La Roma non ha alcuna voglia di smettere di sognare. L’inizio di stagione è stato positivo per i giallorossi, ma la sensazione è che si possa fare un salto di qualità ulteriore per pensare concretamente allo scudetto: se la difesa funziona, l’attacco non è ancora letale come vorrebbero José Mourinho e i tifosi giallorossi. Il problema in zona gol è evidente dai numeri in Serie A.
Tutti abbiamo ancora negli occhi il trionfo della Roma nell’ultima edizione della Conference League ai danni del Feyenoord. La festa, il caos dei vincitori, le strade della Capitale paralizzate, le lacrime di Mourinho e la gioia dei calciatori hanno dominato la scena, ma hanno anche lasciato intendere che da lì sarebbe iniziato qualcosa di grande. A distanza di qualche mese, possiamo affermare che ciò che manca è ancora l’efficacia di un attacco che fa fatica a essere cinico.
Provate a chiudere gli occhi e a rispondere senza pensarci più di tanto. Chi vincerà la prossima Serie A? C’è chi dirà il Napoli, chi il Milan, poi magari anche l’Inter e i tifosi più ottimisti proporranno la Juventus o l’Atalanta. La Roma, però, l’avranno immaginata in pochi sul gradino più alto del podio, a giugno.
Ed è un peccato per i giallorossi, perché la squadra c’è, anche se la vivisezioniamo in tutti i suoi elementi e nell’asse della formazione. Mourinho ha a disposizione un Chris Smalling in versione Small-dini, capace di essere letale sulle palle aeree in attacco e insuperabile in difesa. Sugli esterni è tornato Leonardo Spinazzola e a centrocampo le opzioni a disposizione del tecnico ex Inter sono aumentate con l’arrivo di Nemanja Matic e potenzialmente con quelli di Wijnaldum e poi Camara come alternativa di sostanza.
Poi è rimasto Nicolò Zaniolo, un talento in cui nessuno ha mai smesso di credere, e Paulo Dybala ha alimentato le speranze di un popolo che è già drogato di vittorie dopo tanti anni di astinenza. Il colpo Andrea Belotti è stato la ciliegina sulla torta per aumentare il bottino di gol in cantiere. In teoria.
E in panchina siede ancora Mourinho, appunto. Uno che di sogni se ne intende e soprattutto sa come avverarli. Pensate al percorso storico all’Inter, al Triplete più dolce, per il popolo nerazzurro: un’impresa epocale e che lo vede come epicentro assoluto. Lo Special One, solo lui e nessun altro. Un condottiero capace di blindare le difese e poi far male in attacco, lasciando spazio e tempi al talento dei suoi uomini offensivi. E poi li coccola, che Mou con i suoi guerrieri sa creare un rapporto di fiducia praticamente simbiotico. Un affetto che fa cerchio, fa gruppo e in campo fai di tutto per chi ti indica di farlo, e per i compagni. Sembra banale, ma è l’essenza più pura del calcio, che non è mai egoismo, ma unione, compattezza e fratellanza.
E, quindi, in questo mix tutto rosso di fatica, passione e amore, cosa manca per sperare nella vittoria finale, anche perché attualmente i giallorossi sono quarti in classifica e a soli quattro punti dal primo posto?
Molti potrebbero pensare che i 22 punti ottenuti dalla squadra di Mourinho siano un po’ casuali, un po’ dovuti a un calendario sulla carta più semplice rispetto a quello delle dirette avversarie da agosto a ottobre. In realtà, non è affatto così. In primo luogo, perché la Roma comunque ha vinto a San Siro contro l‘Inter, e nonostante la crisi non era cosa facile. Prima ancora, aveva pareggiato contro la Juventus e non era scontato.
È vero, i giallorossi sono crollati nettamente contro l’Udinese e senza attenuanti, ma può essere considerato un episodio isolato, una serata storta. E comunque, al netto della batosta subita dai friulani, la Roma ha subito solo nove gol in Serie A, la quarta miglior difesa del torneo insieme al Napoli, alle spalle di Lazio, Atalanta e Juventus.
Se pensa alla sua retroguardia, quindi, Mourinho può sorridere, i problemi semmai arrivano se guarda un po’ più avanti. I gol realizzati sono solo 13 in dieci partite, come i bianconeri di Torino, ma ben peggio di tutte le altre big del campionato, fino al Sassuolo nono. Non bastano, quindi, gli sforzi effettuati finora dagli attaccanti capitolini, ma è un altro dato a dimostrarlo con ancora più chiarezza.
Gli Expected goals sono le reti che una squadra avrebbe potuto realizzare se avesse concretizzato la mole di gioco creata in una singola partita. La Roma ha un valore xG complessivo di 24,77, ma, come vi abbiamo detto, è ferma a 13. C’è, quindi, una discrepanza di 11,77 che non è affatto basso dopo solo dieci match disputati.
Il dato va letto in una sola ottica: la Roma crea e pure tanto, ma non riesce a concretizzare le chiare palle gol che si procura. È inevitabile, dunque, puntare il dito contro gli attaccanti di Mourinho. Il caso più spinoso è sicuramente quello di Tammy Abraham. Il bomber inglese l’anno scorso era famoso per i pali e le traverse colpite, quest’anno ha dimostrato qualche limite di troppo in zona gol. L’inglese ha realizzato solo due reti che per una prima punta sono decisamente pochini, soprattutto se paragonati ai 5 di Dybala, capocannoniere per distacco dei giallorossi. Belotti è addirittura fermo a zero marcature in Serie A, dato allarmante se si pensa che è il secondo marcatore del club è Smalling con 3. Stesso destino per Zaniolo che non è ancora riuscito a sbloccarsi e sta a zero, dopo la scorsa stagione, ugualmente amara sotto il profilo realizzativo.
Un altro dato di cui tener conto è che più della metà dei gol della Roma sono arrivati su calcio piazzato o su rigore. Tradotto: la squadra di Mourinho ha ancora grandi difficoltà a concretizzare le opportunità sviluppate con l’azione manovrata. Una questione che sicuramente è dovuta alla caratteristiche dei singoli calciatori, che l’istinto di far male, il cinismo del bomber, o ce l’hai o lo puoi allenare, ma non è comunque la stessa cosa. E un altro fattore è quello mentale. L’anno scorso Abraham si sbloccò sul più bello, trascinando i suoi nella fase centrale della stagione. Il centravanti inglese sicuramente dovrà scendere dall’altalena per restare intoccabile nelle gerarchie di Mourinho, che ha già dimostrato di poterne fare a meno. Certo, ora i suoi gol servirebbero e senza dubbi, anche perché formerebbero una combo letale con una difesa sempre più difficile da superare.
Se poi dovessero sommarsi anche Belotti e Zaniolo, come il miglior Pellegrini, la Roma potrebbe davvero pensare di prendere il volo. Sicuramente Mourinho ci sta già battendo, e lo dimostrano anche le dichiarazioni sull’ex Chelsea e sul Gallo dopo il Betis, ma se i capitolini riuscissero davvero a migliorare il loro cinismo, allora sarebbe davvero complicato frenare la loro voglia di vittorie. E anche Napoli e Milan dovrebbero temere un club a -4 dalla vetta, nonostante tutti i suoi limiti realizzativi.
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