Una vettura dal marcato carattere sportivo, un nome rimasto nel cuore degli appassionati, inglesi e non. Aggiungiamo un film intrigante di una serie al vertice dell’immaginario popolare cinematografico e otteniamo una miscela decisamente interessante. E’ il risultato dell’incontro fra la Lotus Esprit e il film di 007 “La spia che mi amava“.
Questa pellicola uscì nel 1977. Il titolo inglese è letterale, The Spy Who Loved Me. Decimo episodio della serie dedicata all’agente segreto britannico inventato dai romanzi di Ian Fleming, è il terzo in cui James Bond viene interpretato da Roger Moore.
La trama è particolarmente assurda ma avvincente. Karl Stromberg (l’attore Curd Jürgens) è uno scienziato pazzo da legare ma pieno di soldi. Costruisce un’enorme base, chiamata Atlantis, sul fondo del mare in Sardegna. Da qui sviluppa le sue trame per distruggere il mondo in una guerra nucleare, dopo la quale egli costruirebbe una nuova civiltà sottomarina. Per ottenere il suo scopo riesce a rubare due sottomarini, uno americano e l’altro sovietico, armati di missili balistici nucleari. Lanciando i rispettivi ordigni su New York e Mosca, innescherebbe la terza guerra mondiale.
Bond viene sguinzagliato dall’MI6 per ritrovare i missili. Si trova a collaborare, in modo più o meno forzato, con l’affascinante maggiore del KGB Anya Amasova, interpretata da Catherine Bach. Durante le mille intricate vicende del film, 007 si trova ripetutamente alle prese con uno scagnozzo di Stromberg molto inusuale: Squalo (Richard Kiel). Egli è un gigante alto 2.18 metri; ha dei vistosi denti d’acciaio che gli permettono anche di tranciare dei cavi dello stesso materiale. Soprattutto, sembra indistruttibile, nonostante Bond lo scaraventi in situazioni dalle quali nessun essere umano potrebbe sopravvivere.
La Lotus Esprit è l’auto in dotazione all’agente 007 per questo film. Contiene il solito apparato di congegni avveniristici e spesso implausibili. In una concitata scena d’inseguimento in una strada lungo la costa, in cui Bond e la Amasova fuggono da un elicottero, James si infila a tutta velocità su un molo. A pochi metri dall’inevitabile tuffo chiede ad Anya con perfetto aplomb inglese: “Sai nuotare?“. Ed ecco la Esprit immergersi, senza però affondare. Con tutta calma 007 armeggia con i comandi, ed ecco la bianca Lotus trasformarsi letteralmente in un sommergibile, con tanto di pinne.
La Lotus Esprit fu uno dei modelli di maggior successo della casa inglese fondata da Colin Chapman. La prima generazione, successivamente identificata come serie S1, venne lanciata nel 1976; fu questo il modello usato nel film.
C’è un perché della sportiva e spigolosa linea a cuneo: la prima Esprit fu infatti disegnata da Giorgetto Giugiaro, il quale in quegli anni prediligeva proprio questo stile. Il primo motore fu un quattro cilindri 2.0 a 16 valvole, il primo progettato direttamente dalla Lotus. Erogava 160 cavalli nella versione europea, 140 in quella americana (regole più severe sulle emissioni). Sembrano pochi? Ma la vettura pesava solo 1.000 Kg, perché le Lotus hanno la leggerezza impressa nel codice genetico. Queste caratteristiche, unite all’eccellente aerodinamica regalata da Giugiaro, permettevano a questa macchina di raggiungere 210 Km/h; non pochi in quegli anni. Soprattutto, la vettura venne sempre elogiata per le sue elevati doti di guidabilità sportiva, altra dote ereditaria di ogni Lotus.
Nel 1987 la Esprit fu completamente ridisegnata da Peter Stevens. Nel 1993 lo stile cambiò ancora, firmato da Julian Thomson. L’ultima serie uscita nel 2001 aveva un motore V8 da 349 cavalli. La Lotus Esprit fu prodotta in 10.675 esemplari fino al 2004: un risultato straordinario per un modello che aveva concorrenti come Porsche 911 e Ferrari 308.
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