La FIFA non ha accolto la richiesta della DBU – Federazione calcistica danese – di indossare magliette da allenamento contenenti lo slogan “Diritti umani per tutti” durante gli allenamenti ai Mondiali in Qatar. Il motivo del rifiuto, però, ad oggi è ancora ignoto.
La Federazione calcistica danese, dopo aver appreso le notizie inerenti al trattamento dei lavoratori in Qatar, i cui diritti umani sono stati violati, ha deciso di lanciare un messaggio forte producendo, insieme ad una delle sue aziende sponsor, la Hummel, delle maglie con lo slogan “Diritti umani per tutti”.
La FIFA dice no alla DBU
La DBU – Federazione calcistica danese – ha affermato che la FIFA ha rimandato al mittente la proposta di indossare magliette da allenamento contenenti lo slogan “Diritti umani per tutti” durante durante gli allenamenti ai Mondiali in Qatar (che si terranno dal 20 novembre al 18 dicembre 2022, come sappiamo).
Per comprendere però la genesi di tutto, dobbiamo fare un balzo indietro e tornare a qualche mese fa. Stando a un rapporto della Equidem Research and Consulting, nel Paese ospitante sono stati violati i diritti umani e sono morti diversi lavoratori proprio nel cantiere dello stadio che ospiterà la finale dei Mondiali (e non solo).
Come riporta il Daily Mail, infatti, molti operai sarebbero stati mandati via prima delle ispezioni della FIFA. Il motivo è facilmente immaginabile: se si fossero fatti trovare in loco, sarebbero emerse informazioni circa il loro status e la loro condizione e da qui inevitabilmente sarebbero partiti esposti e denunce.
I capi delle imprese edili quindi, per impedire che ciò accadesse, hanno fatto partire gli allarmi antincendio negli stati in cui erano collocati i vari cantieri, così i lavoratori sono stati costretti ad evacuare la zona e non hanno avuto tempo e modo di lamentarsi per il trattamento subito con chi di dovere.
Ma cosa comprendevano esattamente le violazioni dei loro diritti umani? Di tutto: a partire dalle punizioni fisiche inflitte a chi, a detta dei datori di lavoro, era poco produttivo, fino ad arrivare a licenziamenti ingiustificati, dovuti solo a lamentele, passando per l’obbligo di lavorare incessantemente nonostante l’avvento della pandemia e le conseguenti restrizioni.
E quindi la preoccupazione di molte squadre di calcio, tra cui appunto la nazionale Danese, che ha voluto dissociarsi non solo con le parole, ma anche con i fatti, da ciò che è accaduto. Ma in particolare è stata la nazionale danese a voler dire la sua, proponendo un’azione drastica.
L’impegno della Danimarca per i diritti umani
La Federazione calcistica danese, per dissociarsi da quanto accaduto ai lavoratori in Qatar, avrebbe voluto indossare, durante il periodo degli allenamenti per i Mondiali, della magliette contenenti lo slogan “Diritti umani per tutti”.
Già a fine settembre comunque aveva avvisato che avrebbe messo in scena una forma di protesta a tutti gli effetti, indossando divise particolari monocolore – con dettagli tra l’altro non eccessivamente visibili – che potessero però diventare portatrici di messaggi umanitari.
Come infatti ha affermato la Hummel, l’azienda danese sponsor tecnico della nazionale che le ha realizzate: “Non vogliamo essere visibili durante un torneo che a migliaia di persone è costato la vita. Sosteniamo la Nazionale danese in ogni modo, ma questo non vuol dire sostenere il Qatar come paese ospitante”.
In sostanza le divise pensate erano tre, ma tutte avevano lo stesso filo conduttore: criticare la situazione che hanno dovuto vivere i lavoratori in Qatar. Una doveva essere tutta rossa, una tutta bianca e una invece tutta nera. E quello definito dalla Hummel “il colore del lutto”, non è di certo stato scelto a caso, sia chiaro.
Ma a lasciare tutti a bocca aperta è stata la reazione della FIFA, che ha comunicato alla DBU di voler respingere la loro richiesta “per motivi tecnici”, cosa che Jakob Jensen, l’amministratore delegato della nazionale danese, parlando con l’agenzia di stampa danese Ritzau, ha definito “deplorevole”. La FIFA però per adesso non ha voluto commentare, né fornire maggiori dettagli sulla sua decisione.
Ad appoggiare la decisione dei danesi è stata Amnesty International, i cui vertici hanno voluto dire la loro, affermando: “Non capiamo perchè la Fifa respinga questa bella e importante iniziativa della Dbu”. Il problema però attualmente è questo: se la Danimarca dovesse comunque indossare le magliette, potrebbe avere una multa oppure addirittura potrebbe essere privata di punti, compromettendo così la sua intera partecipazione ai Mondiali.