Il conflitto tra Russia e Ucraina prosegue senza sosta e Mosca ha preso di il porto di Odessa i nuovi attacchi russi con droni kamikaze. Nella notte 37 velivoli senza pilota Shahed di fabbricazione iraniana sono stati lanciati contro l’Ucraina, come dichiarato dal presidente Zelensky nel suo discorso alla nazione. Una parte è stata intercettata dalla contraerea di Kiev, ma non tutti i droni sono stati abbattuti.
Obiettivo dei raid, concentrati soprattutto sulla città portuale, le infrastrutture vicine al Danubio, come segnalato dalle autorità ucraine. Un attacco mirato per colpire snodi logistici vitali, anche se fortunatamente non si registrano vittime. Ma a preoccupare è la vicinanza con la Romania, Paese NATO, dato che il presidente Iohannis parla di azioni “inaccettabili” per la loro pericolosa prossimità al confine.
L’utilizzo dei droni kamikaze iraniani dimostra come Mosca continui a puntare sull’uso di armi di precisione per indebolire nodi strategici. Una tattica che però conferma le difficoltà dell’esercito russo negli scontri diretti.
Mentre ciò preoccupa molto le autorità internazionali emergono diverse notizie che riguardano Russia e Ucraina e le scelte intraprese dai rispettivi vertici.
L’Ucraina si sta preparando a un nuovo vertice di pace in Arabia Saudita. Lo ha comunicato Andrii Yermak, capo di gabinetto del presidente Zelensky, spiegando che la sua squadra sta preparando un secondo incontro a livello di consiglieri per la sicurezza nazionale e consiglieri politici, dopo quello tenutosi a giugno a Copenaghen.
L’ obiettivo del summit, che sarà dedicato ai principi chiave per la pace delineati nella “Formula” proposta da Kiev, è allargare la partecipazione a paesi di Asia, Africa, Medio Oriente e America Latina. L’Ucraina mira così a sviluppare una visione condivisa e gettare le basi per un futuro vertice globale per la pace.
Yermak ha sottolineato la necessità di ristabilire l’ordine mondiale e il diritto internazionale, puntando ad una pace giusta in linea con la Carta Onu e i termini posti da Kiev.
L’Ucraina punta molto a un nuovo vertice di pace in Arabia Saudita. Lo comunica Yermak, capo di gabinetto del presidente Zelensky, spiegando che la sua squadra sta preparando un secondo incontro a livello di consiglieri per la sicurezza nazionale e consiglieri politici, dopo quello tenutosi a giugno a Copenaghen.
Crescono le tensioni al confine tra Polonia e Bielorussia, con Varsavia che dispiegherà nuove truppe dopo aver accusato Minsk di aver violato il proprio spazio aereo. Un episodio che alimenta i timori in un’Europa orientale già instabile.
Secondo il ministero della Difesa polacco, martedì due elicotteri bielorussi avrebbero sorvolato illegalmente il confine durante esercitazioni. Accuse respinte con forza da Minsk, che le definisce “inverosimili”. L’episodio è avvenuto mentre sale l’allerta per i movimenti del gruppo Wagner verso il cosiddetto corridoio di Suwalki, stretta lingua di terra tra Polonia e Lituania.
Dopo che Lukashenko ha mediato la fine della ribellione di Wagner in Russia, migliaia di mercenari sarebbero stati inviati in Bielorussia. Ora sembrano voler fare pressione su NATO e UE. Varsavia reagisce inviando rinforzi al confine, malgrado Minsk neghi violazioni dello spazio aereo. Un braccio di ferro che accresce la sfiducia tra NATO e alleati di Mosca.
Secondo un rapporto dello Yale Humanitarian Research Lab, la Russia starebbe costringendo gli ucraini nei territori occupati ad accettare la cittadinanza russa, in quella che viene definita una sistematica campagna per rendere impossibile la sopravvivenza senza il passaporto di Mosca.
Il dossier illustra nel dettaglio le leggi del Cremlino che semplificano la richiesta della cittadinanza, minacciando però la detenzione o l’espulsione per chi rifiuta. Inoltre vengono imposte restrizioni di fatto su chi non accetta il passaporto russo, come il diniego di servizi medici e benefici sociali.
Secondo gli esperti di Yale, si tratta di crimini di guerra, poiché limitano l’accesso a servizi fondamentali a cui la Russia è obbligata a consentire l’accesso. Una politica coercitiva che mira a russificare le zone occupate, negando diritti e mezzi di sussistenza agli ucraini che non accettano la cittadinanza imposta da Mosca.
Continua ad aggravarsi il drammatico bilancio delle vittime civili in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa. Secondo i dati diffusi dalle autorità di Kiev, ammontano a circa 10.749 i civili uccisi e 15.599 i feriti nel paese negli ultimi 12 mesi di guerra. Tra le vittime anche 499 bambini, ha specificato il capo dipartimento per i crimini di guerra presso la procura generale ucraina.
Numeri che, una volta liberati i territori occupati, sono destinati ad aumentare sensibilmente: solo a Mariupol si stimano decine di migliaia di morti. Dati che combaciano con quelli forniti da organizzazioni internazionali come l’ONU. Intanto, il procuratore conta già 98mila crimini di guerra compiuti dalle forze russe: un bilancio tragico che continua inesorabilmente a crescere.
Mentre si solleva ulteriore timore per una reale ulteriore scadenza della guerra in Ucraina si evince che questo è un periodo molto attivo, anche per quanto riguarda la diplomazia sia attuata da parte delle autorità di Kiev che di Mosca. Emerge però che un piano di pace sembra essere ancora realmente distante.
Per quanto riguarda gli aspetti diplomatici che ruotano attorno alla sospensione dell’accordo sul grano nel Mar Nero, voluta da Putin, ma si può affermare che il presidente della Russia lega la possibilità di una trattativa alle richieste avanzate da Mosca e ha sottolineato quindi la volontà di non fare concessioni senza avere garanzie.
Anche il presidente del Brasile Lula ha ribadito che a suo avviso ne Zelensky né Putin sono pronti realmente ad attuare un percorso di negoziazione, nonostante l’impegno posto dal Brasile sulla questione.
Le tensioni tra Polonia e Ucraina emerse a seguito delle dichiarazioni di un consigliere del presidente polacco mostrano come anche gli equilibri tra gli alleati occidentali siano instabili e le relazioni complesse.
Anche l’appello di Papa Francesco alla pace in Europa conferma il perdurare di una situazione critica e l’urgenza di trovare vie diplomatiche, dato che stop in militari non risultano praticabili.
L’Ue e gli Usa, secondo molti esperti, dovrebbero lavorare sui negoziati con urgenza, spingendo Russia e Ucraina a sedersi allo stesso tavolo e scegliendo la pace anziché le armi. Ritengono che soltanto riportando la diplomazia al centro si può arrestare la spirale di violenza in corso.
Nonostante gli sforzi di terzi Paesi, Russia e Ucraina appaiono lontane dall’avviare colloqui di pace significativi e la situazione risulta ancora di stallo, se non di escalation. Serve una forte volontà politica da parte di Mosca e Kiev per arrivare ad una soluzione negoziata.
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