La situazione a Israele è complicata e mostra una doppia crisi ovvero quella interna, politica e sociale che si contrappone a quella internazionale contro la Palestina che sta destabilizzando nuovamente il Medio Oriente. Il governo Netanyahu procede con le discussioni delle riforme che hanno portato centinaia di migliaia di cittadini israeliani in piazza contro il governo appoggiati da opposizione politica e riservisti militari, che si sono uniti alle numerosissime categorie di lavoratori che hanno deciso di non rinunciare alla democrazia di Israele e pertanto hanno scelto di difenderla manifestando.
Un’escalation di tensione che sta attanagliando Israele e che mostra uno dei momenti più complicati della storia del Paese. Nonostante la pressione internazionale, durante la notte sono stati attuati attacchi mirati verso la Cisgiordania e più precisamente nei campi profughi di Nablus e Jenin e a causa di ciò si è scatenato nuovamente l’inferno. Sono emersi attacchi reciproci violenti, che hanno provocato molti morti soltanto dall’inizio dell’anno e si parla di 200 palestinesi nello scorso anno contro 40 cittadini israeliani.
La crisi interna ad Israele e la protesta contro la riforma giudiziaria
Proprio in queste ore si sta nuovamente discutendo alla Knesset della proposta del governo Netanyahu riguardo alla riforma giudiziaria, che getterebbe il potere della Corte Suprema nelle mani della classe politica israeliana e, anche, la nomina dei giudici verrebbe quasi completamente consegnata all’ambito politico e, pertanto, l’opposizione politica di Netanyahu unita alla popolazione, che racchiude innumerevoli differenti categorie di lavoratori, hanno deciso di combattere per non vedere minata la propria nazione è intaccata la democrazia d’Israele.
Da oltre undici settimane il popolo israeliano ha dimostrato il proprio dissenso contro la riforma giudiziaria proposta dal ministro Levin. La riforma ha ricevuto anche una controproposta del presidente israeliano Herzog, il quale ha chiesto alla coalizione e all’opposizione di trovare un accordo prima che avvenga una guerra civile che, secondo il capo di Stato, è molto vicina se non si ha attuano azione concrete.
La coalizione e i ministri di Netanyahu hanno sollevato il caos, sia interno che esterno al paese, e nonostante siano state avanzate 2500 riserve contro la riforma i ministri stanno procedendo nella lettura e al successivo voto sul disegno di legge. Una discussione importante è stata fatta in merito al controllo delle nomine giudiziarie, alla quale l’opposizione politica si contrappone fortemente e duramente e cerca, pertanto, di ritardare il più possibile il voto per evitare di vedere manipolate dai politici le nomine dei giudici.
Rothman ha riferito che i cambiamenti attuati all’attuale disegno di legge riequilibrano il volere globale ma non cambiano la sostanza. Il consulente legale della Knesset Afik ha scritto questa mattina in una lettera alla commissione che non esistono problematiche sulla procedure generali della commissione e le pressioni su rotman sono avvenute affinché si creasse abbastanza tempo per permettere all’opposizione di presentare ulteriori riserve contro la nuova bozza piuttosto che votarlo oggi come previsto. Non è ancora chiaro se il disegno di legge arriverà al voto nella giornata di oggi martedì 21 Marzo.
Emerge anche che numerosi direttori bancari ma anche alti dirigenti d’azienda e imprenditori hanno chiesto al primo ministro Netanyahu di fermare la revisione del governo che trasformerà Israele in una dittatura. La lettera è stata firmata dall’Isrsel business forum, che include i capi delle maggiori aziende di successo del paese nonché i dirigenti delle cinque banche principali.
Il documento riporta esattamente che: “Vi chiediamo di fermare immediatamente le mosse legislative previste, prima tra tutte la legge per cambiare il comitato per la selezione dei giudici.”
I professionisti aggiungono anche che: “questa legge danneggia gravemente il sistema legale mina le fondamenta della democrazia basata sulla separazione dei poteri e sull’indipendenza del sistema legale virgola e trasforma Israele in una dittatura. Questa mossa danneggerà seriamente l’economia israeliana e virgola Oltre a ciò, danneggerà la società israeliana nel suo insieme, la sua, la sua sicurezza e i suoi valori.”
È emersa anche una dichiarazione dell’Institute for National Security studies che è alquanto inusuale e unica nel suo genere. L’istituto riferisce che la riforma se attuata: “danneggerà seriamente il funzionamento dell’IDF, ridurrà la capacità di Israele di affrontare i suoi nemici, mette in pericolo le relazioni con gli Stati Uniti e va a sabotare l’economia”.
Ovviamente si tratta di uns situazione che sta tenendo banco su tutti i media internazionali e l’intervento razzista attuato dal ministro delle finanze bezalel Smotrich, che affermato nella conferenza a Parigi, effettuata questa settimana, che la Palestina non esiste e ha parlato mostrando anche una mappa del ‘grande Israele’ includendo anche i territori della Giordania e della Cisgiordania.
