Il campo, anche questa sera, ha dato la sua sentenza e non può essere contestato. In Europa League, i sentimenti delle nostre squadre sono esattamente gli stessi: la Roma non conclude il suo percorso in Europa ed elimina il Feyenoord dopo una partita intensissima. Va bene anche alla Juventus che supera lo Sporting – che in precedenza aveva eliminato l’Arsenal – e troverà il Siviglia in semifinale. Male la Fiorentina che rischia contro il Lech, ma poi accelera e, pur perdendo 2-3, va comunque avanti e troverà il Basilea, che ha eliminato il Nizza. Ecco il racconto di tutte le partite delle nostre italiane.
La Juventus non ha fallito l’appuntamento con il passaggio del turno, anzi. I bianconeri hanno pareggiato con il risultato di 1-1 e sono arrivati in semifinale. La Vecchia Signora ha sofferto, ha resistito, ha saputo gestire anche i momenti più complicati della partita, ma poi la strategia ha pagato contro un avversario temibile e che nel turno precedente ha eliminato addirittura l’Arsenal, tra le principali favorite per la conquista della coppa.
La Roma mette in cascina, invece, una qualificazione pesantissima, dopo una partita combattuta e ricca di emozioni dei giallorossi, ma perdono Georginio Wijnaldum e Chris Smalling per infortunio. I giallorossi hanno dovuto sudare tutte le camicie nell’armadio per garantirsi un posto nelle prime quattro, resistere ai ribaltoni di fronte e poi portare a casa la fetta più grande della torta, grazie ad alcuni acuti dei singoli. I 120 minuti più recupero hanno restituito alla squadra della Capitale una dimensione diversa e simile a quella che José Mourinho ha avuto in tutta la sua carriera: è una squadra capace di andare anche i valori tecnici globali e costruire qualcosa di importantissimo che sta sulla via che conduce direttamente alla vittoria.
Sempre in Europa League il dato pesante è l’eliminazione del Manchester United per mano del Siviglia, la squadra che si conferma padrone di questa competizione europea. Al netto degli errori dei Red Devils, la prova degli spagnoli, ad alta intensità, cinica e di talento fa capire quanto davvero sia difficile eliminarli dai turni a eliminazione diretta e la Juventus avrà già iniziato a studiare gli appunti in tal senso. Importante anche l’affermazione del Bayer Leverkusen che affronterà la Roma in semifinale, cercando di mettere in campo tutta l’intensità e la tecnica dei tempi migliori.
Scendendo in Conference League, c’è da metabolizzare il successo dell’AZ Alkmaar a cui sono serviti i rigori per superare il turno contro l’Anderlecht. Avanti anche Basilea, West Ham e la nostra Fiorentina, nonostante i momenti di ansia quando al Lech sembrava riuscita la rimonta pazzesca. La Viola si conferma una squadra tremendamente moderna, europea e capace anche di superare il fosso di una serata storta attraverso la tecnica e la qualità dei suoi singoli, ma anche con un’impalcatura complessiva di squadra che continua a promettere meraviglie. La semifinale ora è alle porte, esattamente come quella di Coppa Italia e ci farà capire come si potrà considerare la stagione dei toscani, ora sempre più vicini ai momenti decisivi e pronti a conquistarsene degli altri.
La Juventus resta in Europa League, Rabiot ancora in gol. La Roma passa contro il Feyenoord ai tempi supplementari
L’Europa League entra nel vivo e con lei anche tutte le sue sentenze. Non va alla stessa maniera a Juventus e Roma, ma quasi, perché dopo i tempi supplementari passano anche i capitolini, che troveranno il Bayer Leverkusen. I bianconeri superano lo Sporting, e non era facile: saranno loro ad andare avanti nella competizione dove il prossimo step è il Siviglia. Gli spagnoli danno spettacolo in casa, nonostante avessero davanti il Manchester United e non si fanno rimontare. Contro la Juventus si sfideranno due tradizioni, due squadre vincente e l’emozione sarà molto alta. Ma ora entriamo nel vivo nel racconto delle singole partite delle italiane.
