L’esercito russo ha sganciato dei droni su Kiev. L’attacco è avvenuto nella notte e ha provocato il ferimento di una persona.
Tre case private sono state danneggiate dai detriti causati quando i sistemi di difesa aerei hanno distrutto tutti gli obiettivi in avvicinamento. Non abbiamo molte informazioni in merito ma sembra che non ci siano state vittime. L’attacco assume particolare importanza nel quadro generale della guerra perché è il primo dopo 12 giorni di stop e a darne notizia è stato un ufficiale ucraino.
Ci sono stati 12 giorni di pausa in Ucraina, dove non sono stati registrati attacchi da nessuno dei due eserciti. Fino a questa notte almeno, quando allo scoccare del termine, i russi sono tornati a dimostrare le loro ostilità con il lancio di alcuni missili in direzione della capitale.
Tuttavia, i sofisticati sistemi di difesa aerei forniti dai Paesi Nato, li hanno distrutti e sebbene i detriti abbiano danneggiato alcune abitazioni, non sono state segnalate vittime ma solo un ferito.
Questo è quanto contenuto nella cronaca di guerra di oggi e la notizia è stata data dall’ufficiale militare ucraino Serhiy Popko, colonnello generale a capo dell’amministrazione militare di Kiev.
Si tratta del primo attacco con droni nelle ultime due settimane, in cui dicevamo c’è stata una breve tregua. Sono gli Shahed di fabbricazione iraniana forniti al Paese di Putin a partire dalla metà del conflitto. Mosca cerca in questo modo di non far dimenticare le proprie volontà ma deve fare i conti con la stanchezza delle truppe e la rivolta del gruppo Wagner, che ha desistito ad attaccare la capitale a soli 200 chilometri.
Sfruttando questi elementi, l’Ucraina cerca di guadagnare terreno.
Mentre la pagine di cronaca che parlano di questa guerra diventano sempre più sanguinose, tutto il mondo prega che presto si giunga a una conclusione. Il cessate il fuoco però sembra ancora lontano, anche perché stando a un recente sondaggio sembra che i cittadini ucraini siano disposti a continuare per anni pur di dimostrare il valore della nazione che in nessun modo, vuole cedere al nemico invasore.
Stando a quanto riportato dalla stampa internazionale, il capo della Cia William Burns avrebbe effettuato da poco un viaggio in Ucraina per essere informato sulla strategia che il Paese vuole adottare per riprendere i territori occupati e aprire poi trattative entro fine anno.
Gli Usa non hanno commentato questa notizia ma il presidente Zelensky ha sottolineato che la Russia potrebbe invece essere pronta per un nuovo attacco a Zaporizhzhia. Lo ha detto al margine di un colloquio con il presidente del governo spagnolo Pedro Sanchez, esprimendo non poca preoccupazione. In realtà il Cremlino è sempre stato interessato, nell’ambito del conflitto, alla centrale di Zaporizhzhia per la sua importanza e posizione strategiche, ora però la minaccia si sta facendo più concreta e il presidente ucraino teme un’esplosione dell’impianto che potrebbe poi rilasciare sostanze pericolose nell’aria.
Zelensky ne ha parlato pubblicamente perché chiede ai Paesi partner di fare pressione sulla Russia per evitare questa eventualità che avrebbe conseguenze a dir poco catastrofiche, come se già la guerra di per sé non stesse facendo abbastanza danni.
Tuttavia, il Paese attaccato non intende cedere e avvierà trattative solo a condizioni adeguate. A confermarlo è stato il ministro degli Esteri Kuleba, riferendo che anche i residenti sono d’accordo nel resistere affinché l’Ucraina abbia spazio per vincere.
In un intervento durante la trasmissione “Otto e mezzo”, su La7, ha chiarito che le trattative di pace potranno essere negoziate solo dopo un ritiro della Russia, in caso contrario non ci saranno mediazioni di alcun tipo.
“quando la russia bombarda i nostri territori lo fa uccidento i propri simili. Siamo tutti uguali ma solo con due lingue diverse. anche all’interno degli eserciti ci sono soldati che parlano la lingua del paese che attaccano. dopo la liberazione dei territori ocucpati, siamo pronti ad accogliere tutti i gruppi etnici e tornare ad essere un unico popolo”.
Parole molto belle, dette ieri sera, se non fosse che come sfondo hanno una sanguinosa guerra che non guarda in faccia a nessuna lingua o etnia, solo alla sete di conquista di un territorio sempre più vasto.
Kiev vuole rigettare gli invasori oltre i confini, anche a costo di combattere per anni e il 58% dei cittadini si dice favorevole a continuare. La controffensiva sta andando più lenta del previsto perché prima, i campi vengono liberati e messi, per quanto possibile, in sicurezza per l’arrivo della fanteria. Ma dall’inizio dell’operazione – ha detto il ministro – non c’è stato un giorno in cui l’esercito ucraino non è avanzato.
“non so quanto durerà ancora questa guerra ma lavoro ogni giorno per far sì che finisca quanto prima. non abbiamo chiesto l’aiuto di truppe estere al contrario di altri paesi, andremo avanti da soli ma affermeremo l’ucraina come un paese che non si arrende e che vuole giustizia”.
Passando poi a una parte più analitica, Kuleba ha detto che dopo quasi un anno e mezzo di conflitto, Putin è più debole e a dimostrarlo c’è il tentato colpo di Stato da parte dei soldati del gruppo Wagner, che hanno marciato verso Mosca in una vasta operazione di ammutinamento ma che si sono fermati prima di raggiungerla.
Questo però fa capire che il mito del presidente forte e invincibile è finito. Ha trovato un accordo con Prigozhin, non lo ha eliminato.
“putin si sente vulnerabile e i russi se ne sono resi conto. questo golpe apre una nuova fase del conflitto, sebbene ancora non sia la fine”.
Sempre a proposito della Wagner, la Cnn sostiene che il generale russo Sergey Surovikin, ex comandante delle forze russe in Ucraina arrestato per la collaborazione con l’ammutinamento, era un membro segreto della stessa organizzazione paramilitare.
Insieme a lui ci sarebbero circa altri 30 ufficiali dell’esercito e dell’Intelligence russa.
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