Niente estradizione per i dieci terroristi legati all’estrema sinistra. Per la giornata di oggi era attesa la decisione da parte di Parigi.
Erano 10 i terroristi rossi in attesa di sentenza. La corte di cassazione parigina nella giornata di oggi si è espressa sull’estradizione in Italia dopo la mancata concessione dello scorso giugno, negando ancora una volta il ritorno in patria dopo l’altra sentenza negativa arrivata lo scorso giugno.
La maggior parte dei 10 terroristi sono legati alle Brigate Rosse. C’è anche Giorgio Pietrostefani, condannato per l’omicidio Calabresi, il primo omicidio politico degli anni ’70 durante gli anni di Piombo. Insieme ad altre due brigatiste Marina Petrella e Roberta Cappelli. Per loro niente estradizione, ancora una volta è stato confermato il rifiuto da parte della Corte di Cassazione di Parigi, proprio come quanto avvenuto lo scorso 29 giugno.
Gli attivisti erano stati arrestati quasi due anni fa, poi rimessi in libertà vigilata. La richiesta della Procura di Parigi contro la mancata estradizione è stata dunque rigettata dalla Corte di Cassazione.
Il 29 giugno 2022 il Presidente della Chambre de l’Instruction si era già espresso in maniera negativa riguardo il ritorno in patria dei dieci terroristi; tra le motivazioni vi erano gli articolo 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo del rispetto della vita privata e familiare. La scorsa estate era arrivato dunque il ricorso, bocciato oggi, del procuratore di Parigi sulla sentenza.
In totale sono sei gli ex attivisti delle Br, insieme ad altri ex militanti di Lotta Continua. Giorgio Pietrostefani fondatore di Lotta Continua rimane il nome più conosciuto, a 80 anni e da tempo malato, su di lui c’è una condanna a 22 anni per l’omicidio di Luigi Calabresi – individuato come mandante.
Proprio Mario Calabresi, figlio del commissario ucciso nel 1972, aveva commentato la sentenza parigina lo scorso anno dicendo che le motivazioni erano false. Tra i dieci anche RaffaeleVentura, adesso 71enne e con una condanna a 20 anni di carcere per concorso nell’omicidio di Antonio Custra, vicebrigadiere ucciso a Milano. E ancora Luigi Bergamin, 75 anni condannato a 25 anni per associazione sovversiva e banda armata, è stato un militante dei Proletari armati per il comunismo. Oltre alle già citate Marina Petrella e Roberta Cappelli della Br, anche Narciso Manenti, che faceva parte invece dei Nuclei armati contropotere territoriale. Classe 1957, per lui la condanna è l’ergastolo per l’omicidio del 1979 del carabiniere Giuseppe Gurrieri, ucciso a Bergamo.
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