ROMA-FEYENOORD 4-1 – La partita tra Roma e Feyenoord era accompagnata da molti sentimenti. In primis, l’emozione e la responsabilità di giocare un quarto di finale di Europa League. Poi, il senso di rivalsa o di conferma, dipende dai punti di vista, dato che si tratta di fatto dell’ultima finale di Conference League, che vinsero i giallorossi. Ancora, dalle rivalità tra ultras, quei danni alla città più bella del mondo che gli olandesi hanno minacciato ancora una volta di devastare, nonostante i divieti. Sul campo le cose sono parse decisamente equilibrate, ma poi ha prevalso l’ottimo stato mentale, il gran momento di forma degli olandesi, primissimi anche in Eredivisie.
Dopo la vittoria di misura del Feyenoord all’andata, José Mourinho inizialmente lascia in panchina Paulo Dybala acciaccato e va in campo con una squadra molto abbottonata, con Wijnaldum avanzato e tanti muscoli per cercare di prevalere sulla grinta del Feyenoord. Il risultato è un po’ diverso da quello previsto: la squadra della Capitale non crea poi tanto, rispetto a molte altre volte, tenta semplicemente di dominare il gioco con i nervi ancor prima che con la tecnica e, quindi, di tenere schiacciati gli olandesi nella loro metà campo per innescare gli attacchi. Allo stesso modo, anche il Feyenoord riesce a innescare i giocatori di maggiore qualità solo a folate e il primo tempo finisce con il risultato di 0-0. Al 32esimo del primo tempo, comunque, Salvatore Foti, vice di Mourinho, viene espulso perché ha dato una manata a Gimenez che voleva prendere il pallone il più velocemente possibile per velocizzare il gioco. Era già stato espulso sia nel derby contro la Lazio, sia in Coppa Italia contro la Cremonese.
A inizio ripresa, i giallorossi cercano di fare di più e si riversano praticamente in massa nell’area avversario e alzando sia il baricentro della difesa, sia gli esterni, capaci di mettere in crisi i diretti avversari con degli uno contro uno puntuali e ficcanti. Al 60esimo questo sforzo paga: Leonardo Spinazzola torna protagonista nella partita più importante e scardina le linee difensive degli olandesi, portando i suoi in vantaggio. Come vi abbiamo accennato poco sopra, il lavoro dei laterali è diventato nella seconda parte di gara e ancora con alcune importanti pagine da scrivere. Ora i conti sono pareggiati e tutto è in gioco per la qualificazione. Poco dopo il 70esimo finisce la partita di Idrissi, uno dei talenti più pericolosi del Feyenoord e, al suo posto, entra Igor Paixao. Sembra quasi una mossa disperata, un’ammissione di paura, ma il cambio si rivela corretto, perché lo stesso Idrissi fino a quel momento è parso impalpabile, mentre Paixao riesce puntualmente a puntare i difensori di Mourinho e creando anche qualche pericolo di troppo dalle parti di Rui Patricio.
La Roma, però, schiaccia gli avversari nella loro metà campo cercando di arrivare alla rete che varrebbe la qualificazione. Ci prova Stephan El Shaarawy, uno di quelli che in questa partita ha dato tutto sia fisicamente, sia mentalmente, con una grande azione personale, ma il tiro dell’italiano non sfonda il muro degli olandesi. Al 74esimo, Mourinho capisce di aver bisogno di forze e qualità fresche per tentare di portare a casa il bottino pieno e allora mette in campo Dybala per Zalewski, ma anche Abraham e Ibanez al posto di Belotti e Llorente. Al 77esimo, la Roma riesce ad andare in vantaggio: Cristante segna su assist di Abraham, ma il bomber inglese ha spinto e la rete viene annullata. L’incredulità e la frustrazione per essersi visti togliere una rete che avrebbe avuto un valore altissimo dominano sui visi dei calciatori giallorossi e della panchina, ma in realtà alimenta ulteriormente le speranze dei capitolini di credere davvero di poter superare un turno che si era messo male dopo la sconfitta dell’andata contro una delle squadre più in forma d’Europa nel suo torneo nazionale.
Si fa male anche Smalling e Mourinho è costretto a sostituirlo con Celik, in attesa di valutare le condizioni di uno degli uomini più importanti per Mourinho. Il problema, però, sembra di natura muscolare e questa non è un’ottima notizia all’alba del periodo più difficile dell’intera stagione. All’80esimo, arriva la doccia fredda per i padroni di casa: Paixao trova una deviazione essenziale in area di rigore e spiazza totalmente Rui Patricio. Il talento offensivo del Feyenoord che ha avuto l’approccio migliore alla partita dei suoi è riuscito, anche con una buona dose di fortuna, a fare ciò per cui il suo allenatore l’ha mandato in campo. Lo stadio Olimpico per un attimo è zittito, gelato e a un passo dall’eliminazione. Uno a uno e così la qualificazione torna in Olanda. La Roma ci prova, ma manca sempre qualcosa nell’ultimo passaggio. Anche pochi istanti, però, la squadra carica anche lo stadio e continua ad attaccare in maniera folle per ritrovare un gol che spedirebbe entrambe le squadre al purgatorio dei supplementari e con le poche forze rimaste a disposizione.
