La Juventus è già a -10 dal Napoli dopo nove giornate di Serie A

Il Napoli vola in campionato, con un primato in solitaria meritato, per quanto espresso in quest’inizio di stagione. Il volto opposto della Serie A è quello di una Juventus che, proprio quando sembrava in uscita dalla crisi di gioco e risultati, ha subito una sconfitta secca e senza attenuanti dal Milan. Ora il distacco in classifica è già di dieci punti tra azzurri e bianconeri.

Allegri
Massimiliano Allegri – Nanopress.it

Non è un campionato come gli altri, quello di quest’anno, e per tanti motivi. Napoli e Juventus lo stanno affrontando con piglio e risultati opposti. Ma anche con trame di gioco e un’efficacia agli antipodi, come il calciomercato effettuato. Alla fine, dopo nove giornate concluse, è già il momento di tracciare i primi bilanci: la Vecchia Signora è già distante dieci punti dai partenopei, in solitaria in testa alla classifica.

Il Napoli della concretezza non vuole smettere di sognare

Oggi la squadra di Luciano Spalletti sfidava la Cremonese con tutti i favori del pronostico, che poi è la situazione più pericolosa per chi deve macinare punti. E non ha fallito l’occasione per l’ennesimo balzo di inizio stagione e volare da solo in testa alla classifica.

Il ritmo non è stato dei più elevati, ma non poteva essere altrimenti dopo le fatiche di Champions League. Il gol del vantaggio è arrivato al 26esimo, quando Matteo Politano ha spiazzato Ionut Radu dal dischetto. Il percorso sembrava già tracciato verso gli ennesimi tre punti e, invece, gli uomini di Massimiliano Alvini non hanno avuto alcuna voglia di arrendersi. Il pareggio di Cyriel Dessers, alla prima gioia in Serie A, ha pareggiato i conti. Ma, proprio quando sembrava arrivata la giornata storta per gli azzurri, Spalletti ha tolto dal cilindro Giovanni Simeone. Al 76esimo il bomber ex Verona ha permesso agli ospiti di rimettere il muso avanti. Poi ci hanno pensato Hirving Lozano e Mathias Olivera ad allargare le proporzioni del risultato e fissarlo sull’1-4.

Napoli
Il Napoli mentre esulta – Nanopress.it

Una vittoria pesante e non scontata che ha portato il Napoli a 23 punti con il miglior attacco (22 reti all’attivo) e solo sette gol subiti. Un inizio da sogno per una squadra che partiva con il mistero dell’incognita, di quelle che o crollano o decollano, e ha già dimostrato di saper sognare, pur restando con i piedi per terra. Siamo solo al nove ottobre, eppure ha già schiantato il Liverpool, demolito l’Ajax e il Rangers e conquistato meritatamente la vetta della Serie A.

E sono dati di fatto, a prescindere dal tifo o dalle valutazioni di parte. Il Napoli ha portato a termine un calciomercato ragionato e paziente, in cui ha messo a disposizione di Spalletti elementi come Khvicha Kvaratskhelia, Kim, Ndombele, Simeone e Raspadori, perdendo colonne arrivate a fine ciclo come Koulibaly, Mertens, capitan Insigne e Fabian Ruiz. Arrivederci e grazie di tutto, ma qui conta il progetto. Senza tutte le paure di sorta.

La stagione attuale ha anche i crismi del riscatto per uno Spalletti che in carriera si è sentito appiccicare addosso l’etichetta dell’antipatico, dell’anti-Totti, dell’anti-Icardi, dell’anti-capitano e dell’anti-tutto, ma senza che spesso gli venisse riconosciuta una rara capacità tattica, intrisa di cinismo e con quel pizzico di magia che incolla i reparti e le squadre, rendendole sempre compatte e competitive.

E poi il gioco offensivo è accerchiante, punta sull’uno contro uno sugli esterni, sul trequartista tra le linee, sugli inserimenti di Anguissa e l’imprevedibilità dei movimenti della punta. Insomma, le armi a disposizione sono talmente tante e varie nella stessa partita da risultare incontenibili, prima o poi. Come l’umiltà e la fame che Spalletti sembra aver trasmesso al gruppo e che sono uno dei punti di forza assoluti del suo spogliatoio. Un gruppo che di smettere di sognare non ne ha alcuna intenzione.

La delusione della Juventus e la belva che non esce dalla fossa

Per certi versi, e non sono neanche pochi, la Juventus si configura un po’ all’opposto. La scelta di Andrea Agnelli, ormai più di un anno fa, è stata quella di puntare su uno come Allegri che del pragmatismo ne fa ragione di vita, come dell’essenzialità del gioco. Lui, più che un insaziabile pittore di dinamiche di gioco, è uno che bada alle cose semplici: vincere contrasti, dare il giusto ritmo, non prendere gol, affidarsi ai suoi campioni dalla metà campo in su.

Una ricetta magica che l’ha portato al successo in diverse occasioni, prima al Milan e poi alla Juventus, ma che ora non sembra più bastare. Contro Bologna e Maccabi Haifa la risposta è stata importante, a parte il finale thrilling contro gli israeliani. Poi, però, il Milan ha subito riportato i bianconeri alla realtà di una squadra che non gira come dovrebbe.

Nonostante i rossoneri arrivassero da una sconfitta pesante contro il Chelsea, nonostante le defezioni fossero tante per Stefano Pioli e nonostante molti elementi non sembrassero in forma smagliante, il 2-0 è stato più che giusto, anche perché i ragazzi di Allegri raramente hanno dato l’impressione di poter davvero impensierire la porta di Tatarusanu.

Se facciamo un passo indietro, inoltre, il calciomercato della Juventus è stato decisamente differente da quello del Napoli. A parte Gleison Bremer, che comunque ha preso il posto di un giovane come de Ligt, Cherubini ha puntato su nomi già pronti, d’esperienza e livello internazionale. Una squadra pronta per vincere subito, insomma, molto più che un progetto studiato e futuribile. Nomi come Pogba, Di Maria, Milik (che comunque sta rendendo anche oltre le aspettative) e Kostic vanno per forza in quella direzione.

Il risultato, però, non è quello sperato. Mentalmente, la sensazione è quella di una squadra sfiduciata e imprecisa, che non fa correre velocemente il pallone e si è scoperta anche fragile sotto il profilo difensivo. La punta di diamante, Dusan Vlahovic, si accende solo a intermittenza e non è uno che trascina, ma uno che capitalizza le palle gol che vengono create dai compagni. L’altalena di prestazioni del serbo va letta così e senza dare tutte le colpe a un talento che comunque si farà.

I jolly ormai sono finiti, e se fosse per i tifosi sarebbero finiti da tempo anche quelli di Allegri. La sensazione finale, però, è quella di una squadra fin troppo imborghesita, amante della vittoria in ogni sua sfumatura, tanto da essersi dimenticata quali sono i passaggi obbligatori per arrivarci. Guai, in ogni caso, a dare per battuta la belva che sta cercando di uscire dalla fossa, anche perché il tecnico livornese ha avvertito chiaramente le avversarie: un filotto di vittorie in Serie A è la via obbligatoria per salvare una stagione partita male, ma c’è ancora tutto il tempo per raddrizzarla.

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