Di fronte ad una offensiva bellica che non sta dando i risultati sperati ed al profilarsi di una clamorosa sconfitta, Putin ha più volte minacciato l’uso di armi atomiche sullo scenario ucraino: quali sono le capacità di Mosca in questo ambito?
In particolare l’allerta è salita dopo l’annessione, tramite referendum farsa, di quattro oblast’ ucraini, ora ritenuti formalmente dal Cremlino parte integrante della Federazione Russa e quindi da difendere con ogni mezzo in quanto parte del territorio nazionale.
La guerra sembrerebbe stia volgendo negativamente per i russi: dopo aver resistito alle varie offensive e fasi della guerra, sono ora gli ucraini ad aver preso l’iniziativa sfoderando una serie di attacchi che hanno portato alla riconquista di ampie zone del territorio originariamente sotto il controllo di Kiev.
Nemmeno l’approvazione dei referendum coi quali la Russia si annette le quattro regioni sud-orientali del Paese ha fermato l’esercito di liberazione giallo-blu; nonostante la riconquista di quei luoghi comporterebbe, a detta del neo-zar russo, una ritorsione che non esclude il ricorso all’arma atomica.
Tale minaccia, che indica un cambio di narrazione importante riguardo lo sdoganamento degli ordigni nucleari per ragioni offensive e di aggressione (non più solo in funzione deterrente e dissuasoria verso i nemici esterni), viene monitorata seriamente dall’Occidente, NATO in testa.
Seppure non ci siano indicazioni che lascino presagire un imminente uso dell’arma atomica, spiega il consigliere per la sicurezza USA. Jake Sullivan, gli Stati Uniti sarebbero vigili e avrebbero già ribadito a Mosca le serie conseguenze di un atto del genere, e la risoluta risposta che innescherebbe l’Occidente.
Ma in che cosa consiste l’arsenale nucleare del Cremlino? Secondo la Federation of American Scientists, Mosca detiene 5.977 testate, tra tattiche e strategiche. Questa distinzione riguarda la potenza degli ordigni ed il relativo rilascio radioattivo: le armi tattiche hanno una potenza limitata, intorno ai 3-4 km di diametro, e sono concepite per essere usate sul campo di battaglia per sbaragliare l’esercito avversario; le strategiche, di conseguenza, sono gli ordigni dal potere detonante più catastrofico, causano una distruzione indescrivibile e generano una nube radioattiva molto ampia. Per quanto poco rassicurante, tuttavia Putin minaccerebbe l’uso delle atomiche del primo tipo.
Delle quasi 6 mila bombe russe, più di quelle di tutte le riserve NATO messe assieme, circa 1.500 sarebbero ormai inservibili e pronte allo smantellamento, altrettante sarebbero invece pronte all’uso, già inserite nei sistemi di lancio e operative.
Un potenziale pericolo sotto osservazione dalla NATO è il sommergibile K-329 Belgorod: sottomarino nucleare di grandi dimensioni munito del missile-drone Poseidon, siluro con una gittata di 10.000 chilometri che trasporta testate da due megatoni ed in grado di esplodere vicino al litorale generando un muro di acqua e radiazioni da riversare sulle coste avversarie.
Poi vi è il Sarmat, un missile balistico intercontinentale in grado di trasportare 15 testate nucleari fino a 18 mila km di distanza e che sarebbe in grado, secondo i russi, di eludere e penetrare qualsiasi sistema difensivo.
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