Al 90esimo la partita cambia ancora e con il colpo del campione: Dybala in area di rigore è autore di una giocata impressionante. Lo stop è magnifico con il destro, con il mancino invece arriva un colpo secco sul secondo palo che non lascia scampo al portiere avversario. Un gol che fa impazzire anche i social e anche chi non sta seguendo solo la partita, in generale chi ama il calcio nella sua declinazione più pura e che in molti assimilano a quello realizzato contro la Lazio con la maglia della Juventus, e anche in quel caso è rimasto nella storia. Ora il punteggio è sul 2-1, ma per davvero, e la Roma cerca di attaccare per eliminare subito gli olandesi. Al 93esimo, l’Olimpico è a un passo dall’esplodere: Dybala si libera nello strettissimo e calcia in porta, ma l’estremo difensore riesce a neutralizzare la conclusione. Al 95esimo, c’è un’altra mischia clamorosa nell’area di rigore che si conclude con rimpallo pericoloso con la testa di Abraham. L’arbitro fischia tre volte e decreta i tempi supplementari.
Alla ripresa, la partita si gioca molto a centrocampo e il match si riempie di contrasti. Dybala subisce un colpo, ma si rialza poco dopo. Nella stessa azione, si fa male anche Pellegrini dopo un pestone, poi recupera. Un minuto dopo, arriva la più grande occasione per il Feyenoord, ma da pochi passi Gimenez spreca con il mancino. In questa fase, fanno meglio gli olandesi, ma non riescono a capitalizzare la mole di gioco creata. Allora esce ancora la Roma: Dybala ci prova ancora con un tiro a giro dalla distanza, ma il portiere devia in calcio d’angolo. Nell’azione successiva, i giallorossi colpiscono un altro palo, il secondo della serata. Su calcio d’angolo dalla sinistra, Ibranez colpisce di testa, ma il legno lo blocca. Abraham da pochi passi non riesce a ribadire in rete.
Ora le squadre sono stanche e si aprono, con la partita che diventa molto più aperta ai gol, da una parte e dell’altra. Il possesso palla, però, è soprattutto giallorosso e con la Joya che sembra tarantolata sulla trequarti. Al 101esimo, la Roma trova la zampata decisiva di El Shaarawy per la qualificazione: l’esterno sfrutta un ottimo assist di Abraham e conclude una grande azione per il gol del 3-1. L’esultanza dello stadio è impressionante per intensità ed emozione: in questo momento la Roma è in semifinale di Europa League. Al 104esimo, Dybala può provarci ancora a campo aperto con il Feyenoord che ora ci prova forte per rimettere in piedi la qualificazione, ma l’argentino viene recuperato e l’azione si perde. Due minuti dopo, la Roma va a un passo dal 4-1: Mancini offre un grande assist per Abraham che spreca, ma l’inglese è in fuorigioco. Termina il primo tempo supplementare e la sensazione è che i padroni di casa ne abbiano di più dei loro avversari.
Il Feyenoord non si arrende e cerca di mischiare le carte con un triplo cambio: entrano in campo Lopez e Dilrosun al posto di Hartman e Trauner. Anche Mourinho opera un cambio con Kumbulla che entra al posto di un El Shaarawy stremato. Dybala inizia a perdere anche un po’ di tempo e viene ammonito. Al 108esimo, la Roma è un passo dal chiudere definitivamente la partita e ce la fa: Dybala lancia Abraham e arriva il gol di Pellegrini, ma l’inglese viene fermato per fuorigioco. Al Var, però, la posizione di inglese viene verificata ed è regolare. Ora il capitano, al quarto gol della sua Europa League, porta vicinissima la squadra giallorossa dalla qualificazione e con due reti di distacco. Nel finale viene espulso Gimenez, protagonista nell’episodio con Foti nel primo tempo, per un intervento terribile su Mancini. Gli ultimi attacchi del Feyenoord fanno solo il solletico ai diretti avversari: la Roma va avanti e si qualifica in semifinale dove sfiderà il Bayer Leverkusen. E già questo è un grande risultato per le nostre squadre italiane.
