La presidente di Taiwan Tsai è partita, mercoledì 29 marzo, per un viaggio che la porterà in Belize e Guatemala, ma per il quale ha necessitato e necessiterà di transitare negli Stati Uniti. Al suo arrivo a New York è stata accolta da una folla di sostenitori, in quella che la Cina ha definito esattamente una visita provocatoria negli Stati Uniti ma anche da contestatori dell’indipendenza taiwanese. La questione tra Cina, Taiwan e Usa è veramente delicata e ha causato, in questo momento storico, molte complicazioni nei rapporti diplomatici tra i tre paesi.
Pechino ha deciso di avvisare delle dure conseguenze, che sarebbero state attuate nel caso in cui i viaggi di transito della presidente sì fossero trasformati in viaggi diplomatici negli Stati Uniti e, soprattutto, dopo la possibilità emersa di un incontro tra lo speaker della camera McCarthy e Tsai. La paura delle autorità taiwanesi è quella che la Cina possa attuare nel breve periodo la tanto temuta riunificazione al territorio continentale dell’isola, che ritiene rivale ma comunque sotto il dominio territoriale cinese, e questo è stato specificato in maniera chiara e precisa sia dalle autorità che dal presidente Xi Jinping stesso.
Le visite effettuate dai funzionari statunitensi a Taiwan tra cui quella inaspettata dello scorso agosto di Nancy Pelosi, che ha attuato un approfondimento nei legami commerciali con Taipei e ha generato così malcontento e giochi di guerra dimostrativi da parte dell’esercito cinese intorno all’isola, ma ha anche determinato così una maggior presenza statunitense all’interno dell’area dell’indo pacifico e per avere maggior controllo sullo stretto di Taiwan e sulle possibili azioni militari cinesi Washington ha deciso di utilizzare quattro basi militari poste nelle Filippine, nella zona più vicina per l’appunto allo stretto in modo da avere un controllo maggiore e costante. Una situazione che ha deteriorato i rapporti diplomatici tra Cina e Stati Uniti, già messi a dura prova dalla vicinanza di Jinping a Putin e al distacco dall’Occidente che ha attuato assieme a Iran e Russia allertando con questa alleanza le autorità internazionali.
La presidente taiwanese sai è arrivata a New York ed è stata accolta da una folla di sostenitori che hanno manifestato tutto il proprio sopporto alla leader che si trova e non una visita di passaggio all’interno del territorio statunitense e tale visita è stata definita una provocazione da parte delle autorità di Pechino.
E in programma che la presidente si fermi due volte a New York durante il suo transito per raggiungere Guatemala e belize dove ha in programma incontri diplomatici ufficiali.
Il suo itinerario non è stato reso noto e nessuno degli eventi che attuerà saranno aperti al pubblico o ai media ma ciò nonostante sono ma ciò nonostante sono emersi numerosi video sui social che mostrano sai al suo arrivo in un hotel di New York con una folla piena di bandiere statunitensi e taiwanesi.
Non si è soltanto verificata questa manifestazione però ma sono apparse altre persone in protesta che impugnavano questa volta bandiere statunitensi e cinesi e cartelli che riportavano c’è solo una Cina al mondo oppure anche l’indipendenza di Taiwan non ha via d’uscita, l’indipendenza di Taiwan è un vicolo cieco e per concludere anche sostenere la riunificazione della Cina e opporsi risolutamente all’indipendenza di Taiwan.
Pareri contrastanti che effettivamente mostrano quanto sia complicata la questione della riunificazione di Taiwan al territorio continentale cinese per il quale l’alto funzionario diplomatico manga ha sottolineato che nella costituzione Taiwan e a ritenuta parte integrante del territorio cinese.
Un sostenitore dell’indipendenza di Taiwan ha sostanzialmente preso in giro coloro che protestavano contro l’indipendenza dell’isola con un cartello che riportava: “Taiwan così fantastica, anche la Cina non può smettere di parlare di noi”. Qualcuno ha sottolineato il fatto inedito che sia stato permesso ai sostenitori della Cina di protestare in territorio statunitense.
La presidente taiwanese tsai è stato ovviamente protetta va numeroso gruppo di sicurezza e ad accompagnarla era presente l’ambasciatore de facto di Taiwan e gli Stati Uniti Hsiao Bi-khim.
La leader Tsai ha avuto modo poi di partecipare ad una cena con i cittadini di Taiwan residente attualmente all’estero e dovrebbe anche parlare ad un evento presso il think tank della Hudson Institute dove è in programma per la presidente la consegna del premio per la leadership globale.
Questa visita di due giorni a New York è stata ufficialmente uno scalo di transito ed è il suo settimo effettuato negli Stati Uniti, da quando ha assunto la carica presidenziale. Il ministro degli Esteri cinese ha però definito questa visita non chiara è una provocazione dato il momento attuale storico.
Mao Ning ha riferito difatti in merito che: “Il viaggio non è tanto un ‘transito’, ma un tentativo di cercare scoperte e propagare l’indipendenza di Taiwan. Il problema non è che la Cina reagisca in modo eccessivo, ma che gli Stati Uniti siano oltraggiosamente conniventi e sostengano i separatisti dell’indipendenza di Taiwan”.
Gli scali effettuati all’interno del territorio usa non sono ufficiali e anche il governo degli Stati Uniti ha dichiarato che non sarà effettuato nessun incontro ufficiale con l’amministrazione Biden. È stato inoltre chiesto alle autorità di Pechino di non utilizzare una visita di transito usuale è già avvenuta in passato come pretesto per attuare un’azione ostile nei confronti di Taiwan.
Le autorità di Pechino si oppongono in maniera ferma e molto dura in merito a qualsiasi tipo di interazione con le autorità statunitense con il governo di Taiwan. Dal loro lato i leader di Taiwan sostengono che la nazione sia ormai sovrana senza bisogno di dichiarare un’indipendenza effettiva e sostengono che il futuro debba essere valutato dal popolo e da ciò che ritiene più giusto.
La tensione maggiore merito a questo incontro è emersa proprio dal fatto che la presidente di Taiwan sai avrebbe potuto incontrare il portavoce della camera degli Stati Uniti McCarthy a Los Angeles durante il viaggio di ritorno punto ed è proprio qui che Pechino ha deciso di attaccare se ciò dovesse accadere.
Secondo quanto emerso dai media all’incontro negli Stati Uniti potrebbe evitare che si ripeta il malcontento di Pechino, che è emerso dopo la visita di Pelosi a Taipei, ma a quanto pare il malcontento è già scaturito ancor prima che accada in territorio Usa e Pechino ha avvisato che nel caso in cui fosse avvenuto un incontro avrebbero: “decisamente preso misure per reagire risolutamente”.
Giovedì 30 Marzo il direttore generale dell’ufficio per la sicurezza nazionale di Taiwan ha precisato che si aspettava una reazione più morbida e meno ostile in merito al transito della presidente Tsai a negli Stati Uniti. Precisando soprattutto che non era prevista una reazione tale in merito ad un possibile incontro con McCarthy.
Le autorità hanno precisato in neurologia ai commenti emersi: “Riteniamo che le azioni che i comunisti cinesi potrebbero intraprendere difficilmente raggiungeranno le dimensioni di quando Pelosi ha visitato lo scorso agosto. Si incontrerà negli Stati Uniti, quindi la complessità politica non è così alta come l’oratore che verrà a Taiwan”.
La presidente ha riferito mercoledì 29 Marzo tramite i social media di essere stata accolta insieme alla sua delegazione da Laura Rosenberger, presidente dell’American Institute in Taiwan, ovvero l’organizzazione che gestisce le relazioni non ufficiali degli Stati Uniti con Taiwan.
Rosenberger e il governatore del New Jersey Phil Murphy hanno rilasciato alcune dichiarazioni come benvenuto a Tsai mercoledì sera.
Durante l’evento la presidente taiwanese ha ringraziato gli Stati Uniti e il suo governo per “aver adempiuto ai suoi impegni di sicurezza nei confronti di Taiwan” facendo riferimento al sostegno del Congresso riguardo le capacità di difesa di Taiwan nonché riguardo alla vendita di armi da parte dell’amministrazione Biden alle truppe taiwanesi.
Gli Stati Uniti hanno riconosciuto formalmente il governo di Pechino come sovrano di Taiwan nel 1979.
A causa del rapporto non ufficiale tra Usa e Taipei, il transito della presidente non è caratterizzato come una visita ufficiale ma si tratta di una visita di passaggio e come tale deve essere rispettata l’idea dell’Unica Cina che è stata accettata in precedenza dalle autorità anche in merito ai rapporti diplomatici internazioni e sulla politica estera.
Gli Stati Uniti quindi riconoscono la posizione della Cina secondo cui Taiwan fa parte della Cina ma non hanno mai escluso che Taipei possa avere un’identità propria per poter portare avanti l’amministrazione dell’isola in maniera autonoma.
Alti funzionari Usa hanno sollecitato le autorità di Pechino a non utilizzare questa scusa per svolgere: “attività aggressive o coercitive rivolte a Taiwan.”
Il Portavoce del consiglio di sicurezza statunitense Kirby ha precisato che questi transiti della presidente di Taiwan side sono privati e non ufficiali.
Ha sottolineato in merito che: “La Repubblica popolare cinese non dovrebbe usare questo transito come pretesto per intensificare qualsiasi attività aggressiva intorno allo Stretto di Taiwan. Gli Stati Uniti e la Cina hanno differenze quando si tratta di Taiwan, ma abbiamo gestito queste differenze per più di 40 anni”.
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