“Non celebro questo 25 aprile”, è una parte del titolo dell’intervista di Ignazio La Russa, neo presidente del Senato, alla Stampa. Un’intervista o forse un titolo che ha acceso le polemiche, soprattutto del Partito democratico e della capogruppo a Palazzo Madama, Simona Malpezzi, a cui il co-fondatore di Fratelli d’Italia ha subito risposto spiegando le sue intenzioni.
Non è tanto la festa della liberazione a non voler celebrare La Russa, infatti, quanto il modo in cui si fa, “appannaggio di una certa sinistra“, ha detto a Paolo Colonnello. E nella sua intervista al quotidiano torinese, il presidente del Senato ha spiegato anche molto altro, come il regalo ricevuto dal padre della statua del Duce e il suo rapporto con il fascismo, e anche con la svolta di Fiuggi.
Una delle prime vere interviste di Ignazio La Russa da presidente del Senato, ovvero la seconda carica dello Stato, ha suscitato qualche polemica. Alla Stampa, il co-fondatore – insieme a Giorgia Meloni, prima presidentessa del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana, e Guido Crosetto, neo ministro della Difesa – di Fratelli d’Italia ha parlato con Paolo Colonnello un po’ di tutto, anche e soprattutto del 25 aprile, la festa della liberazione, a cui aveva già accennato anche nel suo discorso a Palazzo Madama dopo l’elezione.
Dal giornale torinese, un po’ per snellire il concetto, un po’ per esigenze di spazio, hanno titolato (in pagina 3): “Io super partes ma farò politica. Non celebro questo 25 aprile“. E tutti hanno ripreso le parole di La Russa, anche dal Partito democratico, con la capogruppo al Senato, Simona Malpezzi, in testa che su Twitter ha ricordato al suo presidente che il significato della festa non è altro che “la libertà dal nazifascismo“.
Come lei, in tanti hanno rammentato al politico ex Alleanza Nazionale ed ex ministro della Difesa che il 25 aprile non è una data come un’altra e, avendo lui giurato sulla Costituzione, non può trattarla in questa maniera.
Il presidente del Senato sui social ha voluto spiegare, poi, quanto il titolo della Stampa sia stato volutamente “fuorviante” e ha chiarito quali fossero le ragioni di quella frase.
Nell’intervista, infatti, La Russa aveva detto che lui non avrebbe sfilato nei cortei “per come si svolgono oggi. Perché lì non si celebra una festa della libertà e della democrazia ma qualcosa di completamente diverso, appannaggio di una certa sinistra“, specificando inoltre che già quando stava a capo del ministero della Difesa aveva portato una “corona di fiori al monumento dei partigiani al cimitero Maggiore di Milano, e non era un atto dovuto“.
Sull’argomento, in effetti, che richiama al rapporto con il fascismo, tornato a galla al momento della sua elezione come presidente del Senato, il co-fondatore di FdI ha anche detto che “non c’è stato bisogno di coraggio ma semplicemente di memoria” per riconoscere il 25 aprile come data fondante perché già nel 1995 aveva contributo assieme a Pinuccio Tatarella e Gianfranco Fini, “a scrivere le tesi di Fiuggi“, quelle che in pratica hanno portato il partito nato dalle ceneri del Movimento sociale italiano a consegnare il fascismo alla storia.
Tra l’altro, l’occasione dell’intervista è servita al numero uno di Palazzo Madama anche per chiarire l’esistenza del mezzo busto del Duce, che altro non se non una statuetta che gli ha regalato il padre: “Avrei dovuto buttarlo? – ha chiesto al giornalista – È sempre stato in questo corridoio insieme a un elmetto dell’esercito popolare cinese e un fregio comunista dell’Urss. Invece sembra che io abbia il mausoleo di Mussolini“.
E poi ha parlato della Shoah e di Israele e di quanto la destra sia sempre stata pronta nel condannare quello che è successo e a esprimere vicinanza a quelle popolazioni, mentre sulle simpatie per le dittature, ha detto che non si è mai posto il problema perché la sua è stata una scelta “per la libertà e la democrazia” che è sempre stata totale.
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