La scienza conferma: svegliarsi presto la mattina non aiuta a lavorare e studiare bene. A sostenerlo, il professor Paul Kelley dell’Università di Oxford, secondo il quale, prima dei 55 anni il nostro corpo avrebbe bisogno di cicli particolari di sonno per cui, mettersi al lavoro o allo studio prima delle 10 del mattino, sarebbe del tutto controproducente.
Svegliarsi presto e cominciare a lavorare o a studiare prima delle 10, infatti, influirebbe negativamente sulla nostra salute psico-fisica, ma anche sulle performance scolastiche e lavorative. Questo discorso varrebbe soprattutto per i più giovani e gli adolescenti. Lo stesso Kelley ha applicato ai suoi studenti del collegio di Monkseaton orari più naturali, fissando l’inizio delle lezioni alle 10 e ha ottenuto un miglioramento di quasi il 20% delle loro performance scolastiche.
Ora Kelley sta proseguendo i suoi studi testando i risultati delle sue ricerche su altri 30.000 soggetti, con la speranza (del tutto utopica?!) che uno studio condotto su più individui possa davvero convincere sull’importanza del sonno e la necessità di ripensare a nuovi orari di studio e lavoro.
“La privazione del sonno è una tortura”, ha dichiarato il dott. Kelley al British Science Festival di Bradford, aggiungendo che “abbiamo l’opportunità di fare qualcosa che beneficerebbe a milioni di persone sulla Terra”. Insomma, una conclusione davvero controcorrente, un nuovo caso in cui la scienza ci suggerisce di ripensare ai nostri modelli di vita.
I dormiglioni staranno già pensando che lo hanno sempre saputo, ma chi li convince quelli che credono che: “il mattino ha l’oro in bocca”?