La Gioconda di Leonardo nasconderebbe un volto androgino: questo è quanto afferma Silvano Vinceti, ricercatore e storico dell’arte che ha presentato la sua tesi oggi, 20 aprile 2016, nell’ex convento di Sant’Orsola a Firenze. Secondo le ipotesi dello studioso – a capo del Comitato Nazionale per la valorizzazione dei beni storici, culturali e ambientali – per realizzare il celeberrimo (ed enigmatico) volto, Leonardo si sarebbe servito ‘di due modelli, prima di una donna e poi di un uomo‘: Lisa Gherardini, moglie del mercante Francesco del Giocondo, e Gian Giacomo Caprotti, detto il Salai, per la seconda e terza stesura dell’opera.
Dietro il misterioso sorriso della Gioconda, dunque, ci sarebbero due modelli, un uomo e una donna, di cui Leonardo si servì per realizzare il ritratto più famoso dell’arte, la Monnalisa. Questo quanto afferma Silvano Vinceti, già studioso del Caravaggio ed impegnato da tempo nella ricerca del luogo ove fu seppellita la stessa modella, Lisa Gherardini. ‘La Gioconda è quindi androgina‘, sostiene Vinceti che, sulla base degli studi eseguiti al Louvre nel 2004 dai tecnici della
società Lumiére Technologies, ha constatato la presenza di più strati che testimonierebbero fattezze diverse all’interno dello stesso volto.
La prima stratificazione della pittura, emersa grazie ad un’indagine a raggi infrarossi, mostra ‘il volto malinconico e triste’ di cui, a proposito della Gherardini, parla anche il Vasari nell’opera ‘Vite dei pittori’. Gli altri due strati, invece, emersi sempre con la tecnica ad infrarossi, sono stati ‘riletti’, ha spiegato Vinceti, attraverso il cosiddetto ‘photoshop avanzato‘. Questa analisi avrebbe confermato una netta somiglianza tra i lineamenti della Gioconda e quella di alcune opere (Sant’Anna, San Giovanni Battista e l’Angelo Incarnato) per le quali Leonardo usò il suo modello prediletto, appunto il Salai.
Il volto androgino della Gioconda, infine, confermerebbe quanto sostenne lo stesso Vinceti nel 2010 a proposito dell’ennesima scoperta riguardante il dipinto conservato al Louvre. All’epoca, infatti, lo studioso svelò l’esistenza di alcune lettere, la ‘S‘ e la ‘L‘, negli occhi della Gioconda, e il numero ‘72‘ sotto il ponte che si vede sullo sfondo: la ‘S’ rimanderebbe al Salai e la ‘L’ a Lisa Gherardini e allo stesso Leonardo, mentre il 72 alla tradizione della Cabala che Leonardo peraltro conosceva bene; da questo numero, ha concluso Vinceti, ‘emerge anche la lettura androgena della Gioconda. Non stupisce, allora, che Leonardo si sia avvalso di una donna e poi di un uomo nella sua avventura pittorica della Gioconda’.