Secondo quanto riporta oggi l’edizione romana della Repubblica, anche la procura di piazzale Clodio ha deciso di sfruttare l’assist fornito da quella di Torino, che ha inviato le carte dell’inchiesta Prisma che riguarda i conti della Juventus, e fare luce su un passaggio poco chiaro dello scambio tra Leonardo Spinazzola e Luca Pellegrini dalla società bianconera ai giallorossi e viceversa.
Nelle intercettazioni ascoltate dai tre pm torinesi (uno dei quali ha deciso di astenersi per le polemiche nate per alcune sue dichiarazioni del 2019), Federico Cherubini, attuale direttore sportivo della Juventus, confidava a Stefano Bertola che, in una situazione normale, uno scambio del genere non si sarebbe potuto fare. Il riferimento, però, non era tanto alle plusvalenze, su cui anche da Roma vogliono vederci chiaro, quanto al fatto che l’esterno della Nazionale fosse spesso infortunato.
L’inchiesta Prisma della procura di Torino si potrebbe allargare a macchia d’olio, e in molte altre procure d’Italia. Dopo i magistrati di Cagliari, Bergamo, Genova, Bologna e quelli piemontesi ovvio, a voler fare luce su quello che è successo ci sono anche quelli di Roma, che invece hanno nel mirino lo scambio avvenuto, a ridosso del 30 giugno 2019, tra la Juventus e la società giallorossa che ha permesso ai primi di portare a casa Luca Pellegrini per 22 milioni e di far sbarcare nella Capitale Leonardo Spinazzola, pagato 29,5 milioni di euro.
Secondo quanto scrivono nell’edizione romana della Repubblica, il sostituto procuratore Maria Sabina Calabretta avrebbe ricevuto nei giorni scorsi un copioso fascicolo dai suoi colleghi di Torino in cui a pesare ci sono soprattutto le parole di Federico Cherubini, attuale direttore sportivo dei bianconeri, e successore di Fabio Paratici, considerato il deus ex machina delle manovre finanziarie della Vecchia Signora, con Stefano Bertola, il cfo del club da luglio 2020. Nelle intercettazioni tra i due del 22 luglio 2021 al centro della conversazione c’è proprio lo scambio tra l’esterno della Nazionale e quello che adesso è un giocatore della Lazio, e viene descritto, ancora, il modus operandi di Paratici, in cui la Juventus avrebbe messo a bilancio delle plusvalenze fittizie e, in questo caso, proprio con la vendita di Spinazzola nello stesso giorno di Pellegrini.
Cherubini iniziava dicendo che quello era stato il suo oggetto di discussione con l’allora ds tante volte: “Io dicevo, è vero che oggi faremo meno 40, ma così facendo io so già che andiamo dal presidente, diciamo che non si può fare. Fermiamo questa emorragia…cioè hai attivato una modalità lecita, ma l’hai spinta troppo, perché poi hai creato…“. A quel punto interveniva Bertola con un semplice “fuori di giri”, locuzione che poi riprendeva l’attuale ds: “È una coda lunghissima…e che ti ha portato a fare delle operazioni…che altrimenti in un contesto di normalità non puoi fare…Spinazzola – Pellegrini non puoi farlo!“.
Cherubini, ascoltato dai pm torinesi come testimone (è anche lui tra gli indagati e il 10 maggio, giorno dell’udienza preliminare, potrebbe essere anche rinviato a giudizio come la stessa società bianconera e gli altri ex dirigenti della Juventus), aveva spiegato che, in realtà, le frasi non erano riferite tanto alla presunta macchina che Paratici aveva messo in moto, quanto al fatto che sempre lui “era convinto che Spinazzola si infortunasse“.
Come che sia, saranno anche i pm di piazzale Clodio, dicevamo, a capirci qualcosa in più. È giusto, in ogni caso, ribadire che al momento è stata aperta solo un’inchiesta per verificare se effettivamente anche la Roma abbia commesso degli illeciti, che potrebbe anche concludersi con un’archiviazione del caso e senza troppi stravolgimenti per la squadra di José Mourinho, che, però – e questo dipenderà dalla procura della Figc che proprio ieri ha chiuso le indagini sul secondo filone di inchiesta sulla manovra stipendi e manovra agenti dei bianconeri -, potrebbe anche dover fare a meno di Paulo Dybala per due mesi qualora venissero confermate le voci da un’ulteriore sentenza.
Oppure no, perché, secondo quanto invece raccontano oggi dalla Gazzetta dello sport, i calciatori che avevano firmato le carte per quanto riguarda, appunto, la manovra stipendi, sia quelli dell’anno in cui il campionato è stato stoppato per il Covid (e in cui la Juventus ha vinto l’ultimo scudetto), sia quelli dell’anno dopo, non rischierebbero nulla.
Rischia, però, molto di più la squadra di Massimiliano Allegri, già penalizzata dalla Corte d’appello federale di 15 punti per il caso plusvalenze, e che per mercoledì 19 aprile aspetta la sentenza della Corte di giustizia sportiva del Coni per sapere se verranno confermati o se verranno cancellati (riportandola automaticamente anche al secondo posto della classifica di Serie A).
Chiuse le indagini che sono durate mesi, Giuseppe Chinè, ovvero il procuratore federale, dovrà notificare la conclusione ai potenziali incolpati, in cui appunto non figurerebbero i calciatori, ma solo la società, gli ex dirigenti e (al massimo) i procuratori dei giocatori, che invece potranno anche chiedere di essere ascoltati.
Anche qua, come detto poco sopra, potrebbe arrivare una richiesta di archiviazione del caso, pure se l’ipotesi più plausibile, almeno per quanto dicono dal quotidiano sportivo, è che si arrivi a una maxi multa e a una penalizzazione di uno o due punti entro inizio maggio – i tempi sono stati velocizzati perché ci sono i diversi gradi di giudizio.
Per Paolo Ziliani, giornalista del Fatto quotidiano, molto informato sulla vicenda che riguarda la Juventus, però, i punti di penalizzazione potrebbero essere molti di più. Secondo lui, infatti, non si terrebbe conto soltanto delle presunte irregolarità in base all’articolo 31 del Codice di giustizia sportiva, ma anche in base agli articoli 14 e 15 che prevedono, appunto, delle circostanze aggravate che farebbero aumentare le sanzioni che, tra l’altro, dovrebbero essere inflitte anche ai calciatori che consapevolmente, almeno stando alle carte della Procura di Torino, hanno firmato le carte in questione.
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