C’era un epoca in cui Paulo Dybala e la Juventus erano una cosa sola. L’argentino ha scritto grandi pagine della storia bianconera, infilandosi al collo le medaglie dei vincitori, mettendo in campo una qualità rara e sfiorando per ben due volte la vittoria della Champions League. La Joya si identificava a pieno nel progetto e nei valori bianconeri, tanto che molti pensavano sarebbero andati per sempre insieme, con quella maglia cucita addosso e con le ambizioni in continua salita. E poi è arrivata la rottura: il rinnovo di contratto chiuso e poi mai arrivato, le promesse disattese, l’addio a parametro zero, come uno qualsiasi e un destino che poteva essere all’Inter, ma invece è proseguito sempre in Serie A, ma alla Roma. Il problema è che, nonostante le lacrime sincere e la sofferenza più umana che sportiva, ora l’entourage dell’attaccante sta andando oltre chiedendo un risarcimento all’ex club e lamentando danni per circa 50 milioni di euro. Il finale peggiore per un grande amore.
La Juventus era Paulo Dybala e la Joya era il club bianconero, ma ora non più. E ormai da quasi un anno. La storia, però, ora è precipitata e quella passione che in molti avrebbero voluto conservare nel cassetto dei ricordi, ora si è trasformata in risentimento e battaglie legali. I tifosi che avevano sognato la sua permanenza e poi erano finiti in lacrime, esattamente come il calciatore, al momento dell’addio, ora si scagliano contro il loro ex beniamino. Di mezzo, ci sono le vicende legali che hanno colpito nel loro cuore il club di Torino e, infine, la richiesta di risarcimento e i tre milioni che ballano dalla manovra stipendi e che dovranno essere pagati nelle prossime settimane. La sensazione è che la vicenda sia ancora lontana dallo scrivere la parola fine e che soprattutto la rottura che si è formata negli ultimi mesi non si sanerà a breve, o forse non lo farà mai. Intanto, c’è di mezzo anche il rinnovo di contratto mai realmente firmato dal club di Torino, nonostante le promesse del caso. Un totale di 49,5 milioni di euro di danni che gridano vendetta, almeno secondo l’entourage del calciatore.
Il calcio dei nostalgici è quello in cui le bandiere venivano anche prima delle vittorie sul campo e poi ne erano diretta conseguenza. Come chi riesce a vincere le partite da solo e riesce a incidere talmente tanto da diventare intoccabile. Ora, secondo molti, non è più così. I calciatori sono asset di un’azienda, anzi di tante aziende, che sono in continuo stravolgimento e cambiamento, ma soprattutto non guardano in faccia nessuno prima di prendere decisioni drastiche e che, secondo i dirigenti, mirano al miglioramento effettivo della squadra.
È stato questo anche il caso di Dybala. La Joya ha trascinato a lungo la Juventus con caratteristiche cercate e invidiate da tutti. Rientrava sul mancino, si caricava sulle spalle l’intera manovra offensiva, destabilizzava con giocate improvvise e colpi da maestro, quei colpi di carambola che sono i calciatori bagnati dal destino del talento possono compiere per davvero. Pensate alle rete meravigliosa contro il Barcellona in Champions League o all’azione personale che ha portato l’ex Palermo a gonfiare la rete contro la Lazio, all’ultimo minuto. Poi anche le finali nella massima competizione europea. Se non significa questo entrare nella storia di un club, cosa lo è? E poi l’amore dei tifosi, quello puro e incondizionato. I supporters bianconeri sono impazziti per Dybala come si impazzisce per i campioni che ti lasciano qualcosa di vero e ti prendono per mano verso i trionfi. Amore ricambiato e che sembrava non poter finire mai, come tutti i legami speciali che si costruiscono con il tempo e sono meravigliosi per entrambi.
Eppure, a favore di chi sostiene che l’amore vero non esiste, la Joya e la Juventus si sono separati, l’hanno fatto lentamente, ma in maniera traumatica e – essenzialmente – nel peggiore dei modi possibili. È vero, nell’epoca post Sarri l’attaccante c’è stato di meno e ha brillato meno, soprattutto a causa dei continui infortuni muscolari che hanno rallentato la sua carriera proprio al suo apice. Paulo è stato un all-in che ha iniziato a non pagare più i suoi dividenti, a non essere più a certezza a cui tutti si erano abituati. La Vecchia Signora, a ragione o a torto, ha preso le sue decisioni. Prima ha strappato all’entourage dell’ex Palermo un rinnovo a cifre alte, da top player conclamato, e senza che ci fossero più problemi fino alla firma, poi però ha optato per mettere in ghiaccio l’operazione per mesi, fino a quando non si è capito che sarebbe affondata del tutto.