Lo è soprattutto per la Roma e Mourinho che hanno dato ancora una volta la massima espressione del loro cinismo e della loro grande compattezza in campo. Viene da dire quasi peccato, a voler guardare il bicchiere mezzo pieno, per come i giallorossi interpretano la maggior parte delle partite, prestando un’attenzione estrema alla fase difensiva e poi attaccando solo con gli spiragli dei singoli e in contropiede. La Roma, invece, nel ritorno contro il Feyenoord, ha dimostrato come, quando c’è bisogno, sa anche come interpretarla in avanti la partita, lasciando i difensori uomo contro uomo alle spalle, innescando una fase offensiva importante che parte dagli esterni e poi torna al centro per fare male e alzando di tanto il baricentro della squadra rispetto alle solite medie.
È chiaro, poi, che a prescindere dalla mentalità data, dalla voglia di non mollare mai e dalle pieghe che prende una partita, la differenza sono in grado di farla i campioni e, in questo caso, Dybala. La Joya è arrivato dopo pochi mesi già alla sua massima espressione affettiva e tecnica con la maglia della squadra della Capitale. Oggi, praticamente con una gamba sola dopo il fastidio muscolare patito, è entrato in campo con una grinta, una qualità e un’abnegazione che si vede di rado anche nei massimi campi d’Europa e che non può che essere un’anticipazione di quello che sarà il futuro.
Ora Paulo è felice, ha ritrovato la serenità, la fiducia e di conseguenza anche un ottimo rapporto con l’allenatore, che l’ha messo al centro del progetto dalla metà campo in su. Oggi è entrato e ha stravolto la partita come riesce a pochi e come lui ha dimostrato di saper fare anche con la maglia della Juventus, in altri modi e altri tempi. È questo il modo giusto di andare oltre anche agli acciacchi fisici, ai muscoli fragili e alle critiche che in passato ha subito e ingiustamente fino all’addio a parametro zero.
Vedere un calciatore così felice e così fondamentale per la sua squadra a certi livelli non può che farci pensare che alla fine una soluzione verrà trovata per la sua permanenza al termine della stagione. Non c’è clausola di rescissione che tenga, non ci sono corteggiamenti di altre big: Dybala e la Roma andranno avanti insieme, perché è giusto così e perché tutto il resto, a questo punto, sarebbe un compromesso. Intanto, Mourinho dimostra di essere ancora il Mourinho, quello vero, non concede la rivincita ai diretti rivali, gli stessi dello scorso anno in Conference League e torna tra le prime quattro, con la speranza che contro il Bayer Leverkusen il cerchio possa stringersi ulteriormente e indicare la strada giusta per il successo. Quella che dal suo arrivo in panchina è stata sicuramente imbeccata.
SPORTING-JUVENTUS 1-1 – La Juventus suda un po’, ma alla fine ce la fa a superare il turno contro lo Sporting. Si tratta di un risultato importante in un momento fondamentale della stagione e poche ore dopo che la Vecchia Signora ha momentaneamente recuperato 15 punti in classifica in Serie A che è comunque meglio di prima.
Sul campo c’è da difendere il vantaggio dell’andata e, quindi, difendersi, saper soffrire e poi ribaltare la partita in contropiede, di fronte a chi alla vigilia, pur rispettando l’avversario, aveva sottolineato di crederci e fortemente alla rimonta. L’ha fatto anche affermando di sapere per bene come giocano i bianconeri e con tutte le motivazioni del caso. Effettivamente, lo Sporting è una brutta gatta da pelare per la Juventus, pur essendo solo la terza forza del Portogallo e considerando che Benfica e Porto sono state fatte fuori dall’Inter in Champions League. Insomma, non si può pensare di ottenere un risultato diverso dal superamento del turno, anche per una questione di orgoglio, di pensiero positivo e di spinta, perché ora che la penalizzazione in Serie A è stata momentaneamente archiviata, di scuse non ce ne sono più per non esprimere il calcio che tutti si aspettano da inizio anno e che, in realtà, non è mai davvero arrivato.
