fatto ha deciso di intraprendere questa nuova avventura conscio del fatto che il giornale fondato nel 2002 da Claudio Velardi sia uno dei più letti in Parlamento, e che da là potrebbe e può continuare a ritagliarsi uno spazio importante, specie in un momento in cui, nelle varie tornate elettorali, il terzo polo ha fatto flop.
E lo dicono i numeri. Se in Friuli Venezia Giulia, infatti, il candidato scelto dai due ex membri del Partito democratico, Alessandro Maran, non è riuscito a superare neanche la soglia di sbarramento fissata al 4% ed è stato superato anche dalla no vax Giorgia Tripoli, meglio non sono andate le cose né nel Lazio, in cui si era deciso di correre con i dem e quindi per Alessio D’Amato, né (soprattutto) in Lombardia.
Ecco, per quanto riguarda Letizia Moratti, su cui in particolar modo Calenda aveva puntato tutto pensando di riuscire a sovvertire i pronostici che davano per vincente Attilio Fontana (della Lega) di cui la candidata era stata fino a pochi mesi la vicegovernatrice e assessora per il Welfare, ci sono anche degli altri discorsi da fare, e concernono quel terreno su cui i due senatori vogliono mettere la bandiera: quello del riformismo, e quello del centro.
Nuovi attori, secondo quanto riporta Repubblica, sono pronti a scendere in campo per “rubare” la supremazia ai due ex dem (oppure no). C’è l’ex sindaca di Milano, sì, e c’è Beppe Fioroni, ex ministro dell’Istruzione che ha detto addio al Pd non appena è stata eletta Elly Schlein, ma non ci sono solo loro, che comunque si incontreranno a breve per puntare a nuove sfide, insieme, e questo perché nell’area dei cattolici-popolari ci sono anche Cateno De Luca, Angelo Sanza, Corrado Passera, solo per citarne alcuni.
Non è ancora scritto e detto nulla, perché così come possono proporsi da soli, potrebbero tranquillamente decidere di affiancarsi al terzo polo, e c’è una persona su tutti che potrebbe fare da trait d’union, ovvero l’ex ministra della Famiglia Elena Bonetti, anche lei ex dem e molto vicina sia a Renzi (fa parte di Italia Viva), sia a Calenda, che ha già dichiarato che per lei sarebbe importante che “nel nuovo partito ci sia un’anima cattolica”, e che potrebbe assumere anche i galloni di leader qualora l’ex presidente del Consiglio decida di farsi da parte (quasi) del tutto e dedicarsi di più al giornalismo.
Nel merito, appunto, di quello che concerne il partito riformista che nascerà a 10 giugno, giorno in cui è fissata l’assemblea, dai due schieramenti, Mara Carfagna, ex deputata di Forza Italia, e Teresa Bellanova, ex ministra dell’Agricoltura e volto di un’ala più tendente al centrosinistra, stanno lavorando a un manifesto di lavori, con il dubbio pure che l’ex sindaco di Firenze lasci la leadership di Italia Viva.
In quel caso, dicono sempre dal quotidiano diretto da Maurizio Molinari, di nomi in ballo per il dopo Renzi ce ne sono un bel po’. C’è, dicevamo, Bonetti, ma c’è anche Maria Elena Boschi, da sempre una delle figure più vicine all’ex premier e che da poco ha assunto anche il ruolo di vicepresidentessa della commissione di Vigilanza della Rai, c’è Luigi Marattin, anche lui impegnato nelle battaglie che sono state e sono tuttora del direttore editoriale del Riformista, c’è Bellanova e c’è anche Ettore Rosato, una sorta di usato garantito che non scontenterebbe nessuno.
Al momento, però, i problemi più che Renzi sembra averli causati il suo alleato, e anche all’interno dello stesso terzo polo. Calenda, in un’intervista al Tg1, infatti, augurando una pronta guarigione a Silvio Berlusconi, ricoverato in terapia intensiva al San Raffaele di Milano in seguito a una polmonite, che è la conseguenza della leucemia da cui pare sia affetto da tempo, ha detto che con lui è finita anche la Seconda repubblica perché non c’è, nei fatti, un successore del Cavaliere.
Non sono stati dello stesso avviso da Forza Italia, soprattutto non lo è stato il nuovo capogruppo alla Camera, Paolo Barelli, che ha chiesto al leader di Azione di scusarsi e che, fino a quando non lo farà, gli azzurri non parteciperanno a un evento in cui c’è lui. Calenda, in un tweet, ha precisato che non ha nulla di cui scusarsi, anzi che è stato uno dei pochi politici delle opposizioni che ha fatto i migliori auguri a Berlusconi, definendolo anche un leone.
Al di là delle polemiche nate dopo le parole del frontman del terzo polo tra gli azzurri, altre ne sono nate all’interno dello schieramento stesso, con il deputato Roberto Giachetti che ha dato ragione al presidente dei forzisti a Montecitorio: “Le parole di Carlo Calenda su Berlusconi sono davvero pessime. Capisco l’indignazione di Barelli“, ha detto l’ex dem. Sull’argomento, poi, è intervenuto il numero uno alla Camera del terzo polo, Matteo Richetti, che invece ha difeso il suo leader.
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