La madre di Chiara Carta, accusata di aver ucciso la figlia 13enne a coltellate nella loro casa di Silì, frazione di Oristano, si è avvalsa della facoltà di non rispondere in sede di interrogatorio di garanzia.
Monica Vinci, secondo quanto appreso dall’Ansa, sarebbe rimasta in silenzio e non avrebbe dato alcuna risposta alle domande poste da gip e pm in collegamento dal carcere di Uta. Il delitto di cui è accusata è avvenuto lo scorso 18 febbraio e l’interrogatorio era stato rinviato per via delle sue condizioni di salute. L’indagata aveva tentato il suicidio gettandosi dal balcone dopo l’omicidio, per questo era stata ricoverata.
La madre di Chiara Carta, Monica Vinci, si sarebbe chiusa nel silenzio dagli istanti successivi alla tragedia e finora non avrebbe fornito alcuna risposta alle domande degli inquirenti.
L’interrogatorio di garanzia che si sarebbe svolto poche ore fa, dopo essere stato rinviato a causa delle sue condizioni, non avrebbe prodotto risultati.
La 51enne si sarebbe limitata a confermare la sua identità e, dopo aver pianto, non avrebbe parlato con il gip e il pm durante il collegamento in videoconferenza tra il carcere di Uta, dove attualmente si trova, e gli uffici del giudice a Oristano.
La 13enne Chiara Carta, secondo quanto finora ricostruito a carico della madre Monica Vinci, sarebbe stata uccisa in casa a Silì con almeno 30 coltellate.
La giovane vittima avrebbe tentato di difendersi dai fendenti inferti dalla donna, finendo per soccombere per le gravissime ferite riportate nell’aggressione.
In un primo momento era trapelata l’ipotesi di uno strangolamento con un cavo del caricabatterie del telefonino, scenario escluso dalle evidenze emerse in sede autoptica.
Il delitto sarebbe avvenuto poche settimane prima del quattordicesimo compleanno della minore, che presto avrebbe potuto decidere se andare a vivere con il padre, separato dalla 51enne da tempo.
Non si esclude che l’omicidio possa essere maturato in un contesto di paure della madre per un possibile cambiamento di vita con la perdita della figlia e della stessa abitazione in cui le due vivevano.
Stando a quanto riportato dall’Ansa, la difesa di Monica Vinci, rappresentata dall’avvocato Gianluca Aste, potrebbe chiedere una perizia psichiatrica.
Il legale della donna ha dichiarato all’agenzia di stampa che la sua assistita “sta male, parla poco o nulla” e in questo momento non sarebbe in grado di reggere un interrogatorio.
Secondo il difensore, una valutazione psichiatrica della 51enne sarebbe necessaria anche alla luce dei pregressi problemi di cui la donna avrebbe sofferto e che, tempo fa, l’avrebbero vista costretta a un ricovero.
Attualmente, stando a quanto riportato da L’Unione Sarda, le condizioni di salute della 51enne sarebbero molto precarie.
Dopo aver risposto alle domande di rito degli inquirenti, confermando il suo nome e il suo cognome, Monica Vinci avrebbe pianto appena iniziata la fase dell’interrogatorio relativa alla ricostruzione del delitto e si sarebbe chiusa nuovamente nel silenzio.
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