La Gioconda, l’iconico ritratto leonardiano rivela ancora segreti e curiosità ad oltre 500 anni dalla realizzazione.
Il genio di Leonardo da Vinci è assoluto e noto: egli forse rappresenta meglio di chiunque altro la figura dell’intellettuale a tutto tondo tipica dell’Italia rinascimentale. Uno dei suoi dipinti più celebri, la Gioconda, è stata di recente oggetto di uno studio che ne ha rivelato particolari inediti.
La Gioconda: la ricerca degli studiosi francesi
Nel corso della conferenza “La Gioconda svelata dalla scienza. Una nuova scoperta mondiale”, tenutasi a Vinci, luogo di nascita del pittore morto in Francia nel 1519, vi è stato il resoconto di una importante ricerca francese svolta sul capolavoro attualmente esposto al Louvre di Parigi.
Autori dello studio sono l’ingegnere Pascal Cotte, direttore della Lumiere Technology, e Sylvain Thieurmel, esperto di pittura leonardesca. Mediante l’uso di una sofistica telecamera multispettrale, si è finalmente identificato il luogo rappresentato quale sfondo dell’enigmatica Monna Lisa: si tratterebbe delle colline nel circondario di Pisa.
La paternità della rilevazione si deve in particolare a Cotte: l’ingegnere è riuscito a mettere a punto una speciale telecamera in grado di effettuare rilevazioni molto precise e approfondite. La Layer Amplification Method (LAM), ossia la sofisticata telecamera brevettata da Cotte stesso, è in grado di rendere visibili e definire in modo non invasivo gli strati di pittura sottostanti a quello percepibile superficialmente. Questi nuovi dati hanno permesso al pittore e ricercatore Thieurmel di andare in ricognizione dei luoghi raffigurati, emersi con nitida chiarezza proprio attraverso la LAM di Cotte.
La rivelazione emersa
In questo viaggio letteralmente dentro il mondo del genio di Vinci, tanto metaforicamente quanto fisicamente, alla fine l’esperto studioso di pittura ha emesso il suo verdetto: quelle sullo sfondo sono le colline pisane. In particolare le zone raffigurante sarebbero quelle intorno a Vicopisano, Cascina, Calci e la torre degli Upezzinghi a Caprona.
A conferma della frequentazione e dell’interesse di Leonardo per i suddetti luoghi vi sono alcune carte geografiche disegnate dalla mano dell’artista rinascimentale e due schizzi delle medesime colline in sanguigna.
Tuttavia la scoperta non sarebbe stata possibile senza una precedente collaborazione tra Pascal Cotte ed il Louvre. Infatti nel 2004 il più grande museo francese aveva incaricato il direttore del Lumiere Technology di digitalizzare l’opera al fine di preservarla almeno nella grafica e soprattutto facilitarne la fruizione al pubblico.
La lungimiranza di questo investimento si è rivelata oggi: senza questo quasi ventennale lavoro, non sarebbe stato possibile utilizzare, e con questo grado di accuratezza, la telecamera spettrometrica che è poi stata la fattuale scopritrice dei segreti sottocutanei del dipinto.
L’ennesima, se mai ce ne fosse bisogno, prova di come investire in cultura e ricerca sia davvero un guadagno umano senza tempo, in grado appunto di abbattere distanze tra luoghi immutati eppure diversi. Per quelle colline pisane passano così in un batter di ciglia 500 anni, tra lo sguardo assorto di Leonardo da Vinci ed il nostro.