La gelosia è una malattia, specialmente nella sua forma ossessiva che è stata chiamata dagli esperti sindrome di Otello. In questi termini si esprime la psichiatra francese Marcianne Blévis. Secondo la studiosa, la gelosia ossessiva potrebbe derivare da forme di dolore che sono state provate quando si era bambini. Tutto ciò fa che si scatenino gelosie ossessive, che sono curabili persino con i farmaci. Anche i ricercatori del dipartimento di medicina clinica e sperimentale dell’Università di Pisa si orientano su questa linea. Sono stati proprio questi studiosi ad individuare una particolare area del cervello, alla quale sono riconducibili i deliri di gelosia. Questa zona cerebrale è situata nella corteccia frontale ventromediale.
La psichiatra francese ha dedicato un libro a questo argomento, riportando alcune storie molto significative. Gli esperti hanno riconosciuto che tra la gelosia, intesa come sentimento non patologico, e l’ossessione compulsiva esiste un confine molto sottile.
Hanno descritto la gelosia come malattia come un ritrovarsi annientati, in preda a dei tormenti e a dei dubbi incredibili. Si tratterebbe di una paura irrazionale dell’abbandono, accompagnata da un sentimento di solitudine che risulta poco facile da sopportare.
Secondo gli studiosi esiste un collegamento tra il delirio del possesso, a cui ci si può ritrovare da adulti, e ciò che è accaduto in periodi passati della vita, in particolare con quello che alcuni bambini vivono come “tormento dell’abbandono”. Per correre ai ripari l’unica soluzione è riconoscere il modo in cui si esprime questo sentimento nell’infanzia.