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Sport

La lunga scia di polemiche dopo l’assegnazione del Pallone d’Oro

La cerimonia di premiazione per il Pallone d’Oro non ha lasciato tutti contenti, anzi. Nelle ultime ore, le polemiche sono impazzate, da calciatori direttamente interessati e non solo. Non tanto per la vittoria di Karim Benzema, che l’ha strameritato, ma per il risalto dato agli attaccanti rispetto agli altri ruoli, nonostante si parli di calciatori decisivi.

Karim Benzema – Nanopress.it

Karim Benzema ha trionfato e France Football l’ha premiato. Onore ai vincitori, anzi al vincitore, che a suon di gol pesantissimi e all’ultimo minuto ha trascinato il Real Madrid alla conquista della Champions League. Proprio lui, la spalla perfetta, spesso all’ombra ingombrante di Cristiano Ronaldo, Gareth Bale e di Lionel Messi, passando alla controparte. Eppure, anche quest’anno, c’è chi ha avuto da ridire e risponde al nome e cognome di Thibaut Courtois. E non solo lui.

La vittoria di Benzema ha accontentato (quasi) tutti alla cerimonia del Pallone d’Oro

Chi vince ha sempre ragione. Un modo di dire, quasi un proverbio, che fa scuola e che in tanti ritengono impeccabile, ma che sa di poco democratico e fastidioso, con quel che si saputello che provoca e serra le mascelle. Ma, in questo poco, c’è poco da essere invidiosi o ribattere, perché Benzema il Pallone d’Oro non l’ha meritato, di più e nessuno può dire il contrario.

Il bomber francese è stato punta di diamante di un Real Madrid non imbattibile, non perfetto, non indomabile, ma comunque vincente. Una squadra capace di ribaltare in rimonte folgoranti in pochi minuti il PSG, ed era già stato clamoroso, poi anche Chelsea e soprattutto Manchester City. Contro il Liverpool sembrava inevitabile che vincesse dopo una cavalcata del genere e così è stato, non per colpa dei Reds di Jurgen Klopp.

E Benzema era lì e l’hanno notato tutti. Di testa, su rigore, di destro e col mancino, ha segnato in tutti i modi possibili e quando contava di più, che i campioni fanno così e lui campione lo è sul serio, senza alti e bassi. Non ci sono dubbi: The Dream è quel mix di istinto puro, sagacia tattica e tecnica straripante che tutti gli allenatori vorrebbero. Con una personalità indomabile e straripante, tanto per non farsi mancare nulla.

Forse anche per questo in carriera ha spesso dovuto adattarsi a fenomeni di fatto e sulla carta ben più ingombranti. Pensate a tutto il lavoro sporco per Cristiano Ronaldo, gli spazi liberati, i gol e il lavoro per cucire il gioco. Insomma, Karim è uno che sa giocare, che aiuta la squadra e poi sa far male, malissimo agli avversari, smentendo quelli che pensano le cose non siano compatibili. E di trofei ne aveva già vinto tantissimi, ma sempre di squadra, e questo riconoscimento se l’è proprio meritato. Perché Benzema nel 2022 è stato il calcio, nel suo senso più puro e profondo, per la passione e ogni giro di palla che ne è scaturito, verso la porta e per i compagni. Sia chiaro, The Dream nella storia c’era già, perché non poteva non esserci, ma ora la sua importanza è anche legittimata. Perché è solo lui, unico e speciale, come dovrebbe essere ogni Pallone d’Oro.

E allora perché le polemiche? Perché l’onda lunga di sbuffi e dibattiti? Perché, ancora, quel senso di insoddisfazione che, vabbè, anche stavolta hanno votato male? Per la semplice e ferma convinzione che non conta solo chi vince, ma anche chi gli sta alle spalle. Conta la classifica e importano le modalità: Courtois ce l’ha ricordato e non possiamo dargli tutti i torti.

Lo sfogo di Courtois fa capire che bisogna pensare di più al calcio e meno ai frontman

All’avversione per il Pallone d’Oro ci siamo abituati, sia chiaro, ancora prima della nomina. Pensate a Robert Lewandowski, che nel 2020 avrebbe potuto vincerlo a mani basse e invece no, perché si era nel vivo della pandemia, dei contagi, dei lockdown e dei morti e France Football ha preso il lucchetto ed è andato in pausa per un anno, attirando anche diverse critiche, non assegnando la statuetta personale più ambita nel calcio.

