Giornata campale per la Juventus, almeno dal punto di vista sportivo. Il procuratore della Figc, Giuseppe Chinè, infatti, ha chiesto 9 punti di penalizzazione per i bianconeri nel corso dell’udienza in Corte d’appello della Federcalcio in cui si sta discutendo sulla riapertura del caso plusvalenze. L’obiettivo del procuratore è che la squadra di Massimiliano Allegri rimanga fuori dalle coppe europee il prossimo anno.
Oltre alla Vecchia Signora, rischiano anche i suoi ex dirigenti e le altre società che con la Juventus avevano fatto affari, quindi Sampdoria, Empoli, Genoa, Parma, Pisa, Pescara, Pro Vercelli e il vecchio Novara, che dovrebbero incorrere solo in sanzioni, così come già aveva chiesto la procura federale in precedenza. Cambiano, invece, le richieste per Andrea Agnelli, Fabio Paratici, Federico Cherubini, Pavel Nedved, Paolo Garimberti e Maurizio Arrivabene. Anche se dovesse essere accolta la richiesta di Chinè, i bianconeri potrebbero ancora appellarsi al Collegio di garanzia presso il Coni.
Guai per la Juventus, la Procura federale ha chiesto 9 punti di penalizzazione (che sarebbero effettivi già da questa stagione)
Il terremoto che ha sconquassato dalle fondamenta la Juventus durante i Mondiali di calcio era solo un accenno della valanga che, a breve, potrebbe riversarsi sulla società bianconera. Se all’ora erano state le dimissioni in massa del cda a generare l’ondata, adesso potrebbe essere la Procura federale della Figc a causare dei problemi grossi alla Vecchia Signora, e tutto in attesa che il giudice per le indagini preliminari di Torino decida se rinviare a giudizio o no Andrea Agnelli & company.
Dopo aver avuto conoscenza degli atti giudiziari prodotti dalla procura torinese, infatti, anche dalla Federcalcio, e in particolare il procuratore Giuseppe Chinè ha chiesto la riapertura del caso plusvalenze per cui, in precedenza, la Juventus aveva avuto solo delle sanzioni e non delle vere e proprie penalizzazioni, che adesso, comprometterebbero non poco la corsa per lo scudetto, ma anche per la zona Europa, Champions, Europa o Conference League che sia. L’istanza di Chinè, infatti, è quella di togliere nove punti ai bianconeri e nella stagione in corso: “La pena deve essere afflittiva, la Juventus in classifica deve finire ora dietro la Roma, fuori dalla zona delle coppe europee“, avrebbe detto in udienza il procuratore a quanto ha appreso l’Ansa.
Non solo, però, perché rispetto a prima, verrebbero aumentati di quattro mesi anche i periodi di inibizione per i suoi ex dirigenti. Per l’ex presidente ha chiesto 16 mesi, per Fabio Paratici, ora direttore sportivo del Tottenham, 20 mesi e dieci giorni, per Pavel Nedved, ex vicepresidente, un anno, così come anche per Paolo Garimberti e Maurizio Arrivabene, mentre per il ds che ha sostituito il piacentino, Federico Cherubini, sarebbero dieci mesi e 20 giorni.
Dicevamo che a invertire la rotta sono state le carte dell’inchiesta Prisma perché, appunto, il procuratore capo è convinto di avere in mano quegli “elementi di prova nuovi che dimostrino la sussistenza degli illeciti” e che possano far riaprire il caso, in base all’articolo 63 del Codice di giustizia sportiva, anche se in precedenza ci sono state sentenze inappellabili e irrevocabili. Questo, però, non significa che andrà così.
Intanto, in giornata (si spera), e dopo le parole di Chinè, hanno parlato le difese, e la Juventus ha già depositato una memoria difensiva, poi è stato il turno della Corte d’appello, presieduta ancora da Mario Luigi Torsello, dopo di ché ci sarà la riunione della camera di consiglio che potrebbe accogliere o meno la richiesta di riapertura. Anche in questo caso, potrebbe non esserci nessuna condanna, ma si deve aspettare per avere delle risposte.
Nel merito, il legale dei bianconeri, Nicola Apa, ha chiesto che il procedimento di revocazione sia rigettato per una questione formale, in quanto la Procura è andata oltre i tempi in cui presentare la richiesta. Ovvero, avendo fatto visita alla Procura di Torino per ottenere gli atti a fine ottobre, avrebbe avuto 30 giorni di tempo per presentare la richiesta che, invece, è arrivata solo il 22 dicembre, 56 giorni più tardi.
Cosa rischiano le altre squadre coinvolte
Oltre alla Juventus, però, c’erano e ci sono altre società coinvolte, ovvero la Sampdoria, l’Empoli, il Genoa, il Parma, il Pisa, il Pescara, la Pro Vercelli e il vecchio Novara. Per loro, Chinè ha chiesto le stesse sanzioni che già erano state comminate ad aprile, e quindi un’ammenda di 195mila euro per i blucerchiati, 42mila per la squadra di Paolo Zanetti, e addirittura 320mila euro per i rossoblù di Genova. Ma è stata fatta richiesta anche per un’ammenda di 338mila per il Parma, 90mila per gli altri toscani, 125mila per i pescaresi, e 23mila e 8mila per le altre due società piemontesi.
Quanto alle richieste per i dirigenti extra bianconeri, 12 mesi di inibizione sono stati chiesti per il numero uno della Sampdoria, Massimo Ferrero, otto mesi per il segretario generale, sempre blucerchiato, Massimo Ienca, undici mesi e 15 giorni per il presidente dell’Empoli, Fabrizio Corsi, sei mesi e dieci giorni per l’ex presidente del Genoa, Enrico Preziosi, dieci mesi e 15 giorni per Alessandro Zarbano, tra gli uomini più fidati dell’ex numero uno rossoblù, più gli altri dirigenti della Serie B.