I padroni di casa giocano bene, fanno girare il pallone e aspettano di fare male. La Juventus, però, se l’aspettava e riesce spesso a pungere i diretti avversari. Non ci vuole molto perché la partita si metta sui binari giusti: Adrien Rabiot va ancora a segno, confermando una verve realizzativa straordinaria e firma il gol del vantaggio. Il centrocampista francese è sicuramente una delle note più positive della stagione bianconera. Ha le medie realizzative di una punta vera, forse anche di più e soprattutto è un progetto riuscito da Allegri, uno di quelli che ormai scende sempre in campo e si fa valere in tutte le fasi, con le sue corse forti, le progressioni e anche i gol, probabilmente anche più delle attese di inizio anno.
I portoghesi, nonostante ora la qualificazione sembri lontanissima, si riversano in attacco a caccia del pareggio e lo trovano. L’arbitro assegna un calcio di rigore e Marcus Edwards non sbaglia. Con il passare dei minuti, però, e soprattutto nel secondo tempo, vanno scemando i tentativi dello Sporting, che gli ospiti comunque sembrano controllare bene, ed emergono le qualità difensive della Juventus. Praticamente, nella ripresa, la squadra di Massimiliano Allegri non subisce nulla e porta a casa un obiettivo storico, eliminando la squadra che ha tolto dal novero l’Arsenal. Al 71esimo, il tecnico livornese decide che è l’ora di chiudere la partita di Vlahovic, ma comunque non arretra e sceglie di schierare Arkadiusz Milik. Anche stavolta, il bomber serbo, a parte un paio di tentativi a inizio secondo tempo, non è riuscito a lasciare il segno in zona gol. È incredibile come questo calciatore, che per lunghi tratti sembrava la punta in grado di spaccare l’Europa e sicuramente la Serie A, ora sia costantemente solo, quasi incompreso, al centro dell’attacco a sgomitare senza fortuna, poi costretto in una fase difensiva e di pressing che gli sta particolarmente stretta.
Non è l’unico a uscire, perché Allegri mette in campo anche Federico Gatti e Paul Pogba, al posto di Gleison Bremer e Fabio Miretti. Forze fresche fondamentali in difesa e a centrocampo per blindare il risultato e la qualificazione. A questo punto, lo Sporting ci prova e cercando di smuovere la Juventus dal punto di vista difensivo, ma non riesce nell’intento. I portoghesi cercano gli attacchi finali, ma non riescono più a passare e la Vecchia Signora vola direttamente in semifinale dove troverà il Siviglia. Una partita dal fascino incredibile e in cui si sfida la storia dell’Europa League con una squadra che in Italia si è conquistata una bella fetta di tradizione e di coppe. Insomma, sarà un appuntamento da non perdere, come non sono da perdere tutte le semifinali, ma forse stavolta un po’ di più.
Per quanto riguarda tutte le altre, è da segnalare il trionfo proprio degli spagnoli contro il Manchester United. I Red Devils, infatti, vengono sconfitti con il risultato di 3-0 e vengono eliminati, a sorpresa, dalla competizione, ma per mano di una squadra che questa competizione ce l’ha nel dna. Bene anche il Bayer Leverkusen che non soffre mai, approccia molto bene la partita e alla fine batte per 1-4 i Royal Union. Le semifinali designate sono, quindi, Roma-Leverkusen e Juventus-Siviglia.
SIVIGLIA-MANCHESTER UNITED 3-0 – Non c’è spazio per le congetture, in una partita che vede contrapporsi due squadre che in tempi, modi e composizioni diverse ha scritto la storia d’Europa. L’andata aveva lasciato intendere quanto un match del genere potesse essere imprevedibile e aperto a qualsiasi tipo di risultato. Giusto per rinfrescarvi la memoria, i Red Devils si erano messi subito sulla via giusta per il superamento del turno con un doppio vantaggio che lasciava poco spazio all’immaginazione di qualcosa di diverso. Dall’altra parte, però, c’era il Siviglia e questo molto spesso è essenzialmente garanzia di spettacolo, ma soprattutto di non mollare mai la preda e avere gli occhi fissi sull’obiettivo.
