Secondo quanto comunicato dal Ministero della Difesa in Russia, venerdì sera le forze di Mosca hanno abbattuto un drone navale proveniente dall’Ucraina che si dirigeva verso il ponte di Crimea. Sabato mattina presto, inoltre, sarebbero stati distrutti altri due droni marittimi di Kiev che tentavano un attacco contro la strategica infrastruttura, inaugurata nel 2018 per collegare la Crimea alla Russia continentale.
Il ponte rappresenta una via di rifornimento essenziale e cruciale per le truppe russe dislocate in Crimea e per questo motivo, nelle ultime settimane, l’Ucraina avrebbe messo a diversi punto piani per colpirlo e isolare le forze di Mosca nella penisola.
L’episodio segnalato dai vertici militari di Mosca, se confermato attraverso fonti indipendenti, proverebbe, quindi, il tentativo di Kiev di intraprendere azioni offensive volte a interrompere le linee di rifornimento russe. Si tratterebbe di un’importante evoluzione tattica nel conflitto in corso.
Secondo quanto dichiarato da Mosca, tre droni navali ucraini hanno tentato nuovamente di attaccare il ponte di Crimea ma sono stati intercettati e distrutti.
Nello specifico, un drone è stato abbattuto nella serata di venerdì, mentre gli altri due nelle prime ore di sabato. I russi riferiscono di aver sventato quelli che definiscono “attacchi terroristici” portati avanti dalle forze di Kiev con l’intento di colpire l’importante collegamento tra la Russia continentale e la penisola di Crimea, annessa da Mosca nel 2014.
Il ponte di Crimea, lungo 19 km e composto da un ramo stradale e uno ferroviario, è un’infrastruttura strategica voluta da Putin come simbolo dell’annessione della Crimea. Per questo motivo, nelle ultime settimane l’Ucraina avrebbe tentato più volte di sabotarlo, con l’obiettivo di isolare le truppe russe presenti nella penisola.
Gli episodi riportati dai russi, se confermati, dimostrerebbero i reiterati sforzi ucraini di colpire il ponte, ritenuto un obiettivo sensibile per riuscire interrompere i rifornimenti nemici. Si tratterebbe dell’ennesimo segnale della volontà di Kiev di intraprendere azioni offensive in Crimea.
Secondo le ultime informazioni, il ponte voluto da Putin è stato oggetto negli ultimi mesi di ripetuti attacchi da parte ucraina, con l’intento di colpire questa infrastruttura strategica per i rifornimenti russi.
Già lo scorso luglio il ponte era stato danneggiato da un’esplosione che aveva provocato la morte di due persone e ingenti danni al tratto stradale. Successivamente, in ottobre, una nuova detonazione aveva causato gravi conseguenze alla struttura.
Stando a quanto riportato dal Kyiv Independent, per proteggere il ponte la Russia starebbe affondando dei traghetti nello stretto di Kerch, in modo da creare una barriera protettiva davanti al ponte. Secondo l’intelligence ucraina, un traghetto sarebbe già stato affondato e Mosca prevederebbe di farne affondare almeno altri sei.
Si tratterebbe dell’ennesimo segnale dell’importanza strategica del ponte per i rifornimenti russi in Crimea e della determinazione di Mosca nel difenderlo dagli attacchi ucraini. La situazione continuerà ad essere monitorata per comprendere gli sviluppi futuri.
Mentre emergono questi sviluppi una notizia da Mosca ha attirato l’attenzione internazionale e si tratta del nuovo missile intercontinentale balistico Sarmat.
Secondo quanto riferito dall’agenzia spaziale russa Roscosmos, Mosca ha messo in servizio un nuovo missile balistico intercontinentale Sarmat.
Il presidente Putin avrebbe affermato che questo missile, molto avanzato tecnologicamente, farebbe “pensare due volte” i nemici della Russia prima di intraprendere azioni.
A detta di Yuri Borisov, capo di Roscosmos, i Sarmat sono entrati ufficialmente in servizio operativo, il che li rende disponibili come parte dell’arsenale militare russo.
Si tratta di un missile in grado di trasportare testate nucleari con un raggio d’azione di 18mila km, quindi in grado di raggiungere qualsiasi punto del pianeta. La Russia lo considera un importante strumento di deterrenza strategica.
La messa in campo di questa nuova arma segnala l’intenzione di Mosca di irrobustire e ammodernare il proprio apparato militare, anche in risposta alle crescenti tensioni con l’Occidente. Bisognerà osservare se e come questo influenzerà gli equilibri geopolitici globali.
Le informazioni diffuse indicano che il missile balistico intercontinentale Sarmat recentemente messo in servizio dalla Russia ha caratteristiche tecniche di rilievo e potrebbe quindi mettere in difficoltà gli avversari.
Classificato con il nome in codice “Satana” dalla NATO, questo missile sotterraneo con un peso di oltre 200 tonnellate, ha una gittata di circa 18.000 km ed è in grado di trasportare tra 10 e 15 testate nucleari stando alle diverse stime.
Sviluppato per sostituire la vecchia generazione di missili balistici intercontinentali russi, il Sarmat avrebbe una fase di lancio iniziale molto breve, che renderebbe difficile per i sistemi di sorveglianza seguirne il decollo.
Già testato con successo nell’aprile 2022, questo missile combina quindi un’elevata capacità distruttiva a caratteristiche tecniche che ne aumentano la capacità di penetrazione delle difese nemiche.
La Russia lo ha presentato come un importante elemento di modernizzazione e rafforzamento del proprio deterrente nucleare strategico. La messa in servizio operativo del Sarmat segnala pertanto una rilevante evoluzione delle capacità missilistiche russe.
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