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La prima parte di campionato ha incoronato il Napoli come regina indiscussa

Come un sogno da cui ci si sveglia sul più bello per alcuni, come una liberazione dopo mesi di agonia per altri, il Mondiale del Qatar ha posto fine alla prima parte del campionato. Tra i risultati in Serie A e le belle notti magiche della Champions League, a figurare come regina indiscussa è sicuramente il Napoli di Luciano Spalletti. Quante altre squadre, però, sono riuscite ad andare oltre le aspettative come i partenopei?

I giocatori del Napoli che festeggiano un gol – Nanopress.it

Ecco un pagellone che tiene conto di quanto visto sui campi della nostra Serie A, ma in quelli internazionali della coppa dalle grandi orecchie, dell’Europa e della Conference League. E che prende in considerazione anche gli esiti del calciomercato, gli infortuni, le scelte più o meno discutibili di allenatori e giocatori, che in alcuni casi si sono preservati per arrivare al meglio nel Paese mediorientale.

Il Napoli vince su tutto e tutti, Juventus in ripresa ma che fatica all’inizio

NAPOLI 10 – Impeccabile in Italia come in Europa, prima in Serie A come in Champions League, una macchina da gol, che arrivano da tutti: centrocampisti, difensori, terzini, e soprattutto attaccanti, che siano riserve, che siano i titolari. Ecco, anche su questo la squadra di Luciano Spalletti non ha paragoni: quando è mancato Victor Osimhen, il Napoli ha pescato bene con Giacomo Raspadori e Giovanni Simeone, arrivati quatti quatti in estate mentre tutti urlavano a una rivoluzione in senso negativo.

Un progetto corale, in cui brilla Khvicha Kvaratskhelia, l’esterno georgiano chiamato per sostituire l’ormai ex (non rimpianto) capitano, Lorenzo Insigne, che ha praticamente fatto strabuzzare gli occhi a tutte le grandi del parterre internazionale, compreso il Liverpool, l’unica squadra che è riuscita a battere i partenopei in stagione, in una partita quasi inutile. Chi parla di aiutini, è evidente che non ha visto giocare gli azzurri. Primi e meritatamente, perché hanno fatto il record di reti realizzate nella fase a gironi della Champions per un’italiana, perché si sono qualificati agli ottavi con due giornate di anticipo, perché sono miglior attacco del campionato con 37 gol fatti.

MILAN 7,5 – A otto punti dai primi della classe, i rossoneri di Stefano Pioli hanno dovuto spesso fare i conti con gli infortuni, a cui comunque sono riusciti a rispondere in maniera quasi sempre positiva. Riuscire a ripetere il successo dell’anno scorso in Serie A, con la vittoria dello scudetto al fotofinish, sarà difficile, ma il treno ancora non è passato del tutto. E soprattutto non è passato per la coppa dalle grandi orecchie.

In un girone tutto sommato abbordabile, il Milan si è qualificato alla fase a eliminazione diretta all’ultima giornata con un rotondo 4-0 che profumava di ricordi passati e di gesta eroiche. Ha inciampato contro il Chelsea, e per due volte, è vero, così come non è andata bene con il Napoli e soprattutto il Torino, ma con un pizzico di fortuna e il talento mai tramontato di Olivier Giroud, e di Rafael Leao, sono ancora là, eh già. Nota di demerito per Charles De Ketelaere, non il colpo migliore (al momento) dell’accoppiata Paolo Maldini-Frederic Massara.

JUVENTUS 4,5 – È stato un inizio di stagione da incubo per la squadra di Massimiliano Allegri, in cui spesso il mister toscano ha usato come alibi le tante assenze. Neanche se fossero mancati, però, tutti e gli undici i titolari – tra l’altro in una rosa così profonda come quella regalatagli da Andrea Agnelli – l’uscita dalla Champions League con solo una vittoria conquistata può essere giustificata, specialmente perché arrivata con una sconfitta contro il Maccabi Haifa, con cui, infatti, si sono condivisi i punti fatti.

E sì, adesso si è in ripresa – si è vinto il derby d’Italia contro l’Inter, si sono fatti tre gol alla Lazio, che fino a quel momento in trasferta ne aveva subito solo uno, sei vittorie di fila senza subire reti – ma si sono persi punti contro Monza, Salernitana (in una gara compromessa da evidenti errori arbitrali, anche questo non è un alibi), contro la Sampdoria. Troppo poco per farsi bastare un terzo posto che sa di contentino per la Juventus e i tifosi, che troppo spesso ora stanno anche lasciando la squadra sola. Di spazio di manovra ce n’è, specialmente in Europa League, ma non è detta l’ultima parola neanche per la Serie A: certo, serve davvero la migliore versione di tutti, anche di Paul Pogba, ancora fermo ai box, da luglio, e di Angel Di Maria, che arriverà in Qatar bello riposato, come lo accusano molti tifosi bianconeri.

Angel Di Maria – Nanopress.it

LAZIO 7 – Si potrebbe anche reputare generoso il voto alla Lazio considerando che è retrocessa in Conference League all’ultima giornata, ma no, perché quanto mostrato (a pieno organico, e non solo) in campionato dalla squadra di Maurizio Sarri deve per forza valere più di una misera sufficienza. Il bel gioco, tipico dell’allenatore toscano, infatti, è stato coniugato a un nuovo pragmatismo, a una difesa solida, ben organizzata e con colpi low cost che sono stati studiati ad arte dall’ex Napoli.

