Bottega Veneta presenta la sua brown bag, una borsa in pelle che ricorda le tote bag di carta dei fruttivendoli.
Il prezzo? Duemila euro. Si tratta di un’idea geniale o di una follia?
Bottega Veneta è un marchio di lusso italiano che ha una lunga storia di successo nel mondo della moda. Fondata nel 1966, la casa di moda ha creato una reputazione per sé come uno dei marchi più prestigiosi al mondo. Oggi, Bottega Veneta è conosciuta per la sua artigianalità e l’attenzione ai dettagli che caratterizza ogni pezzo creato dall’azienda. L’azienda è stata recentemente al centro dell’attenzione grazie alla borsa presentata durante la sfilata primavera/estate 2023.
Il direttore creativo di Bottega Veneta, ovvero Matthieu Blazy, ha avuto un’idea per mantenere il nome del brand di alta moda in alto. Nell’ultimo periodo, Bottega Veneta si è fatto notare per la creazione di borsette iconiche diventate per molti concorrenti un punto di riferimento, come la Pouch e la Cassette. La sfilata spring/summer 2023 di Bottega Veneta ha visto la presentazione di una borsa che, inizialmente, non ha attirato particolare attenzione. Tuttavia, nei giorni successivi, la “brown bag” in pelle, ispirata alla classica busta del pranzo in carta marrone, ha suscitato grande interesse sui social, soprattutto per il rapporto tra estetica e prezzo, oggetto di accesi dibattiti.
Artigiani esperti hanno creato a mano la borsa utilizzando pellami raffinatissimi e intrecciati fra loro per riprodurre l’effetto cartonato e quello dei manici tipici delle classiche borse del fruttivendolo. La borsa si inserisce nel filone del “quiet luxury” amato dalle star, che consiste nel dimostrare il potere d’acquisto senza esagerare con i marchi e senza volgarità. Qual è il modo migliore per farlo se non con questa borsa? Alcuni esperti apprezzano il suo valore e l’outfit che indossi con questo accessorio diventa più modesto.
Bottega Veneta non è il solo marchio a valorizzare la semplicità oppure addirittura quella che è la povertà per renderla “cool“: ad esempio Balenciaga, recentemente, ha realizzato una collezione composta da abiti e scarpe, che presentano un aspetto volutamente stracciato e sporco. Oppure sulla passerella menswear di Jil Sander per l’autunno/inverno 2012 c’è stata una grande attenzione per la presenza di una borsa della maison votata al lusso minimal, che sembrava un sacchetto di pane pieno di michette milanesi. In realtà, si trattava della busta Vasari, diventata un cult e subito esaurita: i modaioli più sofisticati hanno accettato di pagare 290 dollari per la versione in carta della busta (630 per quella in pelle nera). Anche in quel momento, i titoli dei siti web, che allora erano solo agli inizi, gridavano allarmati allo scandalo del prezzo esorbitante di una “semplice” (ma non è semplice!) busta.
La brown bag in finta carta ha suscitato quindi opinioni contrastanti tra il pubblico: da un lato c’è chi ha apprezzato la sua semplicità provocatoria reputando l’idea del marchio d’alta moda geniale, mentre dall’altro c’è chi l’ha criticata accusando Bottega Veneta di aver ridicolizzato simboli ed elementi tipici di una classe sociale che abitualmente non acquista oggetti di lusso dal costo elevato (intorno ai duemila euro per la brown bag).
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