L’Iran sta affrontando una crisi internazionale legata alla questione del nucleare e, dopo le notizie emerse riguardo l’arricchimento dell’uranio iraniano, l’attenzione internazionale è puntata sul sopralluogo che dovrà effettuare l’Aiea e che farà luce sulla questione.
Le notizie emerse fino ad ora hanno rivelato una situazione complicata e la percentuale emersa dopo le verifiche effettuate a campione sull’uranio arricchito in Iran, rivelano che la Repubblica Islamica potrebbe essere in grado di creare un’arma nucleare in dodici giorni.
La notizia ha, ovviamente, generato il caos internazionale e questo a causa, anche, del momento storico in cui ci troviamo, che vede un conflitto in atto nel quale l’Iran ha deciso di avvicinarsi alla Russia e ha fornito, fin dal principio del conflitto, sostegno militare inviando centinaia di droni che sono stati utilizzati per colpire obiettivi civili in Ucraina.
Questo ha sollevato il malcontento degli Stati Uniti che hanno attaccato duramente emettendo anche sanzioni nei confronti della Repubblica Islamica Iraniana, che in tutta risposta ha stretto legame ancora più profondi con Putin e con Pechino.
L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica a già avuto modo di verificare e analizzare campioni di uranio arricchito, all’interno dei degli stabilimenti nucleari iraniani, facendo per l’appunto emergere, un incremento sostanziale repentino dell’ arricchimento, che ha reso necessario un sopralluogo da parte delle autorità competenti.
Le verifiche preliminari effettuate negli impianti iraniani hanno rivelato uno scenario preoccupante e la comunità internazionale ha chiesto chiarimenti in merito alla questione.
I campioni analizzati dall’Aiea hanno mostrato livelli di arricchimento dell’uranio quasi all’84% di purezza, mentre il limite consentito dal patto nucleare vedrebbe una percentuale massima del 60%. L’accordo sul nucleare del 2015 è in stallo dal 2018 quando l’amministrazione statunitense Trump, allora presidente Usa, ha deciso di ritirarsi dopo diatribe con le autorità di Teheran.
Da quel momento i colloqui,per tentare di riprendere gli accordi in stallo, hanno avuto momenti di slancio che sembravano dare speranze concrete di una possibile ripresa dell’accordo ma, dopo l’autunno 2022, non si sono più verificate le condizioni per intraprendere una nuova linea comune.
Nonostante le sanzioni internazionali emesse nei confronti delle autorità iraniane, sia inerenti il nucleare che riguardo la fornitura di droni alla Russia ma senza tralasciare la questione della durissima repressione contro la rivoluzione del popolo iraniano, Raisi prosegue nella sua missione di sviluppo e imposizione internazionale.
La politica contestata del capo di Stato ha portato alla morte di oltre 500 manifestanti e più di 20.000 persone che protestavano sono state arrestate. Il governo comincia a mostrare qualche crepa interna ma ciò nonostante la coalizione prosegue con i propri progetti.
Nelle ultime settimane si è intensificato il malcontento dell’opposizione ma anche di parlamentari, che ritengono che il presidente Raisi non sia in grado di portare avanti il ruolo che ricopre. La pressione interna si aggiunge quindi a quella internazionale, che vede protagonisti gli Stati Uniti nel cercare da un lato di riprendere i colloqui che potrebbero portare una ripresa dell’accordo nucleare del 2015, ma dall’altra le autorità esternano la loro preoccupazione per la possibilità dell’utilizzo di armi nucleari da parte dell’Iran.
Gli Stati Uniti hanno espresso la loro preoccupazione dopo le notizie che vedono l’arricchimento dell’uranio iraniano pari, quasi, all’ottanta 84%.
La preoccupazione nasce dal fatto che al 90% è possibile creare una bomba atomica o un’arma nucleare e il sottile divario, che attualmente emerso dalle verifiche effettuate sui campioni iraniani, ha allarmato la comunità internazionale.
Le autorità iraniane, così come il capo di Stato Raisi, hanno sempre specificato che si tratta di oscillazioni note e ben conosciute dagli esperti nucleari, che avvengono all’interno delle centrifughe o quando viene apportata una modifica, ma si tratta di campioni isolati.
Un alto funzionario statunitense ha affermato, martedì 28 Febbraio, che in dodici giorni circa l’Iran potrebbe riuscire a produrre abbastanza uranio arricchito per creare una bomba atomica.