Di recente, il bomber del Barcellona si è fatto sentire e ha detto a chiare lettere: “Benzema è probabilmente uno dei favoriti per vincere il Pallone d’Oro, sempre se non lo cancellano“. E in queste ultime quattro parole c’è tutta la frustrazione di uno dei calciatori più forti del mondo, che sapeva di essere a un passo dalla sfera che luccica di più e, invece, non ce l’ha fatta. Non per colpa sua, e anche in questo caso il bomber del Real Madrid non c’entra nulla.

Poi è arrivato il 17 ottobre e la storia si è scritta come sappiamo, con quell’uomo con gli occhiali un po’ hipster e un po’ nerd, con l’abito firmato ma non troppo, del popolo, e non poteva non dirlo, che è salito sul palco più alto che il calcio possa regalare. E tra gli applausi sinceri e lunghi, si sarà sentito anche un borbottio insistente, diventato sfogo poco dopo, quello di Courtois.

Thibaut Courtois – Nanopress.it

Ma come, proprio lui? Il compagno di mille vittorie, che il centravanti e il portiere sono un po’ Holly e Benji, un po’ mostri sacri. Il fattore decisivo nella vittoria dell’ennesima Champions League su cui hanno inciso il nome del Real Madrid, senza se e senza ma. Sì, proprio lui, ma non ce l’aveva con Benzema, andate tranquilli.

Infatti, nelle interviste a “El Partidazo de COPE” e a “El Larguero”, il belga ha subito precisato: “Per prima cosa, voglio subito dire che sono molto felice per Karim Benzema”.

Lo sfogo, però, è arrivato subito dopo: Sembra che sia meglio segnare un gol che fermarlo ed è ancora una battaglia da vincere. Vedendo la logica con cui votano, sapevo che non avrei avuto alcuna possibilità di finire molto in alto, né di vincerlo, sicuramente”.

Courtois ha avviato, o forse continuato, una polemica che c’è da anni, quella dei meravigliosi gregari decisivi, dei difensori e dei centrocampisti difensivi: Il Real Madrid ha vinto grazie alle mie parate e sono arrivato solo settimo, neanche sul podio. E nei primi dieci classificati non c’era neanche un difensore”. Un dato di fatto che ha scatenato prese di posizioni e dibattiti sui social network.

Pensate a Iker Casillas, un re della porta madrilena che è stata, che ha commentato tramite il suo vibrante profilo Twitter ciò che man mano stava succedendo alla cerimonia per l’assegnazione del Pallone d’Oro. Lo spagnolo ha subito celebrato Courtois per la vittoria del Premio Yashin, che l’ha incoronato miglior portiere: “Sono felice per Courtois! È di gran lunga il miglior portiere del mondo. Quello di cui non sono contento è il fatto che non l’abbiano messo sul podio finale per il Pallone d’Oro. Continuo a non capire su cosa si basino quelli che votano per assegnare questo premio“. E la polemica è servita.

È seguito un commento che non ha bisogno di tante spiegazioni: “Premi scherzo…”. E poi se l’è presa anche con la decisione di piazzare il Real Madrid al terzo posto tra i migliori club dell’anno: “Congratulazioni al Real Madrid per questa terza posizione…”.

E l’ironia non è mancata, quindi. Una cosa c’è da dirla, però, ed è che i complimenti non sono mancati per il vincitore, Benzema: “Delle poche cose con cui sono d’accordo con France Football è che il vincitore doveva essere Benzema! Congratulazioni!”.

Ancora adesso, a distanza di 24 ore, le polemiche non si fermano e i tweet, in Spagna, in Francia, in Italia e in tutto il mondo continuano ad animare il dibattito social su quali sarebbero dovuti essere i voti e, quindi, la classifica finale di France Football.

Insomma, c’è poco da aggiungere, se non che il Pallone d’Oro dovrebbe cercare di centrare sempre di più il mondo del calcio, che è di tutti e di pochi, iper-specialistico e super esigente. Non quello degli idoli e dei bambini innamorati. Le parate di Courtois sono valse quanto i gol di Benzema per la vittoria finale della coppa dalle grandi orecchie, o quasi, ma la gloria è quasi sempre dei frontman, e quindi dei bomber.

Poi tocca scegliere e se ne puoi premiare uno e uno solo non sempre l’equità può essere rispettata. Probabilmente bisognerebbe dare più valore al gioco in sé e per sé, non solo alle reti, ai dribbling e alle giocate nella metà campo avversaria. Un mondo in cui i Courtois contano alla stregua dei Benzema, se fanno la differenza, anche senza finire sul tabellino dei marcatori. E comunque ripensaci, caro Thibaut, che anche senza addormentarti con quella sfera tutta dorata e luccicante sul comodino, la storia l’hai scritta comunque e conta più quella di qualsiasi premio individuale, anche se sa di amara consolazione.

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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