La Food and Drug Administration (FDA) ha ufficialmente comunicato che le donazioni di sangue da parte di uomini gay e bisessuali saranno nuovamente consentite.
La FDA è un agenzia intergovernativa degli Stati Uniti, la quale si occupa di sicurezza e regolamentazione alimentare e farmaceutica. A quanto pare essa ha ufficialmente comunicato che, da ora, tutti gli uomini gay e bisessuali potranno donare il sangue.
La Food and Drug Administration (FDA), ossia l’agenzia intergovernativa statunitense che si occupa della regolamentazione di prodotti alimentari e farmaceutici, ha ufficialmente comunicato che le persone gay e bisessuali potranno donare il sangue.
Gli Stati Uniti avevano eliminato tale possibilità, così come anche gli altri paesi, a partire negli anni ’80. Questo perché proprio durante tale periodo esplose la terribile epidemia di HIV/AIDS.
Per questo, purtroppo, la società iniziò a considerare le persone che avevano rapporti sessuali con altre persone dello stesso sesso come degli irresponsabili, dei reietti da evitare.
Dunque, il divieto di donare il sangue da parte di uomini bisessuali e omosessuali derivava da un precetto securitario, fondato sulla convinzione che questi ultimi fossero tutti indistintamente portatori o potenziali portatori di una malattia sessualmente trasmissibile.
A partire dagli anni ’90 poi, attraverso l’evoluzione scientifica e le nuove scoperte mediche, molti paesi riuscirono ad acquisire più consapevolezze sulla malattia. Dunque, i vari stati iniziarono man mano a modificare le disposizioni a riguardo.
Oggi la FDA ha deciso di permettere alle persone omosessuali e bisessuali di donare il sangue. Tutti i pazienti saranno “valutati” sulla base degli stessi criteri. Principalmente attraverso domande generali riguardanti la loro sfera privata e sessuale.
Le persone che prendono profilassi pre-esposizione o profilassi post-esposizione sono invece invitate ad evitare la donazione. Questo perché tali medicinali potrebbero ritardare il rilevamento dell’HIV e dunque produrre falsi negativi all’interno dei test screening.
Alcuni medici statunitensi riscontrarono per la prima volta l’Aids nel 1981. Questo avvenne quando all’interno dei Centers for Disease Control and Prevention si iniziò a notare un netto aumento dei casi di morte per polmonite, coinvolgendo soprattutto i giovani omosessuali.
Con questi nuovi dati alla mano, la società, prima statunitense e poi mondiale, prese man mano consapevolezza di trovarsi dinanzi ad una nuova pericolosa malattia.
Purtroppo però non si conoscevano ancora le cause di questa malattia ed è per questo che i vari studiosi iniziarono ad attuare differenti ipotesi, come quella dell‘utilizzo di droghe, di un’eccessiva stimolazione del sistema immunitario ecc..
Ciò che era certo, almeno inizialmente, è che si trattasse di una malattia che colpiva unicamente gli omosessuali. Tanto da finire a definirlo come il “cancro dei gay”.
Nel corso degli anni la malattia si diffuse sempre di più (non solo tra gli omosessuali), i casi aumentavano e di conseguenza anche le morti. Divenne una vera e propria emergenza da gestire.
Tutto ciò fin quando nel 1986 un comitato internazionale definì un nuovo nome per identificare il virus dell’Aids, ossia HIV (Virus dell’immunodeficienza umana).
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