Colin Kahl, sottosegretario alla difesa per la politica Usa, ha dichiarato che: “Nel 2018, quando la precedente amministrazione ha deciso di lasciare il JCPOA, l’Iran avrebbe impiegato circa 12 mesi per produrre materiale fissile pari a una bomba. Ora ci vorrebbero circa 12 giorni.”
Si tratta di una minaccia allarmante e preoccupante, che dimostra la reale capacità nucleare iraniana. A settembre, dopo che i colloqui per avviare negoziati atti a ripristinare l’accordo sul nucleare sono scemati, l’allora ministro della difesa israeliano Gantz ha dichiarato pubblicamente che nel giro di poche settimane le autorità iraniane avrebbero potuto realizzare testate nucleari.
L’Iran ha compiuto un processo di sviluppo nucleare importante e questo dovrebbe destare preoccupazione, anche dato la vicinanza estrema a Russia e Cina che si stanno discostando sempre più dalle Nazioni occidentali, per creare un’alleanza mirata a essere autosufficienti in numerosi ambiti senza vincoli e pressioni.
Le autorità Usa hanno anche dichiarato che in un paio di settimane il materiale fissile per arrivare ad una bomba sarebbe raggiunto senza problemi ma non hanno aggiunto particolari precisi come quelli dichiarati Khal.
All’interno di un’audizione alla Camera dei rappresentati Usa è stato precisato che: “i progressi nucleari dell’Iran da quando abbiamo lasciato il JCPOA sono stati notevoli”.
L’Iran ha iniziato a sforare il limite di arricchimento JCPOA fissato al 3,67% nel 2019 quando, durante l’amministrazione Trump, vennero imposte sanzioni sull’esportazione di petrolio. Ma emerge chiaramente che fino a quando l’amministrazione Biden non è entrata in carica l’arricchimento più elevato riscontrato è stato circa del 5%.
Nel 2021 a Teheran ha riferito che avrebbe iniziato ad arricchire l’uranio fino al 20% di purezza, poiché la nuova amministrazione aveva dimostrato la sua disponibilità a rilanciare i colloqui per il patto JCPOA del 2015.
Successivamente, però, sono emerse notizie che sottolineano costantemente che l’aumento dell’arricchimento al 60% che non rientra nell’utilizzo civile.
Kahl ha precisato inoltre che gli Stati Uniti hanno intenzione di arrivare ad una soluzione pacifica e con un approccio tale da poter attuare colloqui in maniera proficua per un interesse globale.
In questo preciso momento è proprio il fatto che l’Iran non abbia ancora ripreso i colloqui che alimenta preoccupazione ma, dalle notizie emerse nelle ultime ore, sembrerebbe che si stia concretizzando realmente la possibilità di una ripresa dell’accordo nucleare.
Tra l’aprile 2021 i colloqui erano ripresi e sono andati avanti fino a settembre quando hanno raggiunto un punto morto.
L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, che si occupa di monitorare anche il nucleare iraniano, ha confermato il ritrovamento dell’uranio arricchito all’84% ma ha, anche, precisato che soltanto dopo la visita in programma sarà possibile determinare per gli ispettori se si tratta di azioni volute oppure, come dichiarato dal governo iraniano, di ritrovamenti che spesso emergono nei controlli a campione.
La Casa Bianca avrebbe intenzione di non appoggiare più le sanzioni verso l’Iran, in quanto limitano la conclusione dell’accordo e questo ha generato malcontento tra i legislatori, che in larga maggioranza si oppongono e chiedono di proseguire la campagna sanzionatoria verso un Paese, che sta attuando una repressione interna violenta e portando avanti uno sviluppo nucleare senza curarsi degli accordi internazionali, seppur interrotti.
Il presidente del Comitato per le relazioni estere e senatore democratico Bob Menendez ha dichiarato a Iran International martedì che l’amministrazione Biden dovrebbe comprendere il fatto che attualmente l’Iran sta portando avanti lo sviluppo nucleare e militare e, allo stesso tempo, non sta attuando un cambiamento come richiesto.
Ha espresso chiaramente l’auspicio che il presidente Usa effettui un cambiamento riguardo alla politica attuata verso l’Iran.