E, infatti, gli andalusi hanno iniziato ad attaccare a testa bassa e hanno centrato un 2-2, anche grazie ad alcuni errori clamorosi da parte dei diretti avversari che ha rimesso tutto in discussione, anzi un po’ di più verso la Spagna. Il match di ritorno inizia in maniera praticamente opposta rispetto a quello che era successo all’andata. Il Siviglia impone subito ai suoi avversari un ritmo forsennato per cercare di portare la qualificazione dalla sua parte e ben presto riesce nell’intento. Già all’ottavo minuto, infatti, En Nesyri riesce nell’intento di gonfiare la rete, su assist di Erik Lamela.
Il Manchester United tenta di mettere in piedi una reazione immediata, ma viene immediatamente affossato dagli intenti dei padroni di casa, bravi a chiudere tutti gli spazi, ma anche a palleggiare e ad affondare il colpo accerchiando la retroguardia dei Red Devils. Al 29esimo minuto, però, devono fare a meno di Marcao che viene prontamente sostituito da Suso. In realtà, il copione complessivo della partita non cambia, tanto che al 41esimo il Siviglia trova anche il 2-0, ma viene annullato al Var. La rete di Ocampos, infatti, viene frenata dalla tecnologia per fuorigioco. Il Manchester United tira un sospiro di sollievo e va a riposo con un risultato negativo, ma di misura e che potrebbe essere ribaltato negli ultimi 45 minuti del doppio confronto.
Tutti a inizio secondo tempo si aspettano che le cose vadano diversamente e che finalmente gli inglesi si possano riversare nella metà campo avversaria, facendo valere la maggiore fisicità e il talento dei singoli. In realtà, le cose vanno, un po’ a sorpresa, nel verso opposto: dopo solo due minuti, infatti, il Siviglia trova il raddoppio e lo fa con Bade, abile a raccogliere e capitalizzare al massimo, l’assist di un infinito Ivan Rakitic, ancora capace di incidere a certi livelli.
Solo a questo punto, arriva una vera e propria reazione da parte degli ospiti che hanno bisogno di due gol per raggiungere almeno i tempi supplementari. A prevalere, però, è comunque la forza del Siviglia che sa soffrire, anzi forse si esalta pure, e alla fine, quando le speranze stavano svanendo minuto dopo minuto, trova anche il 3-0 che è il marchio finale su una prestazione da favola. A trovare la rete è ancora En Nesyri che, quindi, si conquista il diritto di essere il protagonista della serata. Riassumendo ai massimi livelli: il Siviglia batte con un complessivo 5-2 tra andata e ritorno il Manchester United e vola direttamente in semifinale dove dovrà sbarazzarsi della Juventus per accedere alla finale di Europa League. E, quest’anno molto più che in altri, non era affatto scontato.
UNION SG-BAYER LEVERKUSEN 1-4 – Tra i tedeschi e i belgi è arrivata la resa dei conti dopo un’andata che ha mostrato le caratteristiche di entrambi e soprattutto la determinazione di arrivare al successo in questa stagione. La sfida in programma e che fin dalle sue prime battute si prospettava una di quelle più spettacolari per la mentalità offensiva che caratterizza entrambe è la sintesi della qualità e della cattiveria agonistica.
Di favorite non ce ne sono di sicuro, visto che i padroni di casa si sono guadagnate turno dopo turno il titolo di underdog della competizione e chiunque abbia scommesso contro di loro alla fine ha sempre perso. Il Leverkusen, invece, è un club storico, uno che in passato ha abituato a sorprendere anche in Champions League, anche se in tempi diversi, soprattutto una di quelle squadre che, per come si muove dalla metà campo in sua, merita di arrivare a ogni successo, ma questo è una parere che rientra in una prospettiva puramente estetica del calcio.
Ma bando alla filosofia ed entriamo nel cuore di una partita che ha tante cose da dire anche nel rettangolo da gioco. In realtà, le cose si mettono subito alla grandissima per gli ospiti. Passano, infatti, solo pochi minuti e sono esattamente due quando Moussa Diaby firma il gol del vantaggio. Anche se tutto sembra in discesa, l’Union rientra immediatamente in partita, sicuramente dal punto di vista del gioco e della prestazione. I belgi manovrano bene il pallone davanti ai tifosi amici e quindi con la spinta del proprio pubblico, creando anche diverse occasioni da gol con tiri dalla distanza o con attacchi ben contenuti dai tedeschi.
