Monica Vinci, la madre della 13enne Chiara Carta uccisa a Silì, frazione di Oristano, pochi giorni fa, è stata trasferita in carcere dopo il ricovero in ospedale.
La donna, secondo quanto si apprende, sarebbe stata destinata al centro clinico del penitenziario di Uta, alle porte di Cagliari.
Monica Vinci trasferita in carcere a Uta
La notizia, riportata dall’Ansa, era nell’aria da giorni. Monica Vinci, la 52enne indagata per l’omicidio della figlia di 13 anni, Chiara Carta, ha lasciato l’ospedale San Martino di Oristano e ora sarebbe stata trasferita nel centro clinico del carcere di Uta.
La donna, che era stata ricoverata a seguito del tentativo di suicidio successivo all’omicidio, è accusata di aver ucciso la 13enne nella loro casa di Silì, frazione del capoluogo sardo, colpendola con almeno 30 coltellate.
In sede di interrogatorio di garanzia, non avrebbe fornito risposte alle domande del gip in merito all’efferato delitto commesso tra le mura domestiche nel pomeriggo del 18 febbraio scorso.
L’autopsia sul corpo di Chiara Carta, 13enne uccisa dalla madre a Oristano
L’autopsia condotta dal medico legale Roberto Demontis sul corpo della 13enne Chiara Carta, secondo quanto appreso dall’Ansa, avrebbe escluso il soffocamento con il cavetto di un telefonino.
Smentita quindi la ricostruzione secondo cui la minorenne sarebbe stata strangolata durante l’azione omicidiaria.
Stando a quanto finora evidenziato, la giovane Chiara Carta sarebbe morta per una emorragia gravissima causata dai fendenti inferti all’addome.
Il cavo del cellulare, ricostruisce ancora l’agenzia, sarebbe stato usato dalla madre per tenerla ferma.
La vittima avrebbe opposto un tentativo di difesa e alcune delle lesioni riscontrate a carico di mani e braccia lo dimostrerebbero.
L’accusa a carico della madre
Monica Vinci sarebbe stata trasferita dal reparto di Psichiatria dell’ospedale San Martino di Oristano, dove era ricoverata dopo il tentativo di suicidio, presso il centro clinico del carcere di Uta proprio poche ore fa.
La donna risulta accusata di omicidio volontario aggravato, formalmente indagata e sottoposta a un interrogatorio che, viste le sue condizioni, si sarebbe concluso con una sospensione fino a data da destinare.
Secondo quanto riportato dall’Ansa, infatti, la 52enne accusata dell’omicido della figlia 13enne non reagirebbe agli stimoli e sarebbe in stato di incoscienza.
Per il trasporto al penitenziario di Uta sarebbe stata usata un’ambulanza e, quando le sue condizioni lo permetteranno, potrà essere interrogata.
La ricostruzione del delitto
Stando alla ricostruzione del delitto emersa finora, Monica Vinci avrebbe colpito la figlia più volte con un’arma da taglio, infierendo sulla vittima con almeno 30 fendenti prima di gettarsi dalla finestra della sua casa di Silì.
Nella caduta, la donna avrebbe riportato un trama cranico e fratture al bacino. A suo carico, nei giorni scorsi, è stato emesso un provvedimento di custodia cautelare in carcere notificatole mentre era ricoverata a Oristano.
Il gip Federica Fulgheri avrebbe provato a farle delle domande, rimaste però senza risposta. La donna non sarebbe ancora in grado di sostenere un interrogatorio e il suo difensore, l’avvocato Gianluca Aste, avrebbe già annunciato la nomina di uno psichiatra come consulente di parte.
La difesa punterebbe ad accertare la capacità di intendere e volere di Monica Vinci al momento del delitto.