La tensione è alle stelle e soprattutto in questo momento storico, dove anche il presidente russo Putin ha deciso di recedere dal patto New Start, che regolava la questione nucleare tra Stati Uniti e Russia.
È stato anche affrontato l’argomento generale del ruolo militare dell’Iran nel conflitto in Ucraina, ma viene sottolineato come ora l’Iran sia una potenziale minaccia internazionale e il vicesegretario alla difesa Dana Stroul ha dichiarato ai giornalisti, che riportano quindi la notizia, che gli Stati Uniti e i suoi alleati si stanno muovendo per trattare in maniera adeguata la questione della Repubblica Islamica come una minaccia globale e questo e soprattutto dettato dalla sua crescente alleanza con Mosca.
Alti funzionari statunitensi hanno espresso chiaramente la preoccupazione per la minaccia iraniana in Medio Oriente e precisano che si tratta anche e chiaramente non più di una minaccia regionale ma di una minaccia globale.
Gli stessi hanno riferito che: “È ragionevole aspettarsi che le tattiche, le tecniche e le procedure che gli iraniani stanno imparando e perfezionando in Ucraina torneranno un giorno ai nostri partner in Medio Oriente, motivo per cui ora stiamo aumentando la cooperazione, la condivisione dell’intelligence, la comprensione di queste reti e aumentare le nostre capacità difensive collettive in modo da essere pronti a contrastare queste minacce nella regione”.
L’alto funzionario iraniano che si occupa del programma nucleare ha dichiarato nella giornata odierna, 1 Marzo 2023, che a seguito dei colloqui, tenutisi a Teheran all’inizio di questa settimana, che le questioni in disappunto tra la delegazione dell’Aiea e l’amministrazione iraniana sono state appianate.
Le controversie principali in sospeso includevano la presenza di particelle alterate e cambiamenti nei siti iraniani soprattutto in merito al funzionamento delle centrifughe.
Eslami anche precisato che, presumibilmente, la visita dell’aia si svolgerà nei prossimi due giorni potrebbe essere una valida e concreta occasione per riprendere i colloqui interrotti.
Sembra che possa esserci quindi un punto di svolta nei negoziati internazionali e che possa così essere rilanciato l’accordo nucleare iraniano del 2015 con le maggiori potenze mondiali.
L’esperto iraniano ha precisato però che la Repubblica islamica non accetterà di trattare la questione in maniera teatrale e mediatica, sottolineando nuovamente come questo approccio abbia soltanto lo scopo di screditare l’Iran e accumulare pressioni sulla Nazione.
Gli USA non sono i soli ad essere preoccupati per lo sviluppo militare e nucleare iraniano ma è una questione condivisa a livello internazionale. La Germania, da tempo,sta osservando con preoccupazione il potenziamento militare iraniano in costante aumento ma ha criticato anche il suo continuo sostegno verso la Russia.
Il ministero degli Esteri tedesco ha precisato oggi quanto sia profondo il timore riguardo la questione iraniana riferito all’arricchimento dell’uranio a Fordow. Non è stata tralasciata neanche la questione della durissima repressione nei confronti della rivoluzione iraniana, che sta scuotendo il paese. Il ministro ha anche precisato che sono in corso dialoghi tra i partner europei ma anche con gli Stati Uniti, per cercare di capire come avere sotto controllo gli sviluppi della situazione iraniana.
Proprio mentre emerge la questione dell’opinione tedesca si apprende anche un’altra notizia dall’Iran che riguarda proprio la Germania.
Il portavoce del ministero degli esteri Nasser Kanaani ha riportato oggi che le autorità iraniane hanno: “designato due diplomatici tedeschi come persone non grate e li sta espellendo”.
Il portavoce ha precisato anche che: “I due diplomatici tedeschi sono stati espulsi a causa dell’interferenza irresponsabile del loro paese negli affari interni e giudiziari dell’Iran”.
il ministero degli Esteri tedesco ha affermato che la scelta, di espellere due funzionari tedeschi, era prevista ma comunque rimane una scelta “arbitraria e ingiustificata. Non hanno fatto nulla di male”.
La decisione è arrivata a seguito di un evento capitato la scorsa settimana, quando la Germania ha espulso due funzionari dell’ambasciata iraniana a Berlino e questo a seguito della condanna a morte di un cittadino tedesco da parte delle autorità iraniane.
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