Torniamo a parlare della fuga dell’imprenditore russo Artem Uss, dagli arresti domiciliari a Milano, lo scorso marzo.
Lo facciamo oggi perché ci sono nuovi indizi su quanto avvenuto, sembra infatti che l’uomo sia stato aiutato da criminali serbi che gli hanno consentito di evadere dai domiciliari e lasciare l’Italia. Secondo alcune fonti sembra che il trafficante di armi e denaro sia stato accompagnato fino al confine e che in tutto ciò ci sia anche lo zampino di Mosca.
Come tutti gli oppositori di Putin stanno morendo inspiegabilmente uno ad uno in circostanze misteriose, così coloro che invece sono vicini al presidente russo riescono sempre a scamparla, in modi anche non legali.
Ne è un perfetto esempio la fuga dell’imprenditore russo Artem Uss che più che un uomo di affari potremmo definire un criminale dedito al traffico di armi, petrolio e denaro. Per accuse molto pesanti era stato posto ai domiciliari a Milano, nella sua bellissima residenza da cui però il 22 marzo scorso è evaso.
Se ne sono dette tante su questa fuga che è stata definita come una figuraccia pessima che l’Italia ha fatto a livello internazionale. Ma come è riuscito ad evadere dalla periferia di Milano? Ora spuntano nuovi dettagli circa quel fatto perché delle fonti ascoltate dal Wall Street Journal hanno riferito che Artem Uss è stato aiutato da Mosca, che lo ha messo in contatto con una rete internazionale di contatti, fra cui un gruppo di criminali serbi.
Queste persone avrebbero accompagnato personalmente l’uomo, figlio di un oligarca grande amico di Putin, fino al confine. Così il 40enne è riuscito a tornare a Mosca.
Secondo la dinamica accertata finora, Uss sarebbe scappato in auto, cambiando mezzo più di una volta e attraversando diverse frontiere fino ad arrivare in Serbia. Qui ha poi preso un volo per la capitale russa. Sembra che non sia coinvolta l’intelligence russa per timore di essere scoperta, quindi nell’impresa sono stati usati elementi criminali serbi già attivi nel nostro Paese.
Il 2 dicembre del 2022 Artem Uss è stato arrestato a Malpensa con un ordine di cattura internazionale emesso da New York. Era poi stato posto ai domiciliari in un complesso a Borgo di Vione, un lussuoso appartamento affittato dalla moglie Maria. Era in attesa di essere estradato negli Stati Uniti ma il 22 marzo è evaso scatenando l’ira dell’opinione pubblica e in primis quella del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha voluto avviare un’azione disciplinare contro i giudici della Corte d’Appello di Milano.
Il ministero della Giustizia ha voluto analizzare come questi hanno lavorato e sembra che abbiano sottovalutato il rischio di fuga che era evidente. I presupposti inoltre potevano perfettamente essere compatibili con il carcere ordinario, infatti l’imprenditore era accusato di reati molto gravi, come l’aver rifornito illegalmente l’esercito russo di armi per la guerra in corso in Ucraina. Artem Uss inoltre aveva cercato di raggirare le sanzioni internazionali che pesavano su di lui, attraverso delle società di comodo.
Carlo Nordio ha mosso accuse di negligenza, infatti i giudici italiani erano stati avvisati dai colleghi statunitensi che c’era il pericolo concreto di fuga, tuttavia hanno pensato che il braccialetto elettronico potesse essere la soluzione giusta.
Invece l’ha distrutto senza problemi e ora il figlio del governatore della regione siberiana è a Mosca. Uss si è dichiarato innocente più volte e aveva chiesto di essere estradato in Russia, dove era certo di ricevere un trattamento meno pesante in confronto ai 30 anni che rischia se venisse processato in America. Di certo ora la sua posizione è ancor più grave.
Paradossale il fatto che dallo stesso Artem Uss siano arrivate accuse verso la giustizia italiana. L’uomo ha detto di essere stato costretto a fuggire e lo ha fatto durante un intervista a Mosca, pochi giorni dopo il suo arrivo.
Ascoltato dall’agenzia di stampa Ria Novosti ha dichiarato:
“contavo sull’imparzialità della corte italiana ma si è dimostrata manipolata dalla politica e per nulla tollerante. sfortunatamente è anche pronta a piegarsi alle autorità americane che stanno facendo pressione”.
Si ipotizzava inizialmente che l’evasione fosse stata possibile grazie ai Servizi segreti russi, invece è stato evidenziato il coinvolgimento di una decina di criminali che hanno prelevato l’imprenditore direttamente dalla casa a Basiglio.
L’operazione gli ha consentito di varcare il confine con la Slovenia grazie a dei documenti falsi ma ora oltre a indagare sulle persone coinvolte si cerca di far luce anche su un mistero riguardante il braccialetto elettronico.
Sembra infatti che questo non funzionasse molto bene, infatti durante il periodo degli arresti domiciliari l’allarme era partito molte volte ma si era rivelato sempre falso. Tuttavia, il tecnico incaricato dalla Procura ha accertato che questi trenta falsi allarmi erano dovuti a malfunzionamenti come problemi di connessione e non tentativi di evasione.
L’allarme scattò anche quel 22 marzo poco prima delle 14, momento effettivo dell’evasione. Nell’arco di pochi minuti le forze dell’ordine sono giunte sul posto ma Uss già era lontano.
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