Ormai non ci sono più speranze di trovarli vivi. Erano a bordo del sottomarino che si era avventurato per poter osservare da vicino il relitto del Titanic. Ma ci sono novità da parte della Marina statunitense la quale afferma che aveva rilevato, sin da subito, che il piccolo sottomarino stava per implodere.
Giorni di ricerche per captare suoni o rumori nella speranza di salvarli, ma tutto è stato inutile.
Una tragedia, in parte, annunciata quella del sottomarino che aveva iniziato la sua “missione” di osservazione da vicino del relitto del Titanic. Ma qualcosa è andato storto sin da subito e inutili e vane sono state le ricerche per poterli riportare a galla. L’ossigeno, piano piano, si è ridotto all’interno del sottomarino stesso, portando così i suoi 5 componenti, ad una lenta morte.
Ma c’è una novità che viene direttamente dalla Marina statunitense, ovvero quella che, già qualche ora dopo l’immersione del sottomarino stesso, si iniziò a capire che qualcosa non andava, tanto che adesso si parla di vera e propria implosione del sottomarino stesso.
Il mezzo, disperso da domenica scorsa, ormai non ha più speranze di riportare a galla e soprattutto in vita, le 5 persone che erano al suo interno. Sono tutte morte, e alcuni detriti del mezzo sono stati trovati proprio vicino al Titanic. Da questo ritrovamento, l’ipotesi ponderata dell’implosione.
Un sistema di ritrovamento acustico della Marina Usa “ha rilevato per primo l’implosione del Titan, ore dopo che il mini sommergibile aveva iniziato la sua missione”. A riferirlo è il Wall Street Journal, citando alcuni dirigenti della difesa Usa.
Non appena le comunicazioni si sono interrotte e lo scafo non ha più iniziato a dare segni di vita, la Us Navy, mettendosi in ascolto ha iniziato a sospettare qualcosa di grave. E proprio quella che pensava fosse il suono di un’implosione, ha portato, secondo quanto riferito proprio dai dirigenti della difesa Usa, alla scoperta, ieri, di alcuni detriti del mezzo vicino proprio al Titanic.
In un’altra nota, invece, la Oceangate (proprietaria del sottomarino) ha confermato anche la morte dei 5 passeggeri che erano a bordo. Loro si chiamavano Hamish Harding, milionario britannico di 58 anni, Shahzada Dawood, businessman pakistano di 48 anni, insieme a suo figlio Suleman di 19 anni, l’esploratore e pilota di sommergibili francese Paul-Henri Nargeolet di 77 anni e, in ultimo, Stockton Rush, di 61 anni, il patron di OceanGate.
Una missione che poteva sembrare innovativa, ma che si è rivelata pericolosa sin dalle sue prime battute in quanto, da diverse fonti e notizie, lo stesso sottomarino non era adatto, forse, ad arrivare a profondità simili per esplorazioni di questo genere.
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