Ai massimi da 22 anni i tassi che la Fed ha deciso di fare rimanere invariati al 5,25%-5,50%. Decisione, unanime, in linea con le previsioni degli analisti.
E’ la seconda volta dal marzo 2022 che la Fed decide di mantenere i tassi di interesse invariati. Le precedenti undici riunioni avevano invece sempre deciso per l’innalzamento dei tassi, a contrasto dell’inflazione. L’ultimo calo dei tassi nel marzo del 2020, per fare fronte invece alla crisi della pandemia di Covid che stava in quel momento mettendo a dura prova l’economia degli States, poi l’anno dopo erano tornati progressivamente a salire. La stretta sui tassi però è soltanto rimandata, visto che il primo vero taglio si attende per la fine del prossimo anno.
Tassi di interesse invariati a 5,25%-5,50%. E’ questa la decisione del Federal Open Market Committee, che all’unanimità con 12 voti favorevoli su 12. L’organismo della Federal Reserve per la politica monetaria USA ha deciso come gli analisti avevano previsto di bloccare i tassi, si tratta del livello più alto degli ultimi 22 anni; non si toccavano simili vette infatti dal 2001.
Ma come prevedibile, non è ancora arrivato il momento della tregua definitiva. I tassi saliranno ancora al 5,50%-5,75% secondo le previsioni per la fine dell’anno 2023. Già lo scorso giugno infatti si andava versa questa direzione, con le indicazioni della Fed che avevano parlato anche di due rialzi contro l’unico invece degli ultimi mesi. Il presidente della Fed Jerome Powell ha affermato in conferenza stampa nelle scorse ore che la volontà è quella di vedere risultati migliori prima di fine anno. Ragione per cui portare al rialzo ulteriormente il livello dei tassi è al momento superfluo. Ma non c’è una previsione per le scelte future, visto che lo stesso Powell ha confermato come ogni decisione verrà presa “riunione dopo riunione”.
Stretta sui tassi è dunque soltanto rimandata, anzi, potrebbe anche durare più a lungo. Alla fine del 2024, per i governatori che ogni tre mesi pubblicano i “dots” i tassi saranno al 5-5,25%. Un taglio si attende, verosimilmente in questo scenario, per la fine dell’anno del 2024.
Per quanto riguarda il 2025 invece i tassi della Banca centrale americana, stando a oggi, dovrebbero aggirarsi sul 3,75%-4%, 3,25-3,50% a giugno. Le stime odierne indicano per il 2026 ulteriori tagli, di un punto, al 2,75%-3%.
Rispetto a giugno, tesi a favore della stratta più lunga, secondo le proiezioni macroeconomiche inoltre ci sarebbe un rischio più elevato di prezzi rispetto a giungo e in questo senso le ipotesi sull’inflazione non variano. Si va dal 3,3% di fine anno a un 2,5% per il 2024; poi nel 2025 dovrebbe arrivare al 2,1% e al 2% nel 2026. Stesse avvertenze in percentuale per la core inflaction.
Si attende un ribasso delle percentuali nella disoccupazione, come riporta Il Sole 24 Ore, dal 3,8% al 4,1%, poi si stabilizzerà al 4%. Positivo anche il Pil, che tornerà dal 2,1% del 2023 all’1,5% del 2024 (dopo l’1,1%) fino all’1,8% nel 2025 e nel 2026.
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