Gran festa a Roma e non solo per il ritorno della pajata, dopo ben 14 anni dal divieto imposto dall’Unione Europea dopo i casi di encefalopatia spongiforme bovina, la cosiddetta sindrome da mucca pazza che portò ad alcune restrizioni sul commercio e sul consumo di alcune tipologie di prodotti ricavati dagli animali. La pajata, lo ricordiamo, è la prima parte dell’intestino tenue dei ruminanti da latte, ed è tradizionalmente uno dei piatti romani simbolo della gastronomia locale.
Nel 2001 la pajata fu bandita dalle tavole degli italiani e dai ristoranti, diventando solo un ricordo per i golosi o proposto ugualmente, ma in maniera clandestina e di certo sporadicamente. La decisione della Commissione Europea ‘è una giusta conseguenza del fatto che dal 2009 non si registrano casi di mucca pazza tra bovini in Italia per il rigido sistema di controlli e per le misure di sicurezza messe in atto anche con grandi sacrifici dagli allevatori’, fa sapere Coldiretti.
Tempo fa lo stesso destino era stato riservato alla fiorentina, la bistecca con l’osso tipica della gastronomia toscana che poi fu sdoganata dal divieto, ma dopo la votazione di martedì 17 marzo, che ha modificato il regolamento comunitario n. 999/2001 sulle misure di prevenzione e controllo della Bse, cosa cambia nel concreto?
Per rivedere il piatto in macelleria occorrerà attendere che il nuovo regolamento sia pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, e ciò avviene solitamente entro 15 – 20 giorni.
La coldiretti, associazione di coltivatori e allevatori, ha festeggiato l’evento mercoledì 18 marzo, nella sede dell’organizzazione a Roma, con una grande abbuffata di pajata sulle tavole di Palazzo Rospigliosi. ‘E’ il ritorno del piatto orginale – sottolineano gli esperti – perché durante il 14 anni di divieto, l’intestino tenue del vitello da latte era stato sostituito in ristoranti e trattorie dall’intestino d’agnello‘.
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