Questione di programmi, prima di tutto. La Juventus ha capito che, nel cuore di un inverno non tanto gelido, sarebbe potuta arrivare a chiudere l’acquisto di Dusan Vlahovic e ha preferito chiudere per il serbo, anziché proseguire con l’argentino. E poi all’orizzonte è stata colta anche l’opportunità di arrivare ad Angel Di Maria per completare un reparto del tutto nuovo e con nuove pagine di storia da scrivere. Un reparto in cui Dybala non era più nucleo centrale e non poteva di certo essere alternativa. Per questo, la società l’ha scaricato fino a un addio concitato e finito tra le lacrime di chi non se l’aspettava e soprattutto di chi sa di lasciare un posto, un calore che ha amato tanto da diventare un tutt’uno.
È seguito un calciomercato fatto di abboccamenti e tradimenti. In tanti in Italia hanno pensato alla Joya, un nome che, al netto di condizioni fisiche spesso precarie, è capace di fare la differenza anche in pochi minuti. Ci ha pensato il Milan, il Napoli, soprattutto l’Inter, che poi ha chiuso Romelu Lukaku e non è più riuscito a far posto. Ma alla fine ci è riuscita la Roma e con un contratto al ribasso rispetto alle cifre che la Juventus aveva concordato con il calciatore solo pochi mesi prima. Proprio questo ora è motivo del contendere tra l’entourage dell’attaccante e il club bianconero e ha portato i rapporti a essere ancora più tesi. Questioni di risarcimento, di dente avvelenato, di due ex che si fanno i dispetti e non affrontano la separazione come si potrebbe fare in questi casi. È un peccato, perché l’amore non si baratta con nulla, soprattutto non con i soldi.
Non sappiamo del tutto se i tifosi della Juventus si siano pentiti della storia finita con Dybala. Di sicuro, nei mesi dell’addio in molti hanno iniziato a rimpiangerlo, nonostante una stagione buia per la Joya, nonostante sia arrivato una prima punta di ruolo come Vlahovic che gli permetteva essenzialmente di ricoprire la sua posizione preferita in campo, quello della seconda punta che può svariare attorno al centravanti di riferimento e creare gioco, occasioni e gol. La grande coppia che da gennaio in poi i supporters bianconeri hanno atteso con speranza e aspettative alte, in realtà, non si è mai vista del tutto. La Joya non è mai riuscito veramente a entrare in condizione, mentre il serbo ha sofferto un po’ più del previsto il gioco di Allegri, restando spesso lontano dalla porta e non potendo finalizzare con la continuità che gli riusciva alla Fiorentina, dove era lui l’unico accentratore del gioco prodotto sugli esterni da Vincenzo Italiano.
Ma quella è un’altra storia e sulla carta comunque la coppia tra l’argentino e la nuova punta sarebbe dovuta essere letale praticamente per tutte le difese. Però, si sono messi ancora in mezzo gli infortuni che hanno fortemente limitato l’apporto della Joya in campo e, anche quando è tornato, non sembrava avere quella sicurezza e quella fluidità muscolare che hanno caratterizzato i suoi primi anni alla Juventus. Si è trattato di problemi talmente fastidiosi da offuscare la sua enorme tecnica e la continuità realizzativa, robe che fanno parte del suo repertorio fin dai primi scampoli al Palermo. Di certo, i suoi fans non l’hanno mai mollato, anzi l’hanno supportato e aspettato, soprattutto hanno spesso inveito contro la società per un rinnovo che non arrivava e poi si è capito che non sarebbe mai arrivato.
Insomma, tutto ha portato a un addio, insieme a quello di Giorgio Chiellini, che si è consumato tra le lacrime. Quel viso da bambino, ora un po’ più maturo, ma sicuramente quella faccia pulita, il ragazzino di talento che ti trascina ma è anche un po’ fragile, ha iniziato a essere inondato dalla tristezza, dalla nostalgia, dal dover salutare per l’ultima volta una tifoseria che l’ha reso grande e che ha avuto dietro uno dei migliori calciatori che l’Italia ha visto negli ultimi dieci anni. Il sentimento non era solo del calciatore. Bastava guardare le persone inquadrate sugli spalti per rendersi conto di come in molti non l’abbiano accettato e soprattutto non fossero felici di un finale così, di un amore lungo e intenso che dai giorni dopo non ci sarebbe più stato.
