La Cina ha deciso di modificare le leggi sullo spionaggio con emendamenti che vanno ad ampliare il raggio della stessa definizione di spionaggio e ciò ha creato timori anche riguardo aziende e società che operano sul territorio e la preoccupazione è alta anche per la sicurezza globale.
Le ultime settimane hanno portato nuovamente e in maniera profonda l’attenzione sulla fuga di informazioni sensibili, anche a causa della vicenda captata al Pentagono negli Stati Uniti, e mentre la situazione muta ed è estremamente complicata emerge ha anche questa nuova introduzione di Pechino che si preannuncia complicata da gestire . Le autorità internazionali stanno tentando di capire come muoversi per salvaguardare le proprie informazioni ma anche il proprio operato senza incappare nella violazione di leggi sullo spionaggio in territorio cinese.
Modifica alla legge sullo spionaggio in Cina
A Pechino le leggi sullo spionaggio sono tra le più severe al mondo. C’è una forte pressione sulla sicurezza nazionale e sul controllo delle informazioni, e le norme sul furto o diffusione di notizie sono utilizzate come strumento per punire coloro che minacciano o compromettono la sicurezza del paese.
Le leggi cinesi in materia di fuga di notizie comprendono la Legge sulla sicurezza nazionale, la Legge sulla sicurezza dello Stato, la Legge sulla raccolta delle informazioni di intelligence e la Legge sulla protezione dei segreti di Stato.
Queste norme definiscono soprattutto quali sono considerati atti di spionaggio, stabiliscono le norme per la raccolta delle informazioni di intelligence e fissano le pene per chi viola le norme.
Inoltre, la Cina è conosciuta per il suo sistema di sorveglianza a livello nazionale, noto come il “Grande Firewall cinese“, che monitora costantemente le attività online degli utenti e impedisce l’accesso a contenuti considerati sensibili o pericolosi per la stabilità del paese.
Dopo la notizia dell’introduzione dei nuovi emendamenti molte organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno criticato le autorità cinesi per l’ampia portata delle leggi sullo spionaggio e sulla sicurezza nazionale, sostenendo che tali leggi potrebbero essere utilizzate su larga scala per reprimere l’opposizione politica e limitare la libertà di espressione.
Inoltre, le preoccupazioni per la violazione della privacy e per l’uso di tecnologie di sorveglianza avanzate, come il riconoscimento facciale, hanno portato all’intensificarsi delle proteste contro le misure di controllo del governo cinese.
Questi emendamenti sono stati visti come una risposta alla crescente concorrenza e alle pressioni esterne sulla Cina, che ha spinto il governo di Pechino ad ampliare ulteriormente le sue politiche di sicurezza nazionale per proteggere i propri segreti commerciali e militari. Le modifiche alla legge ora consentono alle autorità di espandere il campo d’applicazione della legge per comprendere qualsiasi attività che possa minacciare la sicurezza nazionale, anche se le attività in questione non sono direttamente connesse alla spionaggio.
Le autorità hanno ottenuto maggiori poteri di perquisizione e sequestro, aggiungendo un altro strumento alla loro cassetta degli attrezzi anti-spionaggio.
Infine, le modifiche alla legge prevedono anche l’implementazione di divieti di ingresso e di uscita per le persone che sono considerate una minaccia per la sicurezza nazionale. Questo potrebbe creare gravi ostacoli per le organizzazioni straniere che operano in Cina, poiché potrebbero trovarsi costrette a lasciare il paese in breve tempo e a subire importanti perdite finanziarie.
Considerando la tendenza globale verso il protezionismo economico e la crescente preoccupazione per la sicurezza informatica ma anche la paura di fuga di informazioni, è probabile che altri paesi seguiranno l’esempio della Cina e rafforzeranno le proprie leggi anti-spionaggio in futuro.
Le conseguenze di queste decisioni, tuttavia, dovranno essere attentamente valutate al fine di garantire la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
Inoltre, la nuova legge sulla sicurezza nazionale preoccupa le aziende straniere che operano in Cina,poiché le nuove disposizioni potrebbero comportare restrizioni più severe sulla condivisione di informazioni tra le filiali cinesi e quelle straniere. Ciò potrebbe rendere più difficile per le aziende lavorare in Cina, in particolare nel settore tecnologico, dove la condivisione di informazioni è essenziale per lo sviluppo delle attività. Inoltre, il divieto di discutere le vulnerabilità della rete cinese potrebbe limitare la capacità dei ricercatori e degli esperti di individuare e risolvere i problemi di sicurezza informatica, il che potrebbe avere conseguenze negative per la protezione dei dati e la sicurezza online nell’ambiente digitale globale.
Tuttavia, Wang Aili, direttore dell’ufficio di diritto penale del comitato per gli affari legislativi della Cina, ha sostenuto che la nuova legge migliorerà la sicurezza nazionale e la protezione delle informazioni, e ha sottolineato la necessità di rispettare la legge e le leggi cinesi per evitare conseguenze negative.
Jerome Cohen, esperto di diritto cinese presso la New York University, ha sottolineato poco prima che la legge venisse approvata che: “Gli emendamenti previsti alla legge sullo spionaggio si aggiungono alla già straordinaria ampiezza delle sue disposizioni”.
