Un tribunale interrompe il permesso di indossare questo indumento controverso, il Burkini, nelle piscine del comune di Grenoble.
La norma municipale, che permetteva nelle piscine comunali della città, di indossare il burkini, era stata fortemente criticata sia dalla destra che dalla sinistra, nel bel mezzo della campagna per le elezioni legislative di giugno.
La prossima settimana quindi non ci saranno bagni di burkini alle piscine municipali di Grenoble. Un tribunale amministrativo ha sospeso l’autorizzazione del sindaco di questa città, considerata il laboratorio della sinistra francese, a consentire il controverso costume da bagno in questi spazi pubblici, a partire dal 1 giugno.
Anche così, e nonostante non si tratti di una nuova polemica, il burkini ha già punteggiato l’intero dibattito politico nazionale. A sole due settimane dalle elezioni legislative, è diventato un indumento più che scomodo per molti politici in un Paese, dove la difesa della laicità è ‘un’arma’ usata molto di frequente.
La polemica sull’uso del Burkini era scontata poiché, il 16 maggio, l’amministrazione di Grenoble, nelle mani di una maggioranza di sinistra guidata dall’ambientalista Éric Piolle, ha approvato a stretta maggioranza (29 voti favorevoli contro 27 contrari) il nuovo regolamento del piscine della città, che hanno aperto le porte all’uso di questo ‘costume’.
Immediatamente, la prefettura dell’Isère, contraria a questo provvedimento, ha annunciato che sarebbe andata in tribunale per ordine del ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, ritenendo che i regolamenti abbiano “l’obiettivo manifesto di cedere alle rivendicazioni comunitarie”, poiché sono molti coloro che cercano di promuovere la divisione dei i francesi in comunità etniche o religiose e, in particolare, i fondamentalisti musulmani.
Piolle nega le accuse. Ricordiamo che, nella stessa modifica delle regole che consente il burkini, è autorizzato anche l’andare in topless in piscina. E afferma che permettere il burkini è una lotta “femminista”, di “salute” (perché la nuova norma limita questi indumenti a quelli realizzati con materiale da bagno) e di “laicità”, poiché la legge non vieta l’uso di indumenti religiosi nello spazio pubblico, e questo include le piscine, sottolinea.
Ma il tribunale amministrativo di Grenoble non lo vede così. Lo sfondo —o la trappola— è, secondo i giudici, nella formulazione della norma. In generale, e questo è ciò a cui la maggior parte dei comuni francesi si è finora aggrappata per vietare il burkini, dato che le norme sanitarie francesi vietano di indossare abiti larghi nelle piscine pubbliche.
Vale a dire, non è consentito il burkini, ma nemmeno i costumi da bagno da uomo come i bermuda o, addirittura, un costume da bagno con balze. La modifica delle regole a Grenoble consente l’uso di indumenti “non aderenti al corpo” purché la loro lunghezza “non superi la metà della coscia”.
E tale precisione, ritiene il tribunale, ha uno “scopo religioso”, ammettendo il burqa, che contravviene al principio di neutralità del servizio pubblico. Solo una città francese accetta il burkini nelle piscine pubbliche: la bretone Rennes. Ma il regolamento è stato modificato nel 2018 per non permettere il burkini, ma per porre fine al divieto di utilizzo dei pantaloncini – le autorità si sono arrese al loro uso diffuso – e regolamentare l’abbigliamento per i tuffi in piscina, ha detto a Le Monde il sindaco di Le Monde.
Intanto la polemica continua. La leader di estrema destra Marine Le Pen, candidata alle elezioni legislative del 12 e 19 giugno e per la quale il burkini è un “compagno di propaganda islamista”, non basta la sospensione del suo utilizzo a Grenoble e ha annunciato che il suo partito proporrà una legge per “mettere definitivamente al bando” il burkini”.
Lo ha preceduto il deputato de I Repubblicani (LR) Éric Ciotti, che ha già depositato un disegno di legge per vietare il burkini nelle piscine pubbliche in nome della laicità. Il presidente di LR, Christian Jacob, ha assicurato questo giovedì che, dopo le elezioni di giugno, la sua formazione lavorerà per “regolamentare per legge” l’uso del controverso indumento e ha colto l’occasione per attaccare la sinistra: “Gli islamisti vogliono conquistarci e la sinistra oggi ne è complice”, concorda su France2 Jordan Bardella, presidente del Raggruppamento nazionale, partito di Le Pen.
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