Il terremoto che ha minato nelle fondamenta la Juventus, con le dimissioni di tutto il consiglio d’amministrazione, compreso il presidente Andrea Agnelli, nasce, si sa, dall’inchiesta Prisma, della procura di Torino, che doveva far luce sul caso delle plusvalenze e sulle manovre degli stipendi per salvaguardare i conti durante la pandemia. Secondo quanto riportano da Repubblica, gli investigatori della Guardia di finanza avrebbero trovato anche altre carte che potrebbero ulteriormente aggravare le posizioni di chi, nel caso, finirà a processo.
Questa, in realtà, non è un’eventualità così remota. Sempre secondo il giornale del gruppo Gedi, il gup sarebbe intenzionato a rinviare a giudizio gli indagati, rendendoli di fatto imputati, e quindi in attesa di un processo. La procura della Figc, che aveva archiviato il caso, proprio ieri ha deciso di aprire un procedimento sulle scritture private tra la Juventus e i suoi calciatori, che (ancora) avrebbe portato a un taglio fittizio degli stipendi e una riduzione dei costi nei bilanci 2020 e 2021. Se venisse accertato questo, anche dal punto di vista sportivo, i bianconeri potrebbero passare dei guai.
C’è poco da stare tranquilli in casa Juventus. Nell’inchiesta Prisma della Procura di Torino, in cui gli ex dirigenti del club bianconero sono indagati per falso in bilancio e per false comunicazioni al mercato azionario a causa delle plusvalenze, che hanno gonfiato i conti, e la manovra sugli stipendi dei calciatori del 2020 e del 2021, che invece ha permesso di sistemarli in parte, gli investigatori hanno trovato nuovi elementi che potrebbero mettere nei guai il cda dimissionario e anche l’ormai ex presidente, Andrea Agnelli.
Altri contratti nascosti e debiti fuori bilancio, scrivono da Repubblica, aggravano le accuse dei pm, intenzionati a chiedere il rinvio a giudizio per gli indagati. Per quello, sarà questione di giorni affinché venga reso noto, e la mossa di lunedì in tarda serata non indica, certo, un chiaro indizio di colpevolezza, ma serve a tutelare la squadra di Massimiliano Allegri che, secondo quanto rivelano in una retroscena della Gazzetta dello sport, invece, avrebbe voluto lasciare anche lui la panchina dopo lo shock delle dimissioni in massa del consiglio d’amministrazione bianconero. Tutto rientrato, chiaramente, grazie a una cena con il vecchio numero uno, e poi il sostegno pubblico da parte di John Elkann, ceo di Exor e deus ex machina della Juventus.
Tornando alle indagini, comunque, gli investigatori della Guardia di finanza, che stanno continuando a scavare tra le carte sequestrate, hanno trovato nuove ombre su alcune operazioni di cessione dei calciatori. Pare, infatti, che ci sia un ulteriore extra debito da almeno 34 milioni di euro che è rimasto in sospeso, e che riguarderebbe anche l’Atalanta.
Già Federico Cherubini, direttore sportivo bianconero, davanti ai pm Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Ciro Santoriello, aveva ammesso che c’erano sette milioni di debito con i bergamaschi che non erano mai stati messi a bilancio. Non solo, perché in un’intercettazione, l’ex amministratore delegato, Maurizio Arrivabene, parlava appunto di questo fantomatico debito, di cui non si sa nulla. Al massimo si ipotizza che possa avere a che fare con lo scambio Romero-Demiral, quando l’argentino fu ceduto al club dei Percassi per 16 milioni e poi venne venduto due giorni dopo al Tottenham per 50.
Ombre, tra l’altro, ci sarebbero anche per quanto riguarda l’acquisto di Dejan Kulusevski, sempre dall’Atalanta. Anche lui, ora, in forza alla squadra di Antonio Conte, era stato definito da Fabio Paratici, ex direttore sportivo – ma andato via molto prima del terremoto dell’altro giorno – come un investimento fuori portata. A portata degli Spurs, comunque, dato che poi se l’è portato pure a Londra.
Nel merito delle plusvalenze, poi, dalla Guardia di finanza hanno scoperto che, oltre a pompare il valore di mercato dei giocatori, per lo più giovani che mai avevano calcato un campo da calcio professionistico, c’erano degli accordi segreti per il riacquisto che non sono stati depositati in Lega.
Il caso emblematico è quello di Alberto Cerri, passato al Cagliari nel 2018, e che aveva generato una plusvalenza ai sardi di 8 milioni, oltre che un beneficio immediato anche sui conti del club di Tommaso Giulini. Peccato, però, che quel ricavo sarebbe dovuto essere ipotetico perché la Juventus poteva far valere la lettera nascosta in cui si prevedeva che l’attaccante potesse tornare alla base. Di questo non sapevano nulla né sindaci, né revisori, probabilmente tenuti all’oscuro di questo modus operandi.
Il mistero è ancora più fitto sull’affaire Cristiano Ronaldo. Sul fenomeno portoghese, svincolato d’oro della prossima finestra di calciomercato dopo il suo addio, tra i veleni, al Manchester United, circola una carta che sarebbe dovuta rimanere segreta altrimenti, diceva l’avvocato Cesare Gabasio in un’intercettazione, “se la trovano ci saltano alla gola” o al massimo “ci tocca fare una transazione finta“.
In base a questa scrittura privatissima, la Juventus doveva dare a CR7 almeno 19 milioni di euro a prescindere dal fatto che rimanesse o meno alla Continassa. Quei soldi, di cui comunque non c’è traccia nei bilanci, e che sarebbero dovuti arrivare a Ronaldo in nero, al cinque volte Pallone d’oro non sono mai stati dati. E lui non ha nessuna intenzione di rinunciare a quel bel gruzzoletto.
Insomma, la situazione è particolarmente complessa, e potrebbe essere resa ancora più difficile dal procedimento della procura della Figc che, adesso, ha deciso di riaprire la questione anche dal punto di vista sportive per gli accordi privati che c’erano tra la società e i calciatori per quanto riguarda il presunto taglio fittizio degli stipendi e una riduzione dei costi nei bilanci 2020 e 2021.
Non sarà una nuova Calciopoli, l’indagine che ha portato i bianconeri in Serie B nel 2006 (oltre ad avergli levato di fatto due scudetti, uno non assegnato, l’altro finito all’Inter), ma ecco, c’è veramente poco da stare tranquilli. A giudicare dalle parole del presidente della Federcalcio italiana, però, il terremoto che ha colpito la Juventus potrebbe causare danni anche fuori da Torino.
Garantista, com’è giusto che sia, Gabriele Gravina ha detto a margine dell’evento di Napoli “Calcio & Welfare” che solo dopo aver conosciuto l’esito degli atti della magistratura ordinaria si potrà fare “una riflessione sul sistema“. Quanto, poi, al comunicato della Liga spagnola, che ha attaccato in maniera netta la Juventus chiedendo, in maniera velata la retrocessione e l’esclusione dalla Champions League, il numero uno della Figc ha detto che “se vogliamo andare sul linciaggio di piazza non è un problema, ma stiamo calmi perché temo che quel tema possa riguardare anche altri soggetti“.
“Sono arrivate alcune riflessioni e attacchi gratuiti da parte di chi dovrebbe guardare in casa propria e credo siano piuttosto fuori luogo – ha concluso Gravina -. Siamo a stretto contatto con la Uefa, l’organismo internazionale, aspettiamo il processo e poi tiriamo fuori le conclusioni“.
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