Sono arrivate a seguito dell’intervento razzista ovviamente critiche internazionali da Stati Uniti e dalle Nazioni europee, in quanto si tratta di un’affermazione pronunciata da un ministro che non ritenuta consona al suo ruolo e che è una promozione gratuita all’odio che non può essere tollerata.
Ovviamente sono arrivate le condanne dei paesi islamici come per esempio Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar che hanno condannato le parole di Smotrich duramente e dimostrato il malcontento in maniera decisa. La dichiarazione Saudita e riferisce che le parole pronunciate dal ministro israeliano sono: “razziste, false e promuovono un discorso di odio e violenza e danneggiano gli sforzi per raggiungere la pace.”
Il ministero degli esteri degli Emirati si è rivolto contro la mappa e anche contro le osservazioni fatte dall’israeliano e ha sottolineato la necessità di: “affrontare i discorsi di odio e di violenza.”
Il ministero degli esteri del Qatar invece ha condannato le azioni sottolineando soprattutto la negazione dell’esistenza del popolo palestinese e l’utilizzo sconsiderato di una mappa che includa nel territorio israeliano ha anche Giordania e Palestina.
Le parole di Levin e la delicata questione palestinese
Il ministro della Giustizia Levin è stato il principale architetto della revisione giudiziaria del governo e, proprio oggi, ha voluto mettere in guardia l’Alta Corte di Giustizia in merito alla possibilità che decida di respingere la nuova proposta della coalizione, che punta a consolidare il proprio controllo sulla selezione dei giudici compresi i componenti dell’Alta Corte.
Levin ha spiegato che l’intervento del tribunale, qualora avvenisse l’ipotesi della abbattere la normativa una volta approvata, sarebbe: “del tutto ingiustificato punto secondo me segnerebbe l’attraversamento di ogni linea rossa punto di certo non lo accetteremo.”
Levin ha spiegato a Channel 14 che sono stat3 apportate direttamente delle modifiche nella serata di domenica e anche lunedì, ma anche che hanno cercato di affrontare le preoccupazioni sorte e le criticità emerse, secondo cui la proposta porterà Israele a una crisi costituzionale e, dopo aver vagliato ogni eventualità, ha specificato che tutti i timori si dovrebbero placare in quanto la misura non mina e non destabilizza la democrazia israeliana.
L’opposizione ribadisce che il disegno di legge mette fine all’indipendenza giudiziaria ed è l’inizio della fine della democrazia di Israele e, anche, un viceprocuratore ha avvisato che la proposta, nonostante sia stata aggiustate e sistemata, non ha superato la preoccupazione dei critici e degli analisti e andrà a politicizzare il sistema giudiziario danneggerà gravemente la sua indipendenza e la fiducia del pubblico in esso.
Il Likud ovvero il partito di Benjamin Netanyahu è convinto nel completare l’intero pacchetto dei riforma e ha precisato che: “approveremo la legge sul comitato giudiziario di selezione prima della fine di questa sezione punto tra meno di due settimane ci troveremo in una situazione completamente diversa per quanto riguarda il sistema giudiziario.”
Oltre alla questione politica che sta complicando la situazione israeliana emerge, anche, il contrasto con le fazioni palestinesi e israeliane, che ha visto un incremento della violenza notevole, dopo le provocazioni attuate dalle forze di sicurezza israeliane e dal ministro Ben Gvir, che hanno portato alla ripresa degli attacchi reciproci mirati e si scorge nuovamente per le strade morte e distruzione, che sta mettendo in crisi la popolazione già colpita da una profonda crisi e che, ora, non può continuare ad avere una quotidianità serena in quanto gli attacchi anche tra gruppi di civili palestinesi e israeliani attuati nelle strade delle città continuano ad aumentare in maniera esponenziale.
Per l’operazione Break the Wave le forze dell’IDF hanno attaccato questa notte i territori in Cisgiordania, per effettuare nuove operazioni con lo scopo di eliminare terroristi presenti nella zona. Una pericolosa escalation di violenza che ha preoccupato e preoccupa tuttora le autorità internazionali, che hanno necessitato dell’intervento di delegazioni esterne come Stati Uniti e Nazioni Unite per riportare equilibrio in Medio Oriente.
Sono stati effettuati anche due incontri storici tra funzionari palestinesi e israeliani, nel giro di poche settimane di distanza l’uno dall’altro. La prima riunione è stata effettuata in Giordania ad Aqaba, ma nonostante i buoni propositi sulla carta, la realtà dimostrò invece soltanto poche ore dopo un nuovo attacco hawara e il proseguimento della faida cittadina.
Domenica invece è stato attuato un vertice a Sharm El Sheikh tra autorità egiziane, statunitensi, israeliane, palestinesi e giordane nel quale si è parlato innanzitutto della sicurezza da attuare nelle prossime settimane in quanto il Ramadan e la Pasqua Ebraica quest’anno si sovrappongono e pertanto la possibilità e l’eventualità di attacchi mirati proprio nelle giornate festive è altissima.
Una situazione quella di Israele che preoccupa enormemente il capo di Stato Herzog che crede che il paese sia a un passo da una guerra civile che porterebbe al paese nella disperazione più totale dopo anni di lotte per conquistare identità e democrazia.