[didascalia fornitore=”altro”]Foto da www.giancarlosiani.it[/didascalia]
La Citroen Mehari, di colore verde, di Giancarlo Siani, il giornalista de “Il Mattino” ucciso a soli 26 anni dalla camorra il 23 settembre 1985, è diventata il simbolo di quel ragazzo che, con la sua voglia di verità, ha messo in difficoltà i clan napoletani, fino a diventare un loro bersaglio. L’auto, ritrovata per caso dalla famiglia di Giancarlo molti anni dopo il suo omicidio, è subito diventata il simbolo della sua figura di giovane ragazzo la cui vita è stata interrotta troppo presto per aver seguito i propri ideali e le proprie passioni. È proprio con quell’auto, così particolare, che il cantautore Nando Misuraca ha deciso di raccontare Giancarlo Siani ai più giovani, napoletani e non, con una canzone che mira proprio a raccontarlo per quello che era: un inconsapevole eroe!
Ho scritto Mehari Verde perché, per me, Giancarlo Siani è “l’amico della porta accanto”. Dalle sue fotografie è sempre trapelata una serenità d’anima e un’incredibile solarità e questo ha portato subito un’empatia immediata fra me e le sua figura. Empatia “aggravata” dal fatto che anche io ho fatto il giornalista per un periodo della mia vita e, benché non mi occupassi di cronaca, con lui ho condiviso questo percorso, fatto di sogni e di speranza.
Paolo Siani, il fratello di Giancarlo, ha ascoltato Mehari verde e mi disse una frase che mi colpì molto: “Sei stato l’unico ad aver dipinto mio fratello per quello che era”. Giancarlo, infatti, era un ragazzo semplice, non certo il “Rambo anticamorra” o il martire designato, come potevano essere Giovanni Falcone o Paolo Borsellino. Giancarlo Siani, invece, era un giornalista precario e ha fatto il giornalista come si fa il giornalista: raccontando i fatti! È stato fra i primi a ricostruire i rapporti fra camorra e politica e, di conseguenza, è diventato un inconsapevole eroe, che poi è il titolo dell’album di cui farà parte Mehari verde.
La mehari verde è fin troppo didascalico come sinonimo di libertà, però è la verità! Giancarlo Siani girava fra Napoli e Torre Annunziata con quest’auto senza tetto e l’immagine romantica di questo ragazzo che, parafrasando la canzone, “attraversa l’autostrada della vita con il vento fra i capelli e un taccuino tra le dita” mi ha colpito. È così che quest’auto è diventata simbolo della libertà di pensiero e d’espressione.
Sono tutti personaggi provenienti dal bosco foltissimo della cultura e dello spettacolo partenopeo: lo scrittore Maurizio De Giovanni, l’attrice Barbara Mercurio, il sociologo Lello Savonardo, il giornalista Arnaldo Capezzuto, il poeta Raffaele Sannino, la danzatrice e coreografa Carmen Ventrice e un singolare cameo degli studenti speaker della F2 Radio Lab dell’Università Federico II di Napoli. Tutti loro sono accumunati dalla passione che smuove l’anima. E questo è un po’ il concetto alla base di Mehari verde e che sarà alla base dell’album Inconsapevoli eroi.
Tutte le persone che hanno speso la propria vita per un’ideale di passione e che inconsapevolmente hanno cambiato delle cose. Annalisa Durante, ad esempio, per me è un’inconsapevole eroe, perché dalla sua morte è nata una libreria che, in un quartiere difficile come Forcella, rappresenta un pugno in faccia alla camorra che attecchisce soprattutto sull’ignoranza.
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