Mollie Tibbetts, giovane studentessa della facoltà di psicologia dell’Università dell’Iowa, è stata ritrovata morta dopo essere scomparsa qualche settimana prima, mentre stava facendo sport. Lei infatti amava correre e appena poteva indossava le sue scarpe da runner per tenersi in forma. Dopo il suo omicidio, che è stato commesso dal 24enne di origini messicane Christian Bahena Rivera, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ‘usato’ questa storia di cronaca nera per i suoi fini politici, aumentando con l’ennesimo tweet la propaganda razzista della quale non riesce a fare a meno. Ma la famiglia della studentessa ha reagito con forza, pretendendo che Mollie non sia usata come argomento per le tesi razziste dei repubblicani schierati contro gli immigrati, messicani in questo caso.
Donald Trump ha addirittura girato un video per cavalcare la storia dell’omicidio di Mollie per mano di un immigrato messicano, nel quale sottolinea come la ragazza sia stata “separata per sempre dalla sua famiglia da uno straniero venuto qui dal Messico, illegalmente, che l’ha uccisa”.
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La famiglia di Mollie è andata su tutte le furie, tanto che su Facebook e altri social cugini e zii della ragazza hanno scritto post in cui si dissociano dalla visione razzista che Trump e i suoi sostenitori danno quotidianamente dei fatti di cronaca che accadono, negli Stati Uniti come nel resto del mondo: ”Per favore, ricordatevi che il diavolo si mostra con ogni colore”, hanno scritto.
I parenti di Mollie Tibbetts hanno letteralmente implorato la gente di smettere di usare la morte di Molly per giustificare le loro argomentazioni razziste e contro l’immigrazione clandestina. ”Basta strumentalizzarci”, ha scritto Sandi Tibbetts Murphy ”Reclamiamo la nostra Mollie. È stata uccisa da un uomo che è stato arrestato e accusato del suo omicidio. Sì, è un immigrato in questo paese. Ma non importa… Non vuol dire niente. Avrebbe potuto essere un cittadino nato in questo paese; avrebbe potuto essere un uomo bianco più anziano proveniente da qualsiasi luogo. È solo un uomo che si sentiva autorizzato ad imporsi sulla vita di Mollie, il cui percorso ha attraversato purtroppo la vita di Mollie, con risultati tragici”.
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”Mollie è stata uccisa perché un uomo le ha negato il diritto di dire no”, ha aggiunto. ”La nostra discussione nazionale deve riguardare le violenze commesse nella nostra società, principalmente da uomini, non certamente a demonizzare un’intera popolazione (quella messicana in questo caso, ndr) per le azioni di un uomo”.
Alla vigilia del funerale della ragazza, molte donne che corrono abitualmente da sole hanno reso omaggio a Mollie, ma sono scese in strada a correre anche per rivendicare il diritto a non essere aggredite dal bruto di turno. Perché un aggressore è un aggressore, e poco importa dove è nato.
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