La piramide di fango di Andrea Camilleri: il libro e la recensione

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La piramide di fango di Andrea Camilleri è il libro – ottima la recensione della critica – che riconferma a pieno titolo lo scrittore come uno dei più grandi della nostra letteratura. Dalla trama forse un po’ ripetitiva il romanzo ha avuto però un’ottima accoglienza da parte del pubblico che, affezionato ormai da vent’anni al caro Montalbano (era il 1994, infatti, quando vide la luce La forma dell’acqua, la prima delle tante avventure vissute dal commissario), ha già premiato l’opera come la più venduta della ultime settimane.

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La piramide di fango, dunque, edito dal Sellerio e nelle librerie dal 29 maggio scorso, ribadisce, caso mai ce ne fosse ancora bisogno, la verve letteraria di Andrea Camilleri, fonte inesauribile di idee per raccontare un’altra appassionante indagine del commissario più amato della narrativa italiana – e non solo, visto il grande successo televisivo della fortunata serie interpretata da Luca Zingaretti – impegnato, stavolta, in un’indagine quanto mai attuale che lo porta nello squallido e corrotto mondo dei cantieri e degli appalti pubblici.

Trama

A Vigata piove da giorni: è quella pioggia persistente che non da tregua e che travolge tutto, lasciando dietro di sé solo un mare, insinuante, di fango. E’ proprio in una di queste giornate piovose che viene ritrovato il cadavere di un uomo, Giugiù Nicotra, mezzo nudo e con un proiettile conficcato in una spalla. E’ morto in un cantiere, incastrato in una specie di galleria fatta di grossi tubi utilizzati per le condotte d’acqua dove, forse, aveva cercato di trovare scampo. Parte così l’indagine di Montalbano, lenta e scivolosa come il fango che scorre per le strade di Vigata: gli indizi però sembrano condurre tutti al mondo dei cantieri e degli appalti pubblici, quel mondo ambiguo e viscido come la melma fangosa che vi scorre all’interno. Tra ditte e funzionari corrotti, Montalbano comincia a pensare che forse il povero Nicotra, andando a morire là dentro, voleva in realtà comunicare qualcosa, che il commissario è certo di dover scoprire.

Recensione

Questa volta forse il racconto prosegue e si snoda più lentamente ma la lettura scorre, come sempre, piacevole ed interessante: gli anni passano anche per Salvo Montalbano e dopo il finale di Una lama di luce – l’ultimo della serie – che ha segnato per sempre la vita del commissario e dell’amata Livia, l’uomo appare piuttosto stanco, spossato. Forse è anche per questo che l’indagine raccontata da Camilleri parte a rilento, condizionata dal tempo e dall’umore cupo del protagonista. Ma, come dicevamo, la verve dello scrittore non si è affatto appannata ed il romanzo, connubio felice tra politica, affari illegali e giallo, intreccia ancora una volta brillantemente finzione e realtà, in un libro in cui scorrono le vicende e non mancano i colpi di scena.
E nonostante, per chi lo conosce bene, Montalbano sia un personaggio dalle parole e dalle reazioni facilmente prevedibili, Camilleri riesce ugualmente a spiazzare il lettore, costruendo un giallo coinvolgente e attuale in cui il protagonista principale appare ancor più vero, proprio perché ritratto in tutta la sua interezza, non solo di poliziotto ma soprattutto di uomo.

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