Nel periodo natalizio aumentano i tentativi di truffa proprio perché sono sempre di più gli italiani che scelgono di muoversi con gli acquisti online.
Sono questi numerosi tentativi di phishing che si stanno diffondendo e che sono stati denunciati proprio in questo periodo natalizio.
È questo il periodo dell’anno in cui gli italiani preferiscono acquistare i propri regali direttamente on-line.
Tra le numerose email di conferma delle varie spedizioni degli ordini è possibile anche cadere in una delle numerose trappole che i truffatori stanno mettendo in atto.
Infatti, la mail che più è diffusa in queste ultime settimane è quella che indica la presenza di un pacco in giacenza.
Ne ha parlato proprio la polizia postale la quale ha voluto fare aprire gli occhi a tutti i consumatori così da essere preparati di fronte a questo tentativo di phishing.
Il modus operandi è più o meno lo stesso anche se cambiano alcuni dettagli.
L’utente in questione riceverà una email in cui viene avvertito che la consegna di un nostro pacco non può essere completata perché la consegna è bloccata.
Ed è per questo motivo che nelle mail viene indicata la procedura per risolvere tale questione, un modo come un altro per spingere il cliente ad inserire quelli che sono considerati i dati sensibili.
Nella maggior parte dei casi queste email vengono inviate da account che all’apparenza sembrano affidabili.
In verità però questi simulano gli indirizzi dei corrieri più famosi o di Poste, dei messaggi di posta elettronica che sono curati nei dettagli anche per quanto riguarda la grafica che queste utilizzano.
Nel momento in cui si vanno a leggere tali e mail da cellulare, è molto più probabile cascare nella truffa.
Ed è per questo che la Polizia Postale spiega che la cosa migliore da fare è quella di controllare il contenuto del messaggio tramite pc così da accorgersi se si tratta di un messaggio veritiero oppure no.
Nella maggior parte dei casi, i messaggi che arrivano fanno riferimento ad un pacco in giacenza.
Diversi sono i motivi che spiegano tale blocco a partire dall’assenza di alcune informazioni che, se non aggiunte, porteranno il pacco a non essere consegnato, ad un vero e proprio timer secondo il quale, entro 48 ore, il pacco verrà rispedito al mittente se non si va a pagare una tassa per sbloccare la spedizione.
Sia che si tratta sia del primo o del secondo motivo, alla fine di ogni messaggio viene inserito un link su cui cliccare, un codice molto lungo privo della certificazione SSL.
La cosa migliore da fare in questi casi, proprio come spiega la polizia postale, è quello di evitare di cliccare sul collegamento ipertestuale in questione.
Infatti è quello il modo perfetto per fare abboccare gli utenti che vengono invitati ad effettuare un pagamento così che il pacco possa essere sbloccato.
È proprio attraverso i dati che si vanno ad inserire che gli hacker hanno la possibilità di accedere a tutte le informazioni personali e utilizzarle poi a proprio piacimento.
Truffe che non arrivano soltanto tramite email ma che molto spesso raggiungono gli utenti attraverso SMS o MMS.
Cosa fare in questi casi? La soluzione migliore è quella di bloccare il mittente anche se nulla toglie il fatto che questi possono essere inviati da altre numerazioni diverse.
Inoltre potrebbe capitare anche che, una volta che si clicca su un primo link, si crea un vero e proprio effetto domino.
L’utente rischia quindi di dar vita alle famose “catene di Sant’Antonio“. Ciò accade nel momento in cui l’utente infettato invia, senza esserne a conoscenza, lo stesso messaggio a tutti gli altri numeri salvati in rubrica.
Nel momento in cui si cade in questa trappola, il consiglio della Polizia Postale è quello di formattare il device e di mettersi in contatto con i numeri salvati in rubrica.
L’ultimo passaggio da seguire è quello di modificare ogni password utilizzate all’interno dello smartphone così che il rischio che i truffatori possano appropriarsene sia minore.
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