Nella vigilia del giorno in cui Giorgia Meloni, la presidentessa del Consiglio, va per la prima volta a Kiev, e lo fa 24 ore dopo Joe Biden, il numero uno degli Stati Uniti, in una settimana carica di significati perché il 24 febbraio, ovvero venerdì, sarà un anno esatto che la Russia ha invaso l’Ucraina, e anche il presidente Vladimir Putin parla al Parlamento di Mosca, le dichiarazioni di Ignazio La Russa, che invece è la seconda carica dello Stato, a Belve suonano decisamente male. Non sono accuse, a differenza di quelle di Silvio Berlusconi, che al momento rimane solo il leader di Forza Italia, una forza della maggioranza, contro Volodymyr Zelensky, ma rimangono comunque sbagliate in primis perché sono state fatte dal presidente del Senato, due perché dimostrano ancora l’arretratezza culturale del nostro Paese.
Un figlio omosessuale che non gli somiglia, ma che verrebbe accettato al pari di un milanista per il co-fondatore di Fratelli d’Italia, tifoso dell’Inter tanto da essere presente quasi ogni domenica a una partita della squadra di Simone Inzaghi, non è una goliardata da esibire in pubblico che sta bene anche sullo scranno più alto di Palazzo Madama, e non lo è neanche dire che le donne del centrodestra, prima, un tempo, erano più belle. Perché non è così che si raggiunge la famosa parità dei sessi, anche in politica, non è così che si dà attenzione alla questione che vede ancora meno deputate e senatrici di quante in realtà ci dovrebbero essere, e ci limitiamo, appunto, soltanto alla cosa pubblica.
Fossero, poi, solo uscite estemporanee, frasi venute fuori di getto perché la giornalista che le pone è una abituata a scavare in fondo, come è in realtà Francesca Fagnani, abile per altro anche nella conduzione e ce lo ha dimostrato anche sul palco dell’Ariston accanto a Gianni Morandi e Amadeus. Non lo sono perché di scivoloni da quando è stato nominato – anche con il beneplacito di alcuni esponenti delle opposizioni -, come presidente del Senato, ovvero la figura che dovrebbe supplire in caso di impossibilità il capo dello Stato, La Russa ne ha già fatto diverse.
C’è il busto di Benito Mussolini, che non si darà mai via perché un regalo del padre, ci sono le parole sui festeggiamenti del 25 aprile, e su questo ci sarà da aspettare ancora due mesi per capire da che parte sta davvero il siciliano. Ci sono le dichiarazioni sullo stadio di Milano, che sembrano più da tifoso che si vuole mettere in mezzo che da seconda carica della Repubblica, ci sono le questioni politiche, che si dovrebbero vedere superpartes, come tra l’altro sta facendo anche il suo omologo alla Camera, Lorenzo Fontana, non certamente il meno divisivo tra i politici, della Lega e non solo.
Quella voce, che molto spesso abbiamo sentito rifare da Rosario Fiorello, può risultare più simpatica di altre, ma deve comunque ponderare quello che dice, e anche dove. La televisione, il web non sono esattamente come le piazze di un bar in cui si può dire qualsiasi cosa ci venga in mente in quel momento, una giornalista non è la nostra confidente con cui parlare a cuore aperto anche di un tema come l’omosessualità, specie in un Paese in cui ci sono ancora tante persone che non vengono accettate, e in cui crea scandalo persino un bacio tra due uomini – Rosa Chemical e Fedez sono stati denunciati dai partiti pro vita per il loro bacio, programmato o meno non si sa, a Sanremo.
Tra l’altro, non è neanche corretto che se ne parli così, come se si trattasse di una scelta, e il vero maschio alfa debba essere per forza di cose un uomo simile in tutto e per tutto a suo padre, che altrimenti si dispiacerebbe. Le battaglie della comunità Lgbtqi+, in Parlamento, sono andate ad arenarsi a dei cavilli nonostante non si chiedesse altro, al momento, che le accuse, le offese, l’omontrasfobia per dirla in una parola, venissero punite, non si chiedeva, come invece sarebbe lecito, che due donne o due uomini si sposino, per dirla altrettanto banalmente. Ed è normale che le opposizioni insorgano, i gay si risentano, e chi non lo è si senta un po’ frastornato.
Ci si deve dispiacere perché ci sono ancora persone che pensano che essere omosessuali sia una colpa, una vergogna, non invece un orientamento sessuale da trattare alla stessa identica maniera di quello “canonico”, perché quello che è o non è normale, giusto, corretto non lo si tara in base a quello che ci piace fare a letto, ma alla persona che dimostri di essere a prescindere da tutto, ma soprattutto dal sesso, fisico e non.
Quanto alle donne, grasse o magre, alte o basse, brutte o estremamente belle – e anche qua è una questione di punti di vista – che siano, devono essere giudicate sulla scorta di quello che fanno, non del bel faccino che ci mostrano per telecamera, presupponendo per altro che chi è un po’ più avvenente è arrivata per forza di cose dov’è perché qualcuno è stato colpito da un particolare più o meno appariscente, o chissà. Siamo uguali, sempre, e non sono questi i termini per dimostrare che , invece, si è aperti anche all’eventualità in cui le donne possano prendersi un posto importante, in politica, nella società e nel mondo.
Quindi sì, magari oggi Zelensky davanti a Meloni non ha tenuto a ribadire che non è la casa di Berlusconi a essere stata bombardata – per altro dopo che già si era storto il naso per le parole del Cavaliere, e a fatto appena successo -, ma questo non significa che si possa accettare tutto, solo perché lo si può fare, anche in nome di una libera manifestazione del pensiero. Dopo tutto, quell’articolo della Costituzione, il numero 21, il più bello per molti, ha anche un limite esplicito: quello del pudore. E va bene che ci si riferiva soprattutto all’osceno, alle immagini di nudo, ma non è tanto osceno pure pensare che nel 2023 un ragazzo possa far dispiacere un genitore solo perché gay? Una domanda lecita, a cui forse La Russa dovrebbe rispondere prima di parlare senza freni, e perché sì, è la seconda carica dello Stato, il supplente di Sergio Mattarella.