L’ultima miccia che ha fatto scoppiare l’ennesima polemica nel mondo politica riguarda l’insegnamento nelle scuole del tiro a segno, proposta e poi smentita dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari. Gli attacchi delle opposizioni, con Partito democratico e MoVimento 5 stelle in testa, sono nate da un articolo della Stampa in cui si ricostruiva quello che aveva detto l’esponente di Fratelli d’Italia a Franco Federici, consigliere militare della premier, Giorgia Meloni.
La proposta che, dicevamo, è stata smentita dal diretto interessato, e su cui è tornato poi anche il direttore del quotidiano torinese, Massimo Giannini, non è piaciuta neanche a un altro leader della maggioranza, ovvero al vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che non l’ha definita un’idea illuminata, piuttosto per il segretario federale della Lega si dovrebbe insegnare nelle scuole la sicurezza stradale.
Sala dei Galeoni, Palazzo Chigi, Roma, ieri pomeriggio. Giorgia Meloni ha appena finito le dichiarazioni congiunte assieme al primo ministro dell’Etiopia, Abiy Ahmed Ali, Giovanbattista Fazzolari – il suo vero numero due -, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, si ferma a parlare con Franco Federici, consigliere militare della prima presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana, e nasce una proposta: istituire un tavolo “per un progetto di insegnamento del tiro a segno nelle scuole“.
Orecchie indiscrete ascoltano tutto, registrano anche un audio, la conversazione, da privata, diventa di dominio pubblico perché arriva a Ilario Lombardo, de La Stampa, che scrive un retroscena, e alza un polverone non da poco. Lo commentano le opposizioni, lo commenta lo stesso autore della proposta, smentendola, e poi ci torna anche il direttore del quotidiano torinese, Massimo Giannini. Ma andiamo con ordine.
Il primo a parlare è l’uomo della premier: “L’articolo apparso oggi sul quotidiano La Stampa nel quale si sostiene che io vorrei ‘insegnare a sparare nelle scuole’ è ridicolo e infondato. La chiacchierata tra me e il generale Federici, consigliere militare del presidente Meloni, che il giornalista di La Stampa crede di aver carpito come uno scoop verteva su tutt’altro“, dice Fazzolari che poi spiega che “la necessità di fornire maggiori risorse per l’addestramento di Forze armate e Forze di polizia e oltre a ciò l’ipotesi di prevedere un canale privilegiato di assunzione in questi corpi dello Stato per gli atleti di discipline sportive reputate attinenti, anche se non olimpiche, quali paracadutismo, alpinismo e discipline di tiro. Due misure alle quali lavoreremo al più presto“.
Intanto, però, il danno è fatto, perché a stretto giro di posta insorgono le opposizioni, appunto. Peppe Provenzano, ex ministro per il Sud e per la Coesione territoriale, in quota Partito democratico, scherza su Twitter chiedendo al sottosegretario se ci sarà anche un giorno per le adunate.
Dal salotto di Agorà, su Rai Tre, parla poco dopo anche Giuseppe Conte, ex premier e presidente del MoVimento 5 stelle: “Fazzolari vuole che nelle scuole si insegni a sparare? Crosetto spinge per gli investimenti militari, per la caccia vogliono farla negli spazi urbani, l’amore per le armi di Fratelli d’Italia mi sembra evidente“, racconta prima di lanciare un monito a Fratelli d’Italia, dal quale proviene anche il numero due di Meloni oltre che la stessa presidentessa, “si ravveda e aderisca a nostra iniziativa per un milione alle scuole, per le dotazioni informatiche“, conclude.
Anche dal terzo polo, con la capogruppo al Senato del gruppo di Carlo Calenda e Matteo Renzi, Raffaella Paita non sta a guardare e, con un tweet, fa un parallelismo con la scelta del governo di eliminare il bonus cultura.
Di capogruppo in capogruppo, alimenta le polemiche anche la presidentessa dei senatori pentastellati, Barbara Floridia, che definisce gravissime le parole di Fazzolari: “Possibile che gli sfugga il pericolo enorme che si correrebbe ed il messaggio culturale devastante che si manderebbe ai nostri ragazzi? La scusa del tiro a segno è ridicola. Pretendiamo che il ministro Valditara o la stessa Giorgia Meloni dicano con chiarezza se sono d’accordo con Fazzolari e davvero vogliono portare le armi nelle nostre scuole“, chiede in conclusione.
La replica arriva ancora dall’esponente di FdI che, sempre dal programma del terzo canale Rai, ripete quanto già detto in precedenza, ovvero che la conversazione carpita non verteva esattamente su quello che hanno scritto su La Stampa, per cui prepara anche una querela.
Qui entra in scena il direttore del giornale. “Con temerario sprezzo del ridicolo, il sottosegretario Fazzolari ‘spara’ letteralmente la palla in tribuna, per smentire ciò che non è smentibile, cioè la sua idea di portare nelle scuole corsi di tiro a segno con le armi – inizia Giannini -. L’articolo del nostro Ilario Lombardo, che confermiamo parola per parola, è inattaccabile e di fonte sicura al cento per cento. Viceversa, la illogicità della ‘smentita’ del sottosegretario è nelle cose: cita le forze armate, che si esercitano da sempre nei poligoni, e poi l’alpinismo e il paracadutismo, che con carabine e pistole non c’entrano nulla. Quella che c’entra, con ogni evidenza, è invece la nota e antica passione di Fazzolari per le armi. Così forte, da volerla insegnare anche agli studenti in classe, tra le pedagogiche ‘umiliazioni’ auspicate dal ministro dell’Istruzione e le salvifiche lezioni sul ‘Dante di destra’ volute dal ministro della Cultura“.
Scendono in campo un po’ tutti, da destra e da sinistra (e anche dal centro). Se da Fratelli d’Italia si continua a battere sulla pista che il sottosegretario non stava parlando di inserire l’insegnamento del tiro con l’arco nelle scuole, il leader della Lega, nonché vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, dice che non gli sembra “illuminata come idea quella di sparare nelle scuole“. “Con tutto l’amore e il sostegno al tiro sportivo, al poligono – aggiunge il Capitano – che sono passione, sport e business, io sto portando la sicurezza stradale nelle scuole: più che a sparare nelle classi dei ragazzi porterei l’educazione stradale“.
Non è finita qua, ovviamente, perché il polverone si è alzato e non è bastata neanche la smentita del diretto interessato per rimetterlo al posto, tra chi pensa che Fazzolari, così come il partito di Meloni, siano legati a doppio filo con le lobby delle armi, chi gli ricorda quello che succede negli Stati Uniti e chi, ancora, ironizza sulla nostalgia per “libro e moschetto“, il caso è servito.
Diversamente da quanto è successo con il caso di Giovanni Donzelli e Andrea Delmastro Delle Vedove, in cui Meloni ha risposto dopo giorni dallo scoppio della polemica, qua la premier ci ha messo poco a mettere tutto a tacere. “Il caso è un altro – inizia la leader di FdI a margine di un incontro in Prefettura a Milano a chi le domandava del suo sottosegretario -. Ritengo che questa cosa non è mai esistita, Fazzolari dice che questa cosa non l’ha mai detta. Quando una cosa viene smentita da tutti gli interessati, forse uno ne dovrebbe prendere atto, invece qui si continua a parlare di cose che potrebbero non essere mai esistite. Per me il caso non esiste“. “Nessuno ha mai pensato, neanche lontanamente, una cosa come quella che è stata attribuita al sottosegretario Fazzolari“, conclude la presidentessa del Consiglio. Chissà, poi, se basterà.
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