In realtà, guardando al sentiment dei social, in molti l’hanno messa anche sul lato economico. È vero che la Juventus, non firmando quel contratto, ha risparmiato tanti, tantissimi soldi che poi sono stati reinvestiti su altri – e ovviamente l’attaccante li ha persi -, ma perdere a parametro zero un calciatore che qualche anno prima era arrivato a costare almeno 100 milioni solo come valore per il cartellino non è parsa una grande idea e sicuramente non una grossa notizia per chi avrebbe voluto vedere la Joya al centro della manovra offensiva di Allegri che all’epoca latitava non poco sotto il profilo della costruzione. In realtà, in un momento di ricostruzione profonda, il tecnico livornese – in accordo con la società – ha preferito investire più sulla spinta sulle fasce che sulla trequarti e, alla fine, potrebbe non essere stata una scelta così sbagliata.
Comunque le settimane tra giugno e luglio non sono state così semplici da gestire emotivamente per Dybala. Un calciatore che sul calciomercato era arrivato a interessare a club come Barcellona, PSG e Manchester United si è trovato abbandonato a una realtà in cui tantissimi, per costi e priorità, ma soprattutto per dubbi sulle sue condizioni fisiche, sono arrivati a metterlo in secondo piano. L’ha fatto anche l’Inter. Nonostante l’abbinamento con Giuseppe Marotta in bianconero sia valso tanto sul campo e fuori, Simone Inzaghi ha comunque preferito Romelu Lukaku e Joaquin Correa non è andato via, per cui di spazio vero e proprio, in un habitat sulla carta perfetto per la Joya, non se n’è creato. Poi si è inserito un Napoli che avrebbe messo la ciliegina sulla torta a una sessione di profondi cambiamenti e che poi hanno portato a un miglioramento enorme della squadra, ma la più brava e la più convinta è stata sicuramente la Roma.
José Mourinho ha spinto tanto per portare nella Capitale un calciatore destabilizzante, colui che avrebbe avuto l’intera fase offensiva sulle spalle nelle idee dello Special One, sicuramente più di Nicolò Zaniolo che poche settimane prima aveva deciso la finale di Conference League, ma che non è mai riuscito ad avere la continuità fisica e soprattutto tecnica attesa. E con un carattere non semplice da gestire. La firma dell’argentino è arrivata, però, a cifre molto più basse rispetto a quelle pattuite con la Juventus ed è questo quello che non è andato giù all’entourage dell’attaccante. La differenza tra la retribuzione fissa cha avrebbe portato il rinnovo, pari a poco più di 69,5 milioni lordi, è enorme rispetto ai 20 milioni totali pattuiti con i giallorossi. Ballano in tutto 49,5 milioni lordi, più o meno, dovuti anche agli anni di contratto (cinque contro tre), che dal punto di vista di chi cura gli interessi del calciatore, sono danni effettivi e concreti che dovrebbero pesare nel contenzioso con la società.
Nell’ambito dell’inchiesta Prisma e delle prossime udienze che attendono il club bianconero, lo scorso 28 febbraio è stato sentito l’avvocato di Dybala, Luca Ferrari, dalla Procura di Torino. Ricordiamo che lunedì è fissata l’udienza preliminare che farà luce sul futuro degli imputati, compreso l’ex presidente Andrea Agnelli, ma anche sul destino prossimo del club bianconero, anche se l’appuntamento più importante è quello del 19 aprile, in cui il CONI deciderà circa la penalizzazione di quindici punti che è stata comminata ai torinesi. Le accuse mosse dai magistrati sono tante e di diversa natura: si passa dalle false comunicazioni sociali all’ostacolo alla vigilanza, dall’aggiotaggio alle false fatturazioni.
