Come sempre il mondo delle luci rosse è sempre in prima fila per quanto riguarda la tecnologia e così non si è lasciata fuggire l’ultima chicca della realtà virtuale. Il portale tra i numeri uno del settore, che per comodità scriveremo P0rnhub con lo zero al posto della “o” per evitare problemi col puritanesimo dei motori di ricerca, ha infatti inaugurato ufficialmente la sua prima sezione dedicata proprio alla Virtual Reality, con filmati a 360 gradi immersivi che saranno fruibili proprio attraverso visori come il numero uno, il costosissimo Oculus Rift di Facebook, il più a buon mercato Samsung Gear Vr oppure l’economicissimo Google Cardboard in cartone.
P0rnhub ha realizzato un video promo spassoso e divertente che presenta il progetto che accoglierà scene hot fruibili a 180 o 360 gradi (strano che non si sia detto a novanta gradi…). Per tutti i primi utenti registrati alla sezione, il portale avrebbe regalato i Google Cardboard e non è strano che le scorte (10000 pezzi) si siano esaurite in pochi minuti. Uno dei partner del canale è la società BaDoink, che è specializzata in questi contenuti immersivi. Ma non è l’unica genialata del sito.
In inglese si suole dire “Sky is the limit”, ma per il fantasmagorico film a luci rosse di P0rnhub si sarebbe andato ancora più in su. Il portale aveva infatti comunicato di puntare sul primo film vietato ai minori che sarà realizzato a gravità zero non soltanto per offrire una primizia assoluta al pubblico, ma anche per proporre un esperimento scientifico mai tentato – ufficialmente – prima ossia osservare cosa succede nell’atto riproduttivo umano fuori dal pianeta. In realtà si ha la quasi assoluta certezza che si sia già fatto sesso in orbita dato che c’è già stata una coppia di astronauti legati non solo nel lavoro ma anche nella vita, tuttavia sembra che ci siano problemi notevoli all’erezione e che possa addirittura diventare pericoloso a livello di pressione. C’era però da spegnere ogni entusiasmo sin da subito: questo progetto di giugno 2015 si era rivelato immediatamente una bufala del geniale marketing del portale.
C’erano già due attori già assoldati per la missione, che rispondevano al nome di Eva Lovia e Johnny Sins e che avrebbero vestito rigorosamente la tuta spaziale durante “l’atto”. Il nome del progetto era Sexploration e veniva presentato dal vicepresidente del portale, Corey Price, come “un grande esperimento per comprendere come funziona il rapporto dopo avere penetrato l’atmosfera terrestre“. Ah, che simpatico. Si era dunque addirittura promossa una raccolta di fondi su Indiegogo per un totale di 3.4 milioni di dollari. A seconda della donazione fatta si riceveva una sorta di riconoscimento con nomi spaziali talvolta modificati come Assteroid o Apollo 69, quello più alto di tutti è Uranus (qui non c’era bisogno di modificare nulla) che avrebbe regalato al donatore una delle due tute utilizzate durante le riprese, biancheria intima compresa.
Si spiegava persino come sarebbero stati spesi i soldi: il 60 per cento per i costi di messa in orbita della missione, il 5% per la post-produzione, il 6% per la pre-preduzione, il 2% per costi vari, il 4% da lasciare a Indiegogo, il 2% per pagamento di cast e truppa, il 10% per la produzione, il 6% per assicurazione e 5% per il marketing. Ovviamente era tutto una burla, dato che per un progetto del genere il budget necessario sarebbe stato immensamente più alto.