La giornalista russa Marija Ponomarenko è stata condannata dal tribunale di Barbaul, in Siberia, a d una pena pari a sei anni di detenzione in una colonia penale. Il suo arresto risale allo scorso aprile e la sua colpa è stata quella di dire la verità sulla guerra in Ucraina.
La giornalista di RusNews è stata accusata di aver diffuso informazioni, ritenute false dalle autorità di Mosca, in merito all’operazione speciale in Ucraina. La realtà è che la donna ha semplicemente deciso di dire quello che si prostrava davanti ai suoi occhi ma nel momento in cui ha deciso di rivelare la verità sull’attacco russo al teatro di Mariupol, la situazione ha preso una piega decisamente più seria, che ha allertato le autorità internazionali.
La giornalista russa è stata accusata di aver diffamato e screditato le forze armate russe con post falsi condivisi tramite i social media. La vicenda di Ponomarenko inizia lo scorso aprile quando è stata tratta in arresto a San Pietroburgo. I suoi reportage riguardo l’invasione in Ucraina hanno sollevato malcontento e nervosismo tra i vertici di Mosca. Questo perché ogni informazione che non coincide con la versione ufficiale statale, anche se corrisponde alla realtà, non è accettata.
Il Cremlino ha preso provvedimenti nel momento in cui la donna ha deciso di scrivere la verità sull’attacco aereo che colpì il teatro di Mariupol. La giornalista è stata incriminata ai sensi dell’articolo 207.3 del codice penale. La suddetta legge è stata introdotta poco dopo Inizio del conflitto in Ucraina ed è stata appositamente studiata per evitare che vengano diffuse informazioni che vadano poi a scontrarsi coi rapporti ufficiali del Cremlino.
La legge è stata duramente criticata sia dalle autorità internazionali che dai media i giornalisti sono visti così privare la facoltà di raccontare la realtà dei fatti. La norma introdotta prevede, inoltre, che ogni informazione diffusa riguardo l’operazione militare speciale, attuata dalla Russia in Ucraina, deve preventivamente essere approvata dal governo.
La legge sulle fake news voluta dal Cremlino prevede pene dure che vengono utilizzate come deterrente e arrivano anche a dieci anni di detenzione. Ponomarenko ha ricevuto dalla pubblica accusa una richiesta iniziale di 9 anni di carcere, ovvero quasi il massimo della pena prevista.
Il 17 Marzo 2022 la giornalista ha condiviso sul suo canale telegram che era seguito da oltre 1600 persone un post dove spiegava la responsabilità dell’esercito russo nell’attacco al teatro di Mariupol e, di conseguenza, affermava che la morte dei numerosi civili avvenute nel bombardamento era responsabilità russa.
Si sono mossi immediatamente il ministero della Difesa russo che ha rifiutato ogni responsabilità sull’attacco all’edificio e anche il governo che ha prontamente risposto che la realtà era invece completamente differente. Il Cremlino difatti riferito che le forze militari russe abbiano desistito dall’attaccolare il teatro a Mariupol proprio per la possibile presenza di civili.
Esiste anche una seconda versione proposta dalle autorità russe che rivela invece uno scenario differente, che parla di una provocazione ucraina atta a screditare le forze militari russe.
Ponomarenko è stata arrestata nell’aprile del 2022 è trasferita in un centro di custodia cautelare. Dopodiché è stato disposto il suo trasferimento ad Altaj che il luogo dove si è sviluppata l’indagine in merito al procedimento penale.
L’ isolamento a cui è stata costretta ha deteriorato il benessere psicologico della giornalista che, a settembre, ha tentato il suicidio. Dopo questo episodio e ulteriori accertamenti è stato permesso alla donna di attendere l’esito del processo agli arresti domiciliari ed è stata trasferita presso la residenza del marito. Durante la convivenza con l’ex coniuge sono nati dei conflitti e, dopo l’ennesima lite, la donna ho lasciato l’appartamento. Dopo l’accaduto le autorità russe hanno deciso devi trasferire nuovamente Ponomarenko in custodia cautelare fino alla conclusione del processo.
Durante le sue ultime dichiarazioni la giornalista ha riferito: “Ci vediamo in libertà. È improbabile che arrivi alla libertà condizionale, perché i cambiamenti ci raggiungeranno prima. In una certa misura, per voi è ancora più difficile. Per me lo Stato ha pagato l’all inclusive. Nessun regime totalitario sembra tanto forte quanto poco prima del crollo”.
La donna ha dichiarato dopo la lettura della sentenza che la condanna ufficialmente a sei anni di reclusione: “Se avessi commesso un vero crimine, allora sarebbe possibile chiedere clemenza ma, ancora una volta, per le mie qualità morali ed etiche, non lo farei. Al contrario, chiederei una punizione più severa. Per provare la mia innocenza basta aprire la Costituzione e leggerla”.
Mosca dall’inizio dell’operazione militare in Ucraina ha disposto ben 180 procedimenti penali per fake news riguardanti notizie inerenti all’esercito.
Anche i politici Aleksej Gorinov e Ilya Yashin sono stati accusati e condannati con le stesse accuse di Ponomarenko e hanno ricevuto una pena di sette e otto anni di reclusione.
Le condanne inflitte per questi crimini, che screditano e minano la credibilità dell’esercito russo e del Cremlino, sono importanti e servono come deterrente per giornalisti e cittadini in modo che le suddette azioni non vengano intraprese nuovamente.
Gli attivisti per i diritti umani, così come le associazioni più importanti a livello internazionale, ritengono che gli effetti emersi dall’introduzione della norma sulle fake news abbiano conseguenze sproporzionate. Ma soprattutto a legge va a calpestare i diritti di libera espressione dei cittadini e ci si imbatte sostanzialmente in una legge che può essere paragonata alla censura militare.
Una seria problematica che sta mettendo a dura prova l’operato di media e giornalisti che rischiano, quotidianamente, la loro libertà e ripercussioni, che vanno a toccare anche l’ambito familiare. Qualcosa non è concepibile per l’Occidente.
La colpa di Ponomarenko è stata quella di raccontare la realtà dei fatti e la sua affermazione dove spiegava che le era stato impossibile chiudere gli occhi davanti alla morte di innocenti ha fatto il giro del mondo e il suo coraggio è stato molto apprezzato.
Amnesty International ha raccontato la storia della giornalista e chiesto di mobilitarsi per evitare che una persona passi sei anni in detenzione soltanto per aver raccontato la verità.
A quasi un anno dalla morte di Giulia Cecchettin, evento brutale che ha acceso un’ulteriore…
E sono sempre di più gli italiani che vorrebbero andare in pensione in anticipo. Per…
Lazio, l'utente mostra quanto spende per una cena: il costo è davvero insolito e scatena…
Quest'uomo trova una strana scatola nel bidone della spazzatura e quello che scopre mette davvero…
Vendi e guadagna con le tue creazioni: con 3 bottoni crei l'impensabile e piace molto…
In arrivo arretrati fino a 4000 euro: ecco per chi sono. Proprio questi cittadini italiani…