Allora, ne approfitta, con una buona dose di cinismo e con una maggiore capacità di creare palle rete nitide, ancora il Bayer Leverkusen. Al 37esimo, infatti, Mitchel Bakker gonfia ancora una volta la rete e fissa il punteggio sullo 0-2. È probabilmente la marcatura più importante del match, perché aumenta il divario tra le due parti in causa e cambia inevitabilmente gli equilibri per la qualificazione, nuocendo anche alla fiducia dei padroni di casa. All’inizio del secondo tempo, la prestazione dell’Union inizia con lo stesso piglio che ha contraddistinto l’intera gestione della competizione per i padroni di casa. Anche qui, però, l’aggressività dei belgi viene soppressa da un’altra doccia fredda, quella ancora una volta recapitata dai tedeschi. Dopo quindici minuti esatti dall’inizio del secondo tempo, infatti, arriva anche il tris, questa volta firmato da Jeremie Frimpong.
A questo punto della partita, i tifosi nel settore ospite sembrano già pronti a festeggiare la qualificazione per la semifinale, ma l’Union non ha affatto intenzione di uscire dalla partita e dall’Europa League. Quattro minuti dopo, infatti, con i belgi tutti proiettati in attacco, arriva il momento dell’1-3 che accorcia le distanze e che viene firmato da Casper Terho. Non basta ancora e allora i padroni di casa continuano ad attaccare e con la necessità di trovare ancora altre due reti almeno per vivere ancora un sogno che nessuno sembra voler mollare con l’obiettivo sempre più vicino.
Dopo un quarto d’ora di denti stretti, ma anche di contropiede e di visione in avanti che non passa mai in secondo piano per alcuni club, a pochi minuti dal triplice fischio, arriva anche il gol che blinda definitivamente la qualificazione e fa iniziare la festa per gli ospiti. Adam Hlozek, infatti, gonfia per la quarta volta nella partita la rete alle spalle del portiere dell’Union e fissa definitivamente il risultato sull’1-4. Non se l’aspettavano in molti e per il Bayer Leverkusen è comunque un successo storico. Nel prossimo turno ci sarà la Roma e i giallorossi dovranno stare molto attenti al gioco e agli intenti offensivi dei tedeschi, ma per i ragazzi di Mourinho, a questo punto, nulla è impossibile già in partenza. Ma ora vale anche per gli avversari.
La Fiorentina affronterà in semifinale di Conference League il Basilea. L’AZ Alkmaar, che aveva eliminato la Lazio agli ottavi, se la vedrà contro il West Ham
La Fiorentina di Vincenzo Italiano era l’unica italiana ai quarti di finale di una competizione europea che non aveva una compagna della Serie A. La Lazio di Maurizio Sarri, infatti, ha abbandonato la Conference League nel turno precedente, contro l’AZ Alkmaar – che per altro è arrivata in semifinale ribaltando il risultato dell’andata, ai rigori, contro l’Anderlecht -, e lo ha fatto da retrocessa dell’Europa League. Insomma, come è arrivata la Viola, è tornata a essere anche in questi quarti che ha saputo superare con brillantezza, almeno nella partita in Polonia, e anche un po’ di timore, specie nella gara dell’Artemio Franchi, casa loro.
FIORENTINA-LECH 2-3 – Brivido perché il Lech, difficilmente da quello che si credeva, non è venuto in Italia ad ammirare la bellezza del David di Michelangelo messo di fronte a quella meraviglia architettonica che è Piazza della Signoria, è venuto per dare non poco filo da torcere a una squadra che non perdeva, tra campionato e coppe – e anche di tutti i generi, considerato che si sta giocando anche una finale del torneo internazionale, e un piede ce l’ha già a Roma, salvo sorprese, chiaro -, dall’11 febbraio, dalla partita contro la Juventus, che ora è tornata terza dopo che il Collegio di garanzia del Coni ha deciso di toglierle la penalizzazione di 15 punti, e poi chissà. Una squadra che, forse, è stata troppo tranquilla di aver già archiviata la pratica la settimana prima. Eppure in Europa nulla è scontato, neanche che non si riescano a recuperare tre gol di scarto per andare a giocarsela quantomeno ai supplementari.