Ciò che ha suscitato preoccupazioni maggiori è come questa legge verrà interpretata e applicata nel concreto dalle autorità cinesi, in particolare considerando che la definizione di “sicurezza nazionale” in Cina è molto ampia e può includere questioni come la stabilità politica, la sovranità territoriale e la sicurezza economica. Ci sono dubbi anche riguardo al fatti che questa estensione potrebbe significare che anche le attività legali e innocue che trattano informazioni ritenute rilevanti per la sicurezza nazionale potrebbero essere oggetto di indagine e se considerate una minaccia e punite.
Ci sono anche timori che la nuova disposizione possa essere utilizzata per reprimere la libertà di espressione e la libertà di stampa, poiché le autorità hanno il potere di decidere quali informazioni sono rilevanti per la sicurezza nazionale.
Ciò potrebbe portare a una maggiore sorveglianza e intimidazione delle organizzazioni della società civile e dei difensori dei diritti umani, che potrebbero essere accusati di costituire una minaccia per la sicurezza nazionale. Inoltre, questi poteri potrebbero essere utilizzati in modo discriminatorio controgruppi minoritari, come ad esempio i tibetanio i musulmani uiguri, che sono già oggetto di restrizioni governative in Cina. La nuova disposizione potrebbe anche incoraggiare le autorità a effettuare ispezioni invasive e ingiustificate di privati cittadini, violando la loro privacy e i loro diritti umani.
In generale, la portata allargata della legge sulla sicurezza nazionale ha sollevato molte preoccupazioni tra gli attivisti dei diritti umani, i media indipendenti e le organizzazioni della società civile. La nuova disposizione potrebbe anche danneggiare la reputazione dell’economia cinese, poiché le aziende internazionali potrebbero essere scoraggiate dal fare affari in Cina o dal condividere informazioni con le autorità cinesi. Alcuni governi stranieri hanno già espresso preoccupazione riguardo alla nuova legge sulla sicurezza nazionale e hanno chiesto ulteriori chiarimenti sulla sua portata e sui suoi poteri.
Le reazioni alla modifica legislativa voluta da Jinping
In risposta, gli Stati Uniti e altri Paesi hanno adottato misure per limitare l’accesso cinese alle tecnologie avanzate, citando la preoccupazione per la sicurezza nazionale e la possibile minaccia di spionaggio. Nel febbraio di quest’anno, gli Usa stessi hanno intercettato un pallone spia cinese che volava sul territorio americano, il che ha aumentato le tensioni tra i due paesi. In risposta alle indagini americane sulle società di chip cinesi, il presidente cinese Xi Jinping ha nominato alleati chiave in posizioni di sicurezza nazionale. Questi episodi hanno contribuito a rafforzare la percezione di un clima di tensione crescente tra Cina e Stati Uniti, con reciproche accuse di spionaggio e di altre attività potenzialmente dannose per la sicurezza.
Margaret Lewis, professoressa di diritto cinese presso la Seton Hall University, ha dichiarato che l’espansione della legge a suo avviso dimostra la volontà profonda della Cina di riversare grandi sforzi nel controspionaggio. Ha sottolineato che: “Ciò che significheranno in pratica le revisioni, tuttavia, verrà messo a fuoco solo nel tempo”.
Lewis ha precisato inoltre che: “Non solo la questione critica di come le autorità cinesi utilizzeranno la legge ampliata non è chiara, ma è anche dubbio che saremo in grado di ottenere dati affidabili sulla sua attuazione. Gran parte del sistema di giustizia penale cinese è opaco, e questo è particolarmente vero quando si invoca la sicurezza nazionale”.
Le problematiche che Pechino deve affrontare con Washington non riguardano soltanto strettamente l’ambito della fuga di notizie lo spionaggio ma sono ben più profonde e sono state proprio l’astio reciproco e le ultime vicende internazionali che hanno plasmato l’idea di sicurezza nazionale. La guerra tecnologica, anche chiamata guerra dei chip, si protrae ormai da anni nonostante si sia intensificata durante l’ultimo periodo, e veda Taiwan come maggiore produttrice mondiale di Semiconduttori che possono essere impiegati in svariati ambiti commerciali e produttivi come per esempio nel mercato dell’automobile o nell’ambito militare. L’avvicinamento economico tra Taipei e gli USA ha inoltre generato diverse azioni atte a mettere in difficoltà la Cina mediante limitazioni e divieti, un divario in questo ambito profondo per quanto riguarda la Cina che, se solitamente e sempre sul podio per quanto riguarda produttività e commercio, in merito ai chip ha invece difficoltà di produzione e a causa degli Stati Uniti anche di approvvigionamento.
Inevitabile andare ha rispolverare la questione del pallone sia cinese ha abbattuto dall’amministrazione Biden e poi analizzato In maniera curata da parte degli inquirenti che hanno avvisato della possibilità della trasmissione di dati in diretta e pertanto informazioni sensibili sono sicuramente caduta in mano del governo cinese. Ma ciò che sta gettando benzina sul fuoco in un rapporto già surriscaldato e la questione di Taiwan e della sua riunificazione che ha visto mettere in campo dimostrazioni militari attuate sia da Pechino che da Washington, che si è schierato ovviamente al fianco di Taiwan, generando malcontento globale e timore di una possibile guerra futura che sembra non essere più così lontana. Il presidente ci impingua ha precisato che la riunificazione è uno dei suoi principali obiettivi nel prossimo futuo allertando il popolo taiwanese che vuole mantenere la sua identità e indipendenza ma anche la comunità internazionale che sta monitorando il corso degli eventi senza abbassare la guardia.