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La religione allunga la vita, non importa quale sia. A dirlo è uno studio della Emory Rollins School of Public Health di Atlanta, Georgia, che ha dimostrato come frequentare luoghi di culto almeno una volta a settimana ed essere praticanti diminuisca le possibilità di morte rispetto ai non credenti. La ricerca, secondo quanto cita l’Ansa, si è basata sui risultati ottenuti seguendo 18.370 statunitensi di età pari o superiore ai 50 anni dal 2004 al 2014: chi aveva partecipato a funzioni religiose almeno una volta alla settimana, aveva avuto un rischio di mortalità inferiore al 40% rispetto ai non praticanti. Questo perché i credenti, di qualsiasi confessione, sarebbero più propensi a una vita sana e morigerata, con meno possibilità di fumare o bere alcol e una maggiore propensione a fare esami di controllo e attività fisica.
Il risultato della ricerca andrebbe a confermare quanto dimostrato già in altre occasioni sul ruolo sociale della religione. Nel 2010 una ricerca dell’Istituto di Fisiologia clinica del CNR, pubblicata sulla rivista Liver Transplantation, aveva scoperto che tra i trapiantati di fegato, i credenti, di qualsiasi religione e con un buon rapporto con Dio, erano vissuti più a lungo rispetto ai non praticanti. In generale, diversi studi concordano sul dato: credere aiuta a superare meglio le malattie e allunga la vita grazie a uno stile di vita più salutare.
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