La nave Louise Michel finanziata da Basky si trova al porto di Lampedusa in stato di fermo. Secondo la Guardia Costiera avrebbe intralciato i soccorsi.
La nave ong finanziata da Basky avrebbe violato il nuovo decreto ong, e in questo momento si trova in stato di fermo al porto di Lampedusa. L’equipaggio ha già fatto sapere di volersi opporre alla decisione, arrivata mentre la nave Louise Michel si trovava sull’isola siciliana dopo aver effettuato delle operazioni di soccorso. Proseguono gli sbarchi a Lampedusa intanto: la nota della Guardia Costiera sul fermo.
Gli attivisti della nave si sono già lamentati della decisione di bloccare al porto di Lampedusa la Louise Michel: “Non ci permettono di tornare in mare per effettuare altri salvataggi”. L’equipaggio della ong finanziata da Basky ha twittato nelle scorse ore commentando la decisione della Guardia Costiera di trattenere l’imbarcazione per “non aver rispettato delle disposizioni”.
Disposizioni appunto che farebbero riferimento al decreto ong, diventato legge lo scorso 23 febbraio. La ong prima di essere posta sotto sequestro aveva soccorso diverse imbarcazioni, piccole navi di migranti, prima di arrivare sabato a Lampedusa nella zona del canale di Sicilia. Anche la Guardia Costiera con le motovedette e la capitaneria avevano effettuato dei salvataggi nella stessa zona.
La Guardia Costiera ha riferito che la ong avrebbe intralciato i soccorsi, come motivazione del fermo. Le disposizioni infatti per la Louise Michele erano di raggiungere con a bordo delle persone portate in salvo, il porto di Trapani. Invece la nave si è diretta verso altri tre barconi che erano già sotto coordinamento Imrcc.
La nave, finanziata da Basky con bandiera lgtbq e “antifascista” secondo quanto riferito in una nota dalla Guardia Costiera avrebbe complicato con la sua presenza il lavoro di coordinamento delle autorità italiane. A bordo la ong aveva 178 migranti che aveva salvato da quattro diverse piccole imbarcazioni, in area di competenza libica e anche Maltese.
Nella nota la Guardia Costiera ha fatto sapere che la disposizione di mandare la ong a Trapani dopo notifica del Ministero dell’Interno era volta anche a non permettere che gli attivisti – viste le piccole dimensioni della nave – non prendessero altri naufraghi mettendo a repentaglio l’incolumità dei migranti già fatti salire a bordo.
Regole e disposizioni che non sono state osservate e che hanno portato al fermo da parte delle autorità marittime di Lampedusa, ma anche per aver rallentato lo sbarco dei primi portati in salvo, si legge sempre nella nota.
A compromettere le operazioni di soccorso delle autorità italiane, secondo la Guardia Costiera, anche le “continue chiamate degli aerei ong” che avrebbero sovraccaricato i sistemi di comunicazione del centro di coordinamento. Le chiamate si sarebbero sovrapposte alle segnalazioni degli aerei già presenti dello Stato, scevri la Guardia Costiera.
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