Sulla questione del rinnovo, per cui Dybala in persona si è tirato fuori e ha spinto soprattutto il suo entourage, Ferrari ha detto chiaramente a chi di dovere: “La Juventus è venuta meno a un accordo già conclusivamente negoziato, la firma era solo una formalità“. E poi ancora, ha specificato: “Effettivamente, non è stato Paulo in prima battuta a richiedere il risarcimento, quanto il suo entourage. Ma io ero d’accordo”. Il legale, quindi, ha intenzione di basare la sua linea su questi elementi: “Credo che tenterò le due strade, agire sia sulla base del mancato rinnovo che sulla base delle scritture di protezione sottoscritte con la seconda manovra stipendi“. Infatti, ballano ancora tre milioni di euro che Dybala dovrebbe ricevere entro aprile, per la manovra stipendi, e poi quattro-cinque milioni di risarcimento dal suo ex club. Non poco, soprattutto in una situazione intricata dal punto di vista finanziario per la Vecchia Signora, su cui pende anche l’accuso di falso in bilancio e i debiti sono tantissimi, in ogni caso. Ferrari, inoltre, non esclude nuove azioni nei confronti dell’ex società del suo assistito.
I tifosi della Juventus hanno vissuto gli ultimi giorni e le mosse dell’argentino, anche per le testimonianze rilasciate nelle audizioni riferite ai comportanti del club all’epoca del Covid, come un vero e proprio tradimento. Non era facile, di certo, la posizione dell’ex tesserato bianconero, ma neppure quella del club di fronte alla tempesta giudiziaria che da mesi sta attanagliando i torinesi. Insomma, tanti supporters ne hanno fatto una questione di fedeltà, di ricordarsi l’amore, di onorarlo in un certo senso, anche se dal punto di vista legale non funziona esattamente così. Per questo, sono stati e sono tantissimi i tweet contro il calciatore dei suoi ex tifosi e siamo certi che continueranno nei prossimi giorni.
Dal punto di vista tecnico, a vincere sono stati un po’ tutti, diciamo la verità. Sicuramente la Roma che sta ottenendo esattamente quello che si aspettava dal calciatore. La manovra offensiva di Mourinho ha sicuramente ottenuto una spinta non indifferente dall’ingresso dell’argentino nel reparto offensivo e anche un bottino di gol e assist niente male. In venti partite di Serie A, la Joya ha totalizzato nove gol e sette assist, numeri spaventosi, anche alla luce del fatto che l’attaccante ha comunque sofferto di qualche infortunio di troppo anche quest’anno.
Quello che dà in campo è comunque quello che cercano tutti gli allenatori, soprattutto chi blinda la difesa per poi lasciare spazio e libertà a chi agisce dal centrocampo in su: essere decisivi, uomo contro uomo o quando si va al tiro, e nei momenti cruciali delle partite. Dybala è amato, è al centro di un progetto, è tornato a splendere e ha interrotto una parabola discendente in carriera che per alcuni era ormai irreversibile. Sicuramente i meriti sono anche di Mourinho con cui il feeling è sbocciato e per bocca anche dello stesso attaccante. Alcune settimane fa, la Joya ha dichiarato: “Abbiamo un ottimo rapporto io e Mourinho: ci confrontiamo, scambiamo spesso idee. È un allenatore che ha avuto tanti giocatori importanti, ha vinto tanto, e non può che farmi piacere confrontarmi con lui. Mou ci aiuta molto, rende le nostre partite più facili”. E soprattutto: “Prima di arrivare a Roma ho parlato molto al telefono con lui: mi piace il suo modo di essere, il modo in cui affronta ogni allenamento e ogni partita. Quella telefonata mi ha convinto ad accettare il trasferimento alla Roma. Ho avuto l’opportunità giocare con i migliori giocatori del mondo, ora ho la possibilità di lavorare con uno dei migliori allenatori: lui affronta ogni partita come se fosse una finale, vuole sempre vincere, anche se si tratta di un’amichevole. Vive in modo unico ogni aspetto del calcio, e io mi identifico con il suo modo di fare: ci assomigliamo e ci aiutiamo a vicenda”.
Il futuro ancora non si sa come andrà, ma se si parla di Dybala, la sensazione è che, partita dopo partita, sia sempre più identificato nel progetto della Roma e del suo allenatore. Un tutt’uno che ora è difficile da sciogliere e potrebbe succedere solo se Mourinho alla fine dovesse realmente salutare, e non è così scontato. Di certo, la Juventus è solo un lontano ricordo e finito a stracci volanti. Quello che il calciatore non avrebbe mai voluto e che, invece, è realtà. Ma chissà che, quando tutto sarà finito, le parti non riusciranno a ricucire. Perché i grandi amori fanno così: tornano a scaldare dopo dei giri immensi.
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