Dallo psicodramma di un extra-time, che avrebbe affaticato ancora di più una squadra che è quella che, in Italia, al momento ha dovuto affrontare più partite di tutte – è stato Riccardo Sottil a risollevarla al 78esimo, dopo che dal 65esimo, con il raddoppio dei polacchi su rigore con Kristoffer Velde, e lo 0-3, quattro minuti più tardi, di Artur Sobiech, era stato buio e lotta. Tredici minuti intensi in cui si è tirato un sospiro di sollievo quasi, ma che non hanno deconcentrato la Fiorentina dall’obiettivo che in realtà è sempre stato arrivare in semifinale, e quindi la firma sul match, nonostante la sconfitta, al 92esimo ce l’ha messa anche Gaetano Castrovilli, entrato al posto di Giacomo Bonaventura al 70esimo. Si tratta di un successo importantissimo per la Viola che, a questo punto, potrà giocarsi due semifinali in due competizioni diverse e con grosse possibilità, in entrambi i casi, di centrare la finale. Insomma, nonostante le tante difficoltà per la squadra di Italiano, la stagione sta assumendo proporzioni storiche e non era affatto semplice, anche se il tempo della festa ancora non è arrivato, non del tutto.
NIZZA-BASILEA 1-2 (d.t.s.) – Tra le prime dodici squadre d’Europa, quindi, ci sono anche loro, gli uomini di Italiano, che continueranno a portare alta la bandiera e lo faranno contro il, . Ad aprire le danze, subito ci pensa Gaetan Laborde, con assist di quel Aaron Ramsey che la Juventus non ha saputo valorizzare, nonostante i milioni di ingaggio, a portare avanti i padroni di casa, che al 86esimo hanno ricevuto una doccia gelata, di quelle che fanno male, perché Jean-Kevin Augustin, su assist dell’ex Roma Riccardo Calafiori, pareggia i conti e manda tutti ai supplementari.
Se durante i canonici 90 minuti la doccia era stata gelata per i francesi del Nizza, al 98esimo la partita si trasforma in un incubo per il gol di Kasim Adams che manda per la seconda volta in vantaggio i suoi dopo i dodici minuti della gara di andata. Sono i minuti che più contano, però, quelli di ora perché valgono una semifinale, anche nella bellissima Firenze.
AZ ALKMAAR-ANDERLECHT 3-0 (d.c.r.) – Ecco, tornando al tecnico della Fiorentina, chi dovrà studiare, magari, ancora, sicuramente una sarà la squadra che ha battuto i biancocelesti, dicevamo. Quegli olandesi che sono quarti in classifica in Eredivisie, alle spalle di un Feyenoord che per due volte di fila, soprattutto dopo la finale dell’anno scorso di Conference League, è stato sconfitto dalla Roma, di un Ajax mai troppo brillante (e lo sa anche il Napoli, questo), e del PSV, quegli olandesi, soprattutto, che sono riusciti a ribaltare, in casa loro, davanti al proprio pubblico, un risultato che non era facile ribaltare (per questo chiedere a Chelsea, e Benfica soprattutto), soprattutto in soli 13 minuti, 13. Con lo stesso marcatore, Vangelis Pavlidis, al quinto minuto su rigore e poi su azione, che aveva segnato anche contro la Lazio, all’andata allo stadio Olimpico e al ritorno.
Serviva, però, qualcosa di più rispetto a quelle due reti, però, e serviva soprattutto all’Anderlecht, che ha retto fino ai rigori, e poi alla batteria ne ha troppi, prima con Jan Vertonghen, poi con Killian Sardella, e alla fine sarà l’AZ Alkmaar a giocarsi la semifinale con il West Ham.
WEST HAM-GENT 4-1 – Perché gli inglesi di Gianluca Scamacca, ma senza il bomber ex Sassuolo che è stato operato pochi giorni fa, hanno archiviato la pratica Gent, quarto in classifica in Belgio, in otto minuti, dopo che per almeno 135 avevano fatto crede agli uomini di Hein Vanhaezebrouck che ci fosse competizione. All’andata, infatti, finì con un pareggio, il primo tempo pure, grazie alle reti prima degli ospiti con Hugo Cuypers, e poi di Michail Antonio (che non segnava dal 9 marzo, era sempre Conference League, e si è anche concesso una doppietta per l’occasione). Poi, è bastato Lucas Paqueta su rigore e poi quello di Declan Rice, e il secondo del giamaicano per archiviare per davvero la pratica e le speranze dei belgi. La Premier League, quindi, porta due squadre tra le prime dodici, il Manchester City e il West Ham, e noi della Serie A, con meno soldi per i diritti televisivi e sempre bistratti, quattro, e c’è stato anche un confronto diretto. E un po’ orgogliosi, almeno a questo punto, ci meritiamo anche di esserlo.