Consultazioni record, dodici o sette minuti poco cambia, la premier in pectore, Giorgia Meloni ha le idee chiare: vuole guidare il Paese in una situazione di emergenza nazionale e internazionale, ha detto, e vuole farlo al più presto. E quindi ha anche una lista dei ministri pronta da consegnare al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non appena le conferirà l’incarico, alle 16:30.
Dopo settimane di baruffa nel centrodestra, ricostruite dai giornali e prontamente smentite dai diretti interessati – alcune con più difficoltà rispetto ad altre -, la leader di Fratelli d’Italia ha fatto le sue scelte. Antonio Tajani quasi sicuramente siederà alla Farnesina nonostante le parole del suo presidente, Silvio Berlusconi, sul conflitto in Ucraina. Sulla Giustizia invece è la futura presidentessa del Consiglio ad averla spuntata: il ministro sarà con molta probabilità Carlo Nordio e non l’ex presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Per arrivare pronta da Sergio Mattarella, Giorgia Meloni, ieri, si è trincerata nel suo bunker e si è messa a lavorare. Duramente. Pochi contatti con gli alleati, meglio qualche telefonata in serata con Matteo Salvini, leader della Lega, neanche mezza con Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia. Ci pensa da sola, in pratica, a quella lista dei ministri che nel pomeriggio darà al presidente della Repubblica.
Le caselle che ballavano erano due: la Giustizia e gli Affari esteri. Per quanto riguarda la seconda, il profilo di Antonio Tajani, coordinatore nazionale del gruppo forzista e numero due del Cavaliere, è stato messo in discussione soprattutto per le parole che il suo presidente ha detto all’Assemblea alla Camera di martedì sul conflitto in Ucraina e i suoi presunti “rapporti riallacciati” con Vladimir Putin.
Sugli scudi ci sono saliti soprattutto dall’opposizione, Carlo Calenda e Giuseppe Conte in testa che anche ieri, nelle consultazioni con il capo dello Stato, hanno espresso perplessità sull’affidare la Farnesina all’ex presidente del Parlamento europeo. In realtà, però, la prima presidentessa del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana pare non abbia avuto ripensamenti, piuttosto Tajani potrebbe non diventare vicepremier e, con lui, neanche Salvini.
Per quanto riguarda, invece, il Guardasigilli, la leader di Fratelli d’Italia non dovrebbe cedere alle pressioni dell’ex premier su Maria Elisabetta Alberti Casellati e sarà Carlo Nordio, ex magistrato trevigiano, a succedere a Marta Cartabia.
Nel complicato risiko che ha tenuto impegnata Meloni per settimane, sono tanti i nomi che provengono direttamente dal suo partito. Per esempio il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio sarà sicuramente uno dei suoi fedelissimi Giovanbattista Fazzolari, mentre l’altro fondatore di FdI Guido Crosetto potrebbe sedersi al ministero della Difesa, anche se in ballo c’è anche Adolfo Urso, attuale presidente del Copasir.
La premier in pectore ha prenotato per i suoi anche il neonato dicastero del Mare, ma fa parte delle tessere coperte. La novità è che dovrebbe inglobare la delega ai porti, prima sotto l’ala delle Infrastrutture, che andranno sicuramente al leader del Carroccio, svuotate, però, della gestione degli sbarchi irregolari. Nell’esecutivo, ancora, dovrebbe entrare anche Francesco Lollobrigida, attuale capogruppo alla Camera, dato all’Agricoltura, ma con qualche contendente. Daniela Santanchè, invece, non è mai stata messa in discussione come ministra del Turismo. A Raffaele Fitto, in conclusione, dovrebbe andare il ministero per gli Affari europei.
Quanto agli alleati, di Salvini e Tajani abbiamo già detto, ma ce ne sono anche di altri, chiaro. In Forza Italia, Casellati dovrebbe essere comunque imbarcata nel governo nonostante il no per via Arenula, probabilmente alla ex seconda carica dello Stato verrà affidato il ministero delle Riforme. Gilberto Pichetto Fratin, invece, dovrebbe sedersi alla Transizione ecologica che, però, dovrebbe cambiare nome. All’Università non si postano le quotazioni che danno avanti la deputata Gloria Saccani Jotti, mentre Anna Maria Bernini potrebbe essere collocata o alla Funzione pubblica o all’Istruzione.
Nella Lega, Giancarlo Giorgetti, com’è noto, occuperà una delle caselle più importanti come quello dell’Economia e delle Finanze. L’attuale numero uno del Mise ha anche ricevuto il beneplacito del predecessore, Daniele Franco. Al Viminale, un tempo ministero della discordia, dovrebbe sedersi quasi sicuramente Matteo Piantedosi, che agli Interni era già stato ai tempi del Capitano come capo gabinetto.
Roberto Calderoli, che si era fatto da parte per la presidenza del Senato, poi andata a Fratelli d’Italia con Ignazio La Russa, spetteranno gli Affari regionali, mentre Simona Baldassarre andrà alla Famiglia. Con ogni probabilità, Maurizio Lupi si prenderà il ministero dei Rapporti con il Parlamento, e tutti gli altri dovrebbero essere tecnici.
Per esempio alla Salute sono tanti i nomi in lizza, da Francesco Rocca a Orazio Schillaci passando per Guido Rasi. Al Lavoro si pensa a Marina Calderone, e alla Cultura sono sempre due i candidati: il giornalista Gennaro Sangiuliano, attuale direttore del Tg2, Giordano Bruno Guerri, scrittore. Per lo Sport, ci sarebbe Andrea Abodi, che però sta puntando anche ad amministrare le Olimpiadi invernali del 2026 a Milano-Cortina.
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