Il derby vinto senza i due perni, alias Ciro Immobile e Sergej Milinkovic-Savic, portando a galla tutte le fragilità della Roma, poi, non fa che dare ulteriore adito alla consapevolezza che i biancocelesti siano abbastanza maturi da lottare fino alla fine per tornare in Champions League. Fino a qualche mese fa, infatti, il quarto posto ad appena tre punti dal secondo sarebbe stato utopia. Ora, invece, è realtà. Menzione speciale: brulica di italiani giovani e che stanno migliorando a vista d’occhio, e forse Roberto Mancini dovrebbe tenerne più conto.

INTER 7 – Qualificata come seconda nel gruppo più tosto della Champions League, quello dei triplete, e quindi di Bayern Monaco e Barcellona (e proprio ai danni dei blaugrana di Xavi Hernandez), l’Inter più che una sorpresa, è una conferma. A stupire, più che altro, sono i gol (tanti) presi in trasferta, e gli scontri diretti persi, sempre lontani da San Siro.

Tra l’altro non può non essere considerato che Romelu Lukaku, uno degli artefici dello scudetto del 2020, tornato in pompa magna ad Appiano Gentile in estate, non ci sia praticamente mai stato. E non si possono ignorare neppure le continue voci sul passaggio di proprietà. Ma l’impalcatura di gioco architettata da Simone Inzaghi sta reggendo, almeno sotto il profilo realizzativo. Non fraintendeteci, in campionato ci si aspettava di più, ma la Beneamata è ancora in corsa su tutti i fronti. Il voto finale è la media tra il miracolo sportivo realizzato nel “girone della morte” europeo e l’altalena arrugginita in Serie A. Con la sensazione che a maggio resterà un po’ d’amaro in bocca.

L’Atalanta è tornata a ruggire, la Roma deve fare di più

ATALANTA 6,5 – Fuori da tutto dopo cinque anni vissuti al massimo, e sempre con Gian Piero Gasperini in panchina, i bergamaschi hanno macinato punti su punti fino alla prima debacle della stagione in casa contro la Lazio di Sarri. Poteva essere una rondine che non faceva primavera, e invece la sconfitta al Gewiss Stadium è stata solo l’inizio di una fine che, fortunatamente, è arrivata proprio vicina vicina alla sosta per i Mondiali, e anche contro il Napoli e l’Inter (quella al via del Mare contro il Lecce, a dir la verità, pesa).

Ecco, l’Atalanta è stata questo nelle prime 15 giornate, e lo è stata senza Duvan Zapata, senza Luis Muriel a larghi tratti, senza nessun campione che, invece, ha fatto le fortune di qualcun altro. Lo è stata anche perché, a differenza delle altre, ha avuto più tempo per rifiatare e non è stata sottoposta a un tour de force che ha sfiancato anche i tifosi. Lo è stata perché ha pescato dal Lipsia un talento forse troppo poco considerato come Ademola Lookman, che ha già fatto sette gol in campionato (più di Dusan Vlahovic e Immobile, per dire).

ROMA 5,5 – Da una squadra di José Mourinho, dello Special One, dell’uomo del triplete con i nerazzurri, della Champions League con il Porto, ci si aspetta sempre di più, sul piano dei risultati e su quello del gioco. Se i primi, seppur in maniera piuttosto altalenante, sono arrivati, il secondo rimane il tallone d’Achille di una Roma che, levati determinati interpreti (leggasi Paulo Dybala), non ha fantasia, non ha estro, e sì è anche noiosa.

José Mourinho – Nanopress.it

Di giustificazioni, poi, il portoghese ne ha trovato così tante in quest’esperienza nella Capitale che ci si potrebbe scrivere un prontuario da far leggere a tutti gli allenatori che si trovano in difficoltà. Ma non bastano, però, quando gli stessi titolari dell’anno scorso, Tammy Abraham su tutti, non riescono a concretizzare neanche un quarto delle palle gol, quando gli errori individuali sono figli di una costruzione di gioco che non esiste. I giallorossi si sono qualificati ai sedicesimi di Europa League, è vero, ma è stata una faticata che in confronto Ercole ha riposato all’epoca.

FIORENTINA 5 – Tutti i limiti della Fiorentina, infine, si sono visti quando a gennaio dello scorso anno, a suon di milioni, Vlahovic ha abbandonato baracca e burattini e se n’è andato alla Juventus. La macchina da gol che nel serbo aveva il finalizzatore perfetto si è inceppata, e c’è voluto quasi un anno e tanti tentativi per provare almeno a far ripartire l’ingranaggio. È servita soprattutto la Conference League, non sicuramente il torneo più illustre a cui partecipare a livello europeo, per esempio, per ricordare a Luka Jovic che è stato progettato per segnare.

Anche là, sono arrivati i risultati (un secondo posto a pari punti con i turchi del Basaksehir, che comunque si sono qualificati prima dei Viola di Vincenzo Italiano) ma ci sono anche rimasti. Fino alla svolta con l’Inter (in cui si è perso) anche in campionato, arrivata decisamente troppo tardi per considerare la squadra una delle pretendenti ad almeno il settimo posto (come fu lo scorso anno). Tutto può ancora cambiare se, come la Roma, si vincerà il terzo torneo Uefa, altrimenti non servirà che continuare a oliare un meccanismo da cui prima o poi usciranno